La credenza nei poteri magici dei preti

Tra le classi incolte dell'Europa moderna si rileva in varie forme la stessa confusione d'idee, lo stesso miscuglio di religione e magia.

Così ci vien detto che in Francia « la maggior parte dei contadini crede ancora che il prete possegga un segreto e irresistibile potere sugli elementi. Recitando certe preghiere che egli solo conosce e ha il diritto di pronunciare, ma pel cui uso dovrà poi domandare l'assoluzione, egli può, in caso di gravi pericoli, arrestare o rovesciare per un momento l'azione delle leggi del mondo fisico. I venti, le tempeste, la grandine e la pioggia son sotto il suo comando e ubbidiscono al suo volere. Anche il fuoco gli è soggetto e le fiamme d'un incendio si estinguono alle sue parole ». I contadini francesi erano una volta persuasi (e forse lo sono ancora) che il prete può celebrare, con certi riti speciali, una messa dello Spirito Santo la cui efficacia era così miracolosa che non incontrava mai nessuna opposizione nel volere divino; Iddio era forzato a concedere qualunque cosa fosse a lui chiesta in tale forma, per quanto importuna o temeraria potesse essere la richiesta. Al rito non veniva attaccata nessuna idea d'empietà o irriverenza nella mente di coloro che, nelle più gravi contingenze della vita, cercavano di prendere con la forza il regno dei cieli. I preti secolari si rifiutavano generalmente di dir la messa dello Spirito Santo, ma i monaci, e specialmente i cappuccini, avevan fama di cedere con meno scrupolo alle ansiose richieste degli sventurati. La costrizione che i contadini cattolici suppongon così esercitata sulla divinità sembra corrispondere esattamente al potere che gli antichi Egiziani ascrivevano ai loro maghi.

Così, per esempio, in molti villaggi della Provenza, si crede che il prete abbia ancora il potere di stornar le tempeste. Non tutti i preti godono di questa reputazione, e in alcuni villaggi, quando avviene il cambiamento di parroco, i parrocchiani sono in grande aspettativa per sapere se il nuovo venuto abbia il potere (pouder), come essi lo chiamano. Al primo segno di un gran temporale lo mettono alla prova, invitandolo a esorcizzare le nuvole minacciose; e se il risultato risponde alle loro speranze il nuovo pastore avrà la simpatia e il rispetto del gregge. In alcune parrocchie dove l'arciprete aveva la reputazione d'essere più potente in questi casi che non fosse il parroco, le relazioni tra i due divennero così tese, che il vescovo dovette traslocare il parroco a un'altra prebenda.

Così i contadini guasconi credono che per vendicarsi dei loro nemici i malvagi inducano talvolta un prete a celebrar la cosidetta messa di Saint-Sécaire. Pochissimi preti conoscono questa messa, e tre quarti di quelli che la conoscono non la direbbero mai né per denaro né per amore. Soltanto dei preti perversi oserebbero compiere questa terribile cerimonia, e potete star sicuri che l'ultimo giorno avranno un ben grave conto da rendere. Nessun curato né vescovo, e neppur l'arcivescovo di Auch, potrebbe darne l'assoluzione: questo diritto appartiene soltanto al Papa di Roma. La messa di Saint-Sécaire può esser detta solo in .una chiesa diroccata o deserta, dove i gufi urlino appollaiati, dove i pipistrelli svolazzino nel crepuscolo, dove gli zingari si riparino la notte, e i rospi si rimpiattino sotto lo sconsacrato altare. Qui il mal prete vien di notte, con la sua druda, e al primo colpo delle undici comincia a mormorar la messa a rovescio e termina proprio quando gli orologi batton la mezzanotte. La sua amante gli fa da sagrestano. L'ostia ch'egli consacra è tutta nera e a tre punte. Vino non consacra, ma invece beve l'acqua di un pozzo dove sia stato gettato un cadavere di un infante non battezzato. Fa il segno della croce, ma in terra e con il piede sinistro. E molte altre cose egli fa che nessun buon cristiano potrebbe guardare senza diventar di colpo muto, cieco e sordo per tutto il resto della sua vita. Ma colui per cui vien detto la messa languisce a poco a poco, e nessuno sa dire che abbia; anche i dottori non possono fargli nulla; essi non sanno che egli lentamente muore per la messa di Saint-Sécaire.


James FrazerIl ramo d'oro, Bollati Boringhieri, pp. 70-71

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