L'uccisione dello spirito della vegetazione

Nella maggior parte dei personaggi che vengono così uccisi per celia non è possibile non riconoscere i rappresentanti dello spirito dell'albero o spirito della vegetazione, come si suppone che esso si manifesti a primavera. La corteccia, le foglie e i fiori, con cui si vestono gli attori, e la stagione dell'anno in cui appaiono, mostrano che essi appartengono alla stessa classe del re dell'erba, del re di maggio, del Jack-nel-verde e degli altri rappresentanti dello spirito primaverile della vegetazione che esaminammo in una precedente parte di questo lavoro. Per togliere ogni dubbio su questo punto noi troviamo che questi uomini uccisi sono in due casi in diretta connessione con gli alberi di maggio che sono i rappresentanti impersonali dello spirito dell'albero come il re di maggio, il re dell'erba e altri ne sono i rappresentanti personali. L'inzuppare d'acqua il Pfingstl e il suo guadare nel mezzo del ruscello sono, perciò, senza dubbio degli incantesimi per la pioggia come quelli che abbiamo già descritto.

Ma se questi personaggi rappresentano, come è certo, lo spirito della vegetazione a primavera, sorge qui una domanda: «Perché ucciderli? A che scopo uccidere lo spirito della vegetazione in qualsiasi tempo e tanto più in primavera quando i suoi servizi abbisognano più che mai? » L'unica risposta probabile a questa domanda sembra esser data dalla spiegazione già detta del costume di uccidere il re o il sacerdote divino. La vita divina, incarnata in un corpo materiale e mortale, è soggetta a venir sciupata e corrotta dalla debolezza del fragile mezzo in cui è per un certo tempo conservata e se si vuol salvarla dall'indebolimento crescente, che necessariamente deve essere diviso con la sua incarnazione umana mentre egli s'avanza in età, deve venire staccata da lui prima, e per lo meno appena egli mostri segni di decadenza, affinché possa essere trasferita in un successore vigoroso. Questo si fa uccidendo il vecchio rappresentante del dio e trasmettendone lo spirito divino in un'altra incarnazione. L'uccisione del dio, ossia della sua incarnazione umana, è perciò semplicemente un passo necessario verso il suo rinvigorimento o verso la sua risurrezione in una forma migliore. Lungi dall'essere un'estinzione dello spirito divino, è solamente il principio di una più pura e più forte manifestazione di esso. Se questa spiegazione è giusta per l'uccisione dei re e dei sacerdoti divini in genere, essa si può senza dubbio applicare anche meglio al costume di uccidere ogni anno i rappresentanti dello spirito dell'albero e dello spirito della vegetazione in primavera. Poiché il decadere della vita delle piante in inverno è interpretato dall'uomo primitivo come indebolimento dello spirito della vegetazione, egli crede che lo spirito si sia invecchiato e indebolito e deve perciò essere rinnovato col venir ucciso e riportato alla vita in una forma più giovane e fresca. Così l'uccisione del rappresentante dello spirito dell'albero a primavera è considerata come un mezzo per favorire e affrettare la crescita della vegetazione. Perché l'uccisione dello spirito dell'albero è sempre associata (dobbiamo supporre) implicitamente e qualche volta anche esplicitamente con il rinvigorimento o la resurrezione di lui in una forma più giovane e vigorosa. Così nel costume sassone e turingio dopo che si è sparato sull'Uomo selvatico esso viene da un dottore portato di nuovo in vita e nella cerimonia di Wurmlingen figura un dottor Barba-di-Ferro che una volta probabilmente recitava una parte simile; certo in un'altra cerimonia primaverile, che presto verrà descritta, il dottor Barba-di-Ferro finge di rimettere in vita un morto. Ma di questo rinvigorimento o resurrezione del dio avremo da dire ancora fra breve.


James FrazerIl ramo d'oro, Bollati Boringhieri, 2013, 359-360.

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