Magia e scienza moderna: analogie

Quando la magia simpatica si trova nella sua forma pura e inalterata essa ammette che, nella natura, ad un evento ne segue necessariamente e invariabilmente un altro, senza l'intervento di nessun agente spirituale o personale. Così la sua concezione fondamentale è identica a quella della scienza moderna; nella sua essenza tutto il sistema è una fede, implicita ma ferma e reale, nell'ordine e nell'uniformità della natura. Il mago non dubita che le stesse cause produrranno sempre gli stessi effetti, che l'esecuzione esatta della cerimonia, accompagnata da appropriate parole magiche, sarà inevitabilmente seguita dal risultato voluto, a meno che, naturalmente, non sian contrastate e annullate dai più potenti incantesimi d'un altro mago. Egli non supplica una più alta potenza; non cerca il favore di nessun essere volubile e capriccioso, non si abbassa dinanzi a nessuna terribile divinità.

Eppure la sua potenza, per quanto egli la creda grande, non è in nessun modo arbitraria e illimitata. Egli la può tenere soltanto finché si conformi strettamente alle regole della sua arte o a quelle che si potrebbero chiamare le leggi della natura come son da lui concepite. Trascurare, nei minimi particolari, queste regole, disubbidire a queste leggi, significa incorrere nel fallimento e può anche esporre lo stesso inabile praticante ai più gravi pericoli. Se accampa una sovranità sulla natura si tratta d'una sovranità costituzionale, rigorosamente limitata nel suo scopo ed esercitata in esatta conformità agli usi antichi. Così l'analogia tra la concezione magica e quella scientifica del mondo è assai stretta. In ambedue la successione degli eventi è considerata perfettamente regolare e certa, essendo determinata da leggi la cui azione può esser calcolata precisamente; gli elementi di capriccio, di caso, di accidente, sono banditi dal corso della natura: chi la conosce può dominarla. Di qui la forte attrazione che la magia e la scienza esercitano sulla mente umana; di qui il possente stimolo che ambedue hanno dato alla ricerca della conoscenza. Esse allettano lo stanco investigatore e l'affranto ricercatore nel deserto delle delusioni, con le inesauribili promesse dell'avvenire. Lo rapiscono sulla vetta d'un'altissima montagna e gli mostrano al di là delle nuvole nere e delle nebbie striscianti ai suoi piedi una visione della celeste città, lontanissima, forse, ma radiosa di non terreno splendore, immersa nella luce dei sogni.


James FrazerIl ramo d'oro, Bollati Boringhieri, pp. 65-66

Commenti