Il potere della suggestione nelle pratiche magiche

Tra le popolazioni primitive, la credenza nella magia è universale. Essa ha continuato a sussistere presso i popoli civili (soprattutto con il nome di stregoneria) fino a un'epoca relativamente recente ed è scomparsa solo per influsso della scienza. Il potere, per non dire l'onnipotenza, attribuito ai maghi dalle popolazioni primitive è mostrato dalla credenza molto diffusa che sia possibile uccidere una persona per mezzo di una magia e salvarla all'ultimo momento per mezzo di una contromagia, o magia riparatrice. In realtà ciò è ben più di una superstizione, e ci sono rapporti, provenienti da alcune parti del mondo come l'Australia e la Melanesia, che mostrano come si verifichino delle malattie magiche.
Tra i vari autori, Herbert Basedow descrive come nell'Australia centrale una persona possa morire per la magia del bastone o dell'osso appuntito, se questi sono usati in connessione con certi riti e con certe evocazioni. La morte della vittima avviene generalmente in capo a poche ore.

Un uomo che si accorge di essere stato boned (cioè fatto oggetto di un "osso che uccide") ad opera di un nemico, costituisce uno spettacolo impressionante. Rimane fermo, immobile, con gli occhi sbarrati, a fissare l'indizio rivelatore, sollevando le mani come per difendersi dallo strumento letale che egli immagina gli stia penetrando nel corpo. Il volto gli si fa livido, gli occhi opachi, e l'espressione diviene orribilmente sconvolta, come se fosse colto da paralisi. Tenta di gridare, ma di solito non riesce ad emettere alcun suono, e tutto ciò che si scorge è la schiuma alla bocca. Il corpo del colpito comincia a tremare, i muscoli hanno delle contrazioni involontarie. Perde l'equilibrio e crolla a terra, per breve tempo cade in deliquio; ma subito dopo comincia a sussultare come se fosse in mortale agonia e, coprendosi il volto con la mano, incomincia a gemere. Dopo un poco, ritorna lentamente padrone di sé e striscia fino alla sua wurley (capanna). Da quel momento in poi peggiora e si consuma nel terrore, rifiuta di prendere cibo e si tiene distante dalle faccende quotidiane della tribù. Se non arriva un aiuto sotto forma del controincantesimo praticato dal nangarri o stregone, la morte giunge entro un periodo relativamente breve.

Il nangarri che è stato chiamato per salvare il paziente agisce alla presenza di un certo numero di familiari. Canta dei versi magici, individua il punto esatto del supposto male, lo estrae con il metodo di estrazione per succhiamento , e lo esibisce alla famiglia.

Il risultato è stupefacente. Il povero individuo, che fino a quel momento pareva destinato a morte sicura, solleva il capo a fissare stupito l'oggetto tenuto dal nangarri, che egli immagina, in tutta serietà, essere stato estratto dal suo corpo. Soddisfatto della concretezza di quell'oggetto, si solleva in posizione seduta e chiede dell'acqua. La crisi, a questo punto, è superata, e la guarigione del paziente è rapida e certa. Senza l'intervento del nangarri, la vittima dell'incantesimo dell'osso si sarebbe lasciata consumare fino alla morte: di questo non c'è dubbio; tuttavia la vista di un oggetto concreto, di un oggetto che, secondo quanto gli assicura l'uomo cui la tribù accorda la competenza e l'autorità in tale materia, è la causa del male, significa per lui la guarigione: con la rimozione dell'oggetto ritorna in lui l'interesse per la vita. La fede implicita che un indigeno nutre nei confronti dei poteri magici dello stregone della sua tribù dà come risultato una guarigione che va ben oltre quelle ottenute da coloro che praticano la guarigione per mezzo della fede in altre comunità fornite di un grado di cultura superiore.


Henri F. Ellenberger, La scoperta dell'inconscio, Boringhieri, 1982 (ed. or. Basic Books - New York, 1970), pp. 40-41.

Commenti