L'aspetto psicologico della religione nel pensiero di Janet

La psicologia della religione di Janet deve essere considerata nell'ambito dello schema di riferimento dei suoi concetti di energia psichica e di gerarchia delle tendenze. La condotta morale-religiosa - dice Janet - è originalmente una funzione di governo, vale a dire la funzione di controllo del bilancio delle forze mentali. L'istinto dell'economia è la radice di ogni moralità. L'uomo lo applica primariamente all'economia delle proprie risorse mentali, e secondariamente applica questi princìpi all'economia delle proprie risorse finanziarie. L'economia finanziaria non è altro che la conseguenza dell'originario controllo del bilancio della mente.  La condotta morale è fondamentalmente il controllo dell'individuo su tutte le sue funzioni allo scopo di conservare l'energia mentale. A livello sociopersonale però egli fa un passo avanti, poiché interviene una considerazione reciproca dell'energia mentale da parte dell'individuo e dei socii nel processo d'imitazione. L'energia mentale è utilizzata in modo diverso dall'imitatore e dal capo. Per l'imitatore, l'imitazione è un'operazione meno costosa. Per il capo, il dar l'esempio è un'operazione costosa per la quale egli è più che ripagato dal sentimento di soddisfazione che trae dall'essere imitato. Quindi l'imitazione è conservazione di energia sia per il capo imitato sia per i suoi imitatori. Al livello delle tendenze elementari dell'intelligenza, aumenta la specializzazione sociale. Il capo tende non solo a continuare a compiere le sue funzioni, ma anche ad incrementarle ed esige di essere obbedito.

Al livello affermativo si creano i riti e i miti. I riti sono condotte complesse in cui sono rigidamente fissati i minimi particolari, che gli uomini si costringono l'un l'altro ad osservare, e per i quali non può essere data alcuna ragione, né logica né morale. I miti - dice Janet - non sono primitivi quanto i riti, e sono abitualmente uniti a questi come riflessioni successive, per spiegarli. La funzione del rito è la stimolazione delle riserve mentali, il rinvigorimento del contenuto emotivo della coscienza. Al loro grado massimo i riti collettivi producono una specie di intossicazione collettiva. Non sorprende che in molte religioni primitive si celebrassero riti orgiastici in cui l'intossicazione alcolica aveva una parte rilevante. Anche le cerimonie funebri mirano ad elevare l'energia dei partecipanti, come Durkheim mette in risalto.

Il livello riflessivo è, secondo Janet, quello in cui sorge l'idea del dio. Janet dice che non c'è vera religione ove non vi siano dei. E' caratteristica di un dio (o di uno spirito) di essere antropomorfo, invisibile, potente e di avere una funzione speciale che nessun comune essere umano normale può adempiere. Queste funzioni mutano con i bisogni degli adoratori. Le caratteristiche del dio sono correlate con la condotta del credente, il quale venera il dio come adulerebbe gli uomini. Egli si umilia come davanti a un capo; impetra grazie, e ringrazia per le grazie precedenti. In cambio, il credente aspetta una risposta dal dio. Il dio risponde attraverso il credente, o in ogni caso attraverso il sacerdote, la cui funzione è di "far rispondere il dio".

Per spiegare come abbiano avuto origine queste credenze e pratiche, Janet ricorre all'analisi del fenomeno del pensiero. Il pensiero è un linguaggio interiorizzato e, come sopra accennato, con questa introiezione ha origine l'idea di un doppio, o spirito, che esiste invisibile dietro le azioni visibili dell'individuo. Questa fu anche l'origine dell'animismo. "L'animismo sorge spontaneamente nel momento in cui si comprende che è necessario distinguere tra chi parla e agisce come se fosse un amico, e l'invisibile e impercettibile nemico che si nasconde dietro di lui." L'idea degli dei-spiriti si sviluppa anche dalla condotta a riguardo degli assenti, e i morti sono una particolare categoria di assenti. Ma in qual modo gli dei-spiriti vengono ad assumere una parte così importante? Janet risponde che tutte le religioni hanno alleanze (convenzioni) con un dio, o per natura, o a scopo di rafforzamento morale, o per desiderio di essere guidati e amati. Si cerca una guida e un amico ideale, invisibile, onnipotente, e onnicomprensivo, cioè un dio. Qui si rivela la funzione della religione, che è quella di "far parlare il dio", e, secondo Janet, "non dobbiamo supporre che la religione sarebbe potuta permanere se gli dei non avessero mai parlato".

Gli dei possono essere fatti parlare in diverse maniere. Una è la preghiera, che è conversazione interiore. Il credente richiede qualcosa al dio, e qualche cosa dentro di lui dà poi la risposta e la rassicurazione in nome del dio. Questa è una parte dell'automatismo che si può osservare come attraverso una lente d'ingrandimento negli stati patologici. Meb, per esempio, invoca santa Filomena, la cui parte recita ella stessa in stato sonnambolico esaudendo le proprie richieste. Anche Madeleine assume alternativamente il ruolo dell'umile supplicante e del Cristo che le risponde e la conforta. Janet suppone che la stessa cosa accada nelle preghiere, sebbene il credente non ne sia consapevole. Un po' più complesso è il culto trumba del Madagascar, in cui tutta la tribù invoca gli spiriti, e in seguito a ciò alcuni tra i presenti sono posseduti da essi e rivelano quindi le loro risposte alla comunità. Tuttavia, succede pure che la risposta attesa non sia pronta, come nei casi di acedia (condizione che era frequente nei monasteri del medioevo); l'acedia potrebbe essere spiegata come un graduale impoverimento di energia mentale. L'opposto dell'acedia è la "conversione", che implica un recupero della fede e un senso nuovo di potere e di stabilità mentale, in seguito a un certo processo di recupero di energia mentale e di certi stimoli.

Qui intervengono anche i fenomeni di fanatismo e di proselitismo. Il fanatismo può essere spiegato considerando la differenza tra una discussione filosofica e una discussione religiosa. In una discussione filosofica vi è accettazione di una possibile sconfitta, rispetto per l'avversario, e onestà intellettuale. In una discussione religiosa non ci si arrende di fronte ad argomenti scientifici, si disprezza l'avversario e manca l'onestà intellettuale, per esempio, nel caso di citazioni inesatte di scritti dell'avversario. Lo zelo nel cercar proseliti è un altro segno caratteristico di ogni vera religione. A seconda delle epoche, i convertiti possono essere trascinati nell'ovile con il terrore o allettati a entrarvi con la promessa di vantaggi. Fra gli argomenti che ricorrono nelle discussioni religiose, uno dei più importanti è l'accadimento di miracoli che Janet definisce "eventi che fanno seguito a un atto religioso e che hanno l'impronta religiosa ufficiale". Il più alto grado di proselitismo è la persecuzione religiosa, che Janet spiega come un desiderio di dominio, di unità intellettuale, e di sollievo dalla depressione mentale.

Il fenomeno della possessione demoniaca è considerato da Janet come l'opposto della preghiera. Come nella preghiera, si tratta di una condotta doppia, nella quale il soggetto svolge due ruoli, ma, mentre nella preghiera la seconda personalità è buona (un dio o un santo), nella possessione è cattiva (un diavolo o un demone). Nella preghiera il credente rimane padrone del dramma interiore - il discorso della divinità può essere arrestato quando si vuole - mentre nella possessione il secondo ruolo va oltre il controllo e il primo ruolo scompare.

Per quanto riguarda l'estasi, che i mistici considerano la forma autentica di comunione con la divinità, Janet si richiama alle sue osservazioni su Madeleine. Nel corso dell'estasi, i movimenti sono ridotti al minimo; la persona in estasi desidera essere lasciata sola, il suo tono psichico aumenta, ed essa è travolta da un'ondata di gioia calma, passiva, piena di beatitudine. Essa si sente illuminata, e ha una convinzione empatica che qualunque cosa le passi per la mente sia vera e immensamente importante. Per certi aspetti è simile al sonnambulismo, ma ne differisce per il fatto che viene conservato il ricordo dell'esperienza, e gli effetti di essa spesso permangono per tutta la vita. E' un'esperienza a cui la religione attribuisce grande valore, ma di cui anche diffida, poiché l'estatico è incline ad avere rivelazioni particolari, al di fuori del dogma ecclesiastico.

La domanda: "Esistono gli dei?" è affrontata da Janet dal punto di vista dell'analisi psicologica della credenza. Gli dei non sono né "cose" né "fatti", ma, nella terminologia di Janet, sono "esseri", cioè entità religiose. I fatti sono al livello della verifica sperimentale, ma le entità religiose sono al livello assertivo e riflessivo. Il credere in un fatto scientifico e il credere in una realtà religiosa sono due cose completamente diverse. Nel primo caso, il credere procede passo per passo attraverso l'ipotesi e la sperimentazione. La credenza religiosa viene tutt'a un tratto, e non c'è esperienza che possa porla in dubbio. Essa può anche venir meno tutt'a un tratto, e la perdita della credenza è spesso seguita da collasso nervoso. Le verità scientifiche o filosofiche non impegnano mai la nostra fedeltà come il credo religioso, per cui si può morire come si muore per la propria patria.

L'influenza della religione - dice Janet - è stata incommensurabile. E' la religione che ha creato la moralità in senso moderno. Al confronto dei comandi abituali del capo, gli imperativi morali hanno dignità (in quanto categorici), sono qualitativamente imperativi (cioè, devono anche essere obbediti in segreto); e l'obbedire ad essi dà un sentimento di orgoglio. Il motivo di questa differenza - dice Janet - è che i doveri sono comandamenti non del capo o della guida, ma degli dei. Quindi la moralità ha un'impronta religiosa ed è una conseguenza della religione. A causa della moralità religiosa, l'uomo è diventato un Io, vale a dire ha imparato a subordinare e a organizzare i suoi desideri. La logica - aggiunge Janet - che è moralità intellettuale, porta anch'essa il segno dell'influenza della religione.

Il livello razional-ergetico e il livello sperimentale hanno introdotto influenze che operano per la distruzione della religione. Secondo Janet, quattro importanti tipi di condotta compaiono per la prima volta al livello ergetico o sperimentale; il lavoro, l'istruzione, la filosofia e la scienza. Tutti sono conseguenze dirette o indirette della religione, ma tutti tendono ad esercitare un'influenza distruttiva sulla religione. La religione è sfidata dalla filosofia e soprattutto dalla scienza, cosicché sorge il problema di che cosa accadrà al genere umano se la religione dovesse essere distrutta. Dato il notevolissimo ruolo che la religione ha svolto e svolge ancora nella vita del genere umano, il problema è di trovare un sostituto della religione. La religione negli ultimi anni si è frantumata nei suoi momenti costitutivi, come mettono in evidenza le tre fasi della preghiera: invocazione (ricerca del dio), risposta del dio, e soddisfazione per la risposta. Il momento interrogativo è stato ripreso dalla filosofia, la quale tuttavia non sarà mai capace di sostituire la religione. Il momento della risposta è stato ripreso dallo spiritismo, movimento a cui Janet dedicò molta attenzione [147]. Lo spiritismo, in quanto tentativo di comunicare attraverso "medium" con spiriti incorporei, è un antichissimo fenomeno, ma lo spiritismo moderno, sviluppatosi intorno al 1850, è diverso da tutti i precedenti perché è analitico e condotto in un'atmosfera di curiosità scientifica (come l'opera di Flournoy), ma per molti dei suoi seguaci, lo spiritismo divenne una sorta di metafisica popolare, un sostituto scadente e insoddisfacente della religione. In quanto al "momento di soddisfazione" nella religione, esso è stato ripreso dal romanticismo, termine che Janet impiega qui in senso lato come religione del sentimento. La sua tesi fondamentale è che laddove si trovano gioia, forza, soddisfazione, si ha la prova immediata del divino. Classico esempio sarebbe The Varieties of Religious Experience di William James. Tuttavia, come notò Boutroux nella sua introduzione all'edizione francese di quest'opera, "non vi è alcuna prova che entusiasmo e felicità si accompagnino sempre alla verità".

Alla ricerca di più soddisfacienti sostituti della religione, Janet ne concepì due, uno dei quali - che egli ritiene essere "destinato forse più di ogni altro a porre la religione fuori moda" - era la psicoterapia scientifica, tendente a occuparsi scientificamente di quegli stati psichici per i quali la religione è il rimedio popolare sovrano ma insufficiente. Un secondo sostituto sarebbe il culto del progresso. Janet non assume questo termine nel senso del progresso materiale o meccanico e sembra pensare a un progresso anche più che intellettuale e sociale. La sua massima preferita è quella di Guyau, un filosofo che egli ammirava molto: "aver fiducia in se stessi e nel mondo".

Questo è un riassunto estremamente schematico della relazione del reverendo Horton sulle lezioni di Janet del 1921-22. Il libro che Janet aveva progettato di scrivere sulla psicologia della religione non fu mai realizzato. Una ragione può essere che, per il resto della sua vita, i suoi pensieri riguardo alla religione si svilupparono in direzioni un po' diverse. Se ne può avere conferma indiretta da un articolo pubblicato da Janet nel 1937 [148]. Nel frattempo, era stato pubblicato il libro di Bergson sulle due fonti della morale e della religione, come pure altri studi sul misticismo. Ora Janet non sembrò più considerare il misticismo come un genere di credenza puramente assertiva. Egli tendeva ora a considerare i mistici come un gruppo di pensatori progressisti, i quali tentavano di andare oltre i tipi di fede che la scienza e la logica del tempo offrivano loro. I mistici hanno aperto  nuove strade all'umanità: "Molte nozioni che sono oggi correnti, sono partite nelle opere dei mistici come pure aspirazioni verso una più perfetta conoscenza." Essi furono i primi a considerare la verità come "una virtù acquisita attraverso pratiche ascetiche e meritata con una condotta morale". I mistici hanno altresì inaugurato una nuova specie di logica che considerava che i sentimenti umani, in particolare quello dell'amore, avessero un valore dimostrativo. Nella stessa connessione, Janet mette in risalto  come il concetto di individualità entri anche nella fisica, il concetto di valore nella società, e come la storia del dicannovesimo secolo sia stata permeata dai due princìpi della "verità storica" e del "progresso", due concetti, cioè, totalmente estranei alle scienze positive. E' come se la storia postulasse che il passato dell'umanità è uno spazio inalterabile che un giorno diverrà accessibile all'esplorazione diretta da parte dell'uomo. Di nuovo Janet conclude qui con il suo pensiero prometeico preferito: l'evoluzione del genere umano non è finita e prenderà forse una direzione impensata.

____________________

[147] Pierre Janet, Le spiritisme contemporain, Revue phil., vol. 33, 413-42 (1892)
[148] Id., La psychologie de la croyance e le mysticisme, Revue Méthaphys. Morale, vol. 43, 327-58, 507-32 (1936); vol. 44, 369-410 (1937).


Henri F. Ellenberger, La scoperta dell'inconscio, Boringhieri, 1982 (ed. or. 1970), pp. 459-464.

Commenti