Le psicosi religiose negli studi di Janet

Janet non perse mai il profondo interesse per la religione che aveva caratterizzato la sua giovinezza, e nel corso del suo lavoro clinico incontrò numerosi casi di notevole interesse dal punto di vista della psicologia e della psicopatologia della religione. In seguito egli elaborò una teoria psicologica completa della religione, che espose nelle lezioni del 1921-22. Janet non scrisse mai il libro che aveva progettato per questo argomento, ma conosciamo le sue teorie da un'esposizione sintetica pubblicata da uno dei suoi uditori, il reverendo Walter Horton, e dagli accenni di Janet stesso in varie pubblicazioni successive [144]

Può essere opportuno descrivere brevemente alcuni dei casi clinici di Janet. Uno di questi fu quello famoso di Achilles, l'uomo che nel 1891 era stato ricoverato alla Salpêtrière in stato di possessione demoniaca, e che Janet riuscì a guarire districando le sue idee fisse subconsce. Un altro caso fu quello di Meb, una giovane di ventisei anni che soffriva di allucinazioni isteriche a contenuto mistico ed erotico [145]. La paziente affermava di aver avuto allucinazioni dagli otto ai dodici anni: riceveva visite dagli angeli, uno dei quali essa chiamava santa Filomena. All'età di diciassette anni, in seguito a un trauma emotivo, le allucinazioni ricominciarono. La madre e la zia della paziente erano ferventi spiritiste; una delle manifestazioni che avvenivano nella loro casa era quella degli apports: ciottoli luccicanti venivano trovati sulla scala, piume d'uccello cadevano sulla tavola durante i pasti; sul tavolo della sua camera da letto Meb trovò piccoli pezzi di vetro disposti a forma di croce; e tutta la famiglia credette che questi oggetti fossero posti là dagli spiriti. Sotto ipnosi la paziente raccontò a Janet che ricordava di aver disposto la croce durante la notte in stato sonnambolico; aveva anche messo i ciottoli sulla scala, credendo di averlo visto fare da santa Filomena. Essa recitò di nuovo la scena come era avvenuta: si era arrampicata sul tavolo e aveva appiccicato le piume al soffitto con una pappetta d'acqua e farina, e queste si erano poi staccate ed erano cadute sulla tavola durante il pasto. Fu anch'essa esorcizzata da Janet allo stesso modo di Achilles.

Il terzo caso, e di gran lunga il più interessante, è quello di Madeleine, una donna della quale molto è stato scritto sia da Janet che da teologi cattolici. La donna, di quarantadue anni, ricoverata alla Salpêtrière nel febbraio 1896, fu affidata alle cure di Janet dal 10 maggio 1896 al 2 dicembre 1901, e nuovamente dal 2 gennaio 1903 al 5 marzo 1904. Dopo la dimissione e fino alla sua morte, nel 1918, essa scrisse a Janet quasi quotidianamente, cosicché egli potè seguirla per venticinque anni. La vita di Madeleine era stata eccezionale fin dall'inizio [146]. Nata nel 1853 in una regione tradizionalmente cattolica della Francia occidentale, fin dalla prima infanzia era stata molto devota. All'età di diciotto anni era andata in Inghilterra a fare l'istitutrice, ma era ritornata dopo qualche mese e aveva sconvolto i familiari dicendo loro che voleva vivere una vita di povertà e anonimità assoluta. Aveva mantenuto le comunicazioni con la famiglia attraverso la sorella; aveva trascorso molto tempo assistendo i poveri, curando una donna ammalata di cancro; aveva anche scontato una pena detentiva per essersi rifiutata di rivelare il suo vero nome a pubblici ufficiali. In realtà Madeleine era stata ricoverata alla Salpêtrière per una particolare e dolorosa contrattura dei muscoli delle gambe, che le permetteva di camminare solo sulla punta dei piedi. Tali disturbi motori erano stati attribuiti a isteria. Janet sospettò una siringomielia o qualche altra lesione al midollo spinale, ma non fu mai formulata una diagnosi definitiva. Madeleine aveva anche singolari deliri mistici. Essa credeva di avere rivelazioni divine e di essere capace di levitare.

Durante la sua permanenza nella Salle Claude Bernard (dove Janet teneva i suoi pochi pazienti) si osservò che Madeleine a volte aveva peculiari lesioni epidermiche sanguinanti sul dorso delle mani, sui piedi e una sul lato sinistro del torace. Queste cinque macchie sanguinavano tutte insieme, a intervalli irregolari, più volte in un anno, e corrispondevano alle stigmate della Passione, come venivano anche descritte in san Francesco d'Assisi e in altri santi. Durante tutto il periodo in cui fu seguita da Janet, Madeleine fu sottoposta a una duplice direzione: aveva un direttore spirituale e aveva come psicoterapeuta Janet, che essa chiamava sempre mon père. Risulta chiaro dalle lettere di Madeleine e da pubblicazioni di parte cattolica che Janet la trattò sempre con il più profondo rispetto per la sua personalità, ma come psicologo studiò il suo caso in modo rigorosamente obiettivo.  Janet osservò grandi oscillazioni nell'ambito della condizione di Madeleine e individuò cinque stati anormali, che egli chiamò stati di consolazione, estasi, tentazione, freddezza e tormento, come pure stato di equilibrio, che era temporaneo all'inizio, ma che divenne predominante negli ultimi anni della sua vita. Queste diverse condizioni sono state diffusamente descritte da Janet nel primo volume di De l'angoisse à l'extase. E' in larga misura da queste osservazioni che Janet sviluppò la sua teoria delle emozioni e parte delle sue concezioni relative alla psicologia della religione.

La pubblicazione del libro di Janet, nel 1926, suscitò  discussione in certi ambienti cattolici. Janet divenne oggetto di violenti attacchi e fu tacciato di ateismo. D'altra parte un teologo cattolico, Bruno de Jésus-Marie, scrisse un resoconto sul caso di Madeleine che integra le pubblicazioni di Janet in modo molto interessante. Dal suo punto di vista, Madeleine era indubbiamente nevrotica, ma era anche una notevole e bella personalità, il cui misticismo era una mescolanza di psicopatologia e di autentici sentimenti religiosi.

_______________________

[144] W. M. Horton, The Origin and Psychological function, cit.
[145] Pierre Janet, Un cas du phènoméne des apports, Bull. Inst. psychol. int., vol. 1, 329-35 (1900-01). Si veda anche la prefazione di Janet a J. Grasset,  Le spiritisme devant la science (Montpellier e Parigi 1904) pp. vii-xxix.
[146] Parlando di Madeleine, Janet ebbe molta difficoltà a mascherare i particolari che si riferivano al nome e alla località. I dettagli che compaiono qui sono presi dal racconto probabilmente più accurato della vita di Madeleine fatto da Bruno de Jésus Marie, A propos de la "Madeleine", cit.


Henri F. Ellenberger, La scoperta dell'inconscio, Boringhieri, 1982 (ed. or. 1970), pp. 457-459.

Commenti