Pierre Janet e la "funzione del reale"

"L'operazione mentale più difficile, poiché è quella che [nell'isteria] scompare per prima e più frequentemente, è la fonction du réel", dice Janet. Egli la paragonò a ciò che Bergson chiamava l'"attenzione alla vita presente", ma diede di essa un'analisi più dettagliata.
La manifestazione più vistosa della funzione del reale è la capacità di agire sugli oggetti esterni e di cambiare la realtà. La sua difficoltà aumenta quando deve affrontare l'ambiente sociale, le attività più complesse di una certa professione, l'adattamento a situazioni nuove, e quando deve portare il marchio della nostra libertà e personalità, ossia quando l'azione deve essere coordinata sia con le richieste del mondo esterno sia con la totalità della nostra personalità. La funzione del reale implica l'attenzione, che è l'atto di percepire tanto la realtà esterna quanto i nostri pensieri e le nostre idee. Queste due operazioni - l'azione volontaria e l'attenzione - si combinano in un'operazione sintetica, la présentification, vale a dire la formazione nella mente del momento presente. La tendenza naturale della mente è di vagare per il passato e per il futuro; è necessario un certo sforzo per mantenere la propria attenzione nel presente e ancora più per concentrarla sull'azione presente. "Il presente reale per noi è un atto di una certa complessità, che afferriamo come un singolo stato di coscienza malgrado tale complessità e malgrado la sua durata reale che può essere di maggiore o minore estensione... La presentificazione consiste nel rendere presente uno stato della mente e un gruppo di fenomeni." Le operazioni della mente a un livello inferiore sono chiamate da Janet attività disinteressata (azioni abituali, azioni indifferenti e automatiche). A un livello ancora più basso si trovano le funzioni dell'immaginazione (memoria rappresentativa, fantasia, ragionamento astratto, sogni a occhi aperti). Vi sono infine due livelli ancora inferiori, quello delle reazioni emotive e quello dei movimenti muscolari inutili.
Si può dunque vedere come si erano evoluti i concetti di Janet: nell'Automatisme psychologique egli distinse solo due livelli: la funzione di sintesi e la funzione automatica. Successivamente concepì un sistema di gerarchia delle funzioni con cinque livelli; al vertice sta la funzione del reale, il cui punto massimo è la presentificazione (cioè la capacità di afferrare la realtà al massimo), e al livello più basso si trovano le scariche motorie. Questa nuova concezione consente di ascrivere ad ogni operazione della mente un "coefficiente di realtà", che fornisce la chiave per la comprensione dei sintomi della psicoastenia.


Henri F. EllenbergerLa scoperta dell'inconscio, Boringhieri, 1982 (ed. or. Basic Books - New York, 1970), pp. 436-437.

Commenti

  1. Ernesto de Martino trasse ispirazione dal concetto di "funzione del reale" di Janet per elaborare il concetto chiave delle sue ricerche sul campo, e cioè la "crisi della presenza".

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