Il dio del cristianesimo e il dio di Aristotele

Sebbene Aristotele abbia influito notevolmente sulla filosofia di due delle più grandi religioni della storia, cioè il Cristianesimo e l'Islamismo, la concezione di Dio presenta alcuni aspetti strutturalmente diversi dalla visione cristiana e maomettana. Innanzitutto il Dio di Aristotele non crea il mondo dal nulla, ma si limita ad ordinarlo, poiché il concetto cristiano di una creazione dal nulla risulta completamente estraneo all'orizzonte mentale di Aristotele, fermo, come tutti i Greci, alla tesi dell'eternità del mondo e alla coeternità della materia prima con Dio. Inoltre il Dio di Aristotele, a differenza del Dio della Bibbia e del Corano, non conosce e non ama il mondo, risultando solo amato e non anche amante. Aristotele, nella scia di Platone, ritiene infatti che l'amore, anche il più elevato, essendo «tendenza a ricercare ciò di cui si è privi», riveli sempre una deficienza o una mancanza d'essere, per cui Dio, essendo perfetto, non può amare. Non conoscendo e non amando il mondo, il Dio aristotelico non è neppure Provvidenza che si cura degli esseri. Egli è solo una statica Perfezione che si bea per l'eternità di se medesima. Quanto si è detto (che mostra come il Dio di Aristotele sia rigorosamente dedotto da un determinato concetto di perfezione assoluta), se da un lato testimonia inequivocabilmente la distanza di un Dio del genere dal Dio di Cristo o di Maometto, dall'altro lato può farci capire come gli intellettuali della Chiesa, e già prima i dotti mussulmani, abbiano potuto guardare favorevolmente ad Aristotele per la sua tesi-chiave secondo cui il mondo e il suo movimento non si spiegano da sé, ma rimandano ad un Assoluto divino.


Nicola Abbagnano - Giovanni Fornero, Filosofi e filosofie nella storia. Volume primo. Pensiero antico e medievale, Paravia, 1986, p. 176.

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