La capacità di spendere come distinzione di classe

L'effetto peculiare del gusto per il necessario, che non cessa mai di operare, ma in forma mascherata - per il fatto che la sua azione si confonde con quella della necessità - si riconosce, meglio che in ogni altro caso, proprio quando, operando in un certo modo fuori del tempo, sopravvive alla scomparsa delle condizioni di cui costituisce il prodotto: lo provano quegli artigiani o quei piccoli imprenditori che, per usare le loro parole, «non riescono a spendere il denaro che hanno guadagnato», o quei modesti impiegati che, tardivamente strappati alla condizione contadina o operaia, trovano una soddisfazione uguale a quella che avrebbe potuto procurar loro un bene o un servizio, nel fatto di calcolare e di assaporare «quello che hanno guadagnato», facendo a meno di comprarlo (privandosene o facendo il lavoro «da soli»), ma che, proprio per questo, non possono, all'occorrenza, comprarlo senza provare il senso doloroso di uno sperpero. Non basta avere un milione per essere in grado di fare la vita del milionario: ed in genere gli arrivati ci mettono molto, a volte tutta una vita, ad imparare che quella che considerano una colpevole prodigalità rientra, nella loro nuova condizione, tra le spese di prima necessità². Si dimentica spesso, per esempio, che per apprezzare «per quello che effettivamente valgono» i servizi, tutti simbolici, che in molti campi (hotel, parrucchieri, ecc.) costituiscono l'aspetto essenziale della differenza tra i posti di lusso e quelli ordinari, occorre sentirsi il destinatario legittimo di queste attenzioni e di queste cure burocraticamente personalizzate e per avere, nei confronti di coloro che sono pagate per offrirle quel misto di distanza (di cui fa parte la concessione di «generose» gratificazioni) e di libertà, che i borghesi hanno nei confronti dei loro domestici. Per chi dubitasse del fatto che il fatto di «sapersi far servire», come si dice nei discorsi borghesi, costituisce una componente dell'arte di vivere borghese, basta ricordare quegli operai, o quei modesti impiegati, che, entrati per qualche importante circostanza in un ristorante elegante, si mettono a chiacchierare con il maître o con i camerieri - che «si accorgono subito con chi hanno a che fare» - quasi per annullare simbolicamente il rapporto di servizio, e scongiurare il disagio in cui esso li mette. L'operaio che vede in una vetrina un orologio da polso da due milioni, o che sente dire che un chirurgo ha speso tre milioni per il fidanzamento del figlio, non prova invidia per l'orologio o il fidanzamento, ma per i due milioni, che userebbe in tutt'altro modo; perché non riesce a concepire il sistema di bisogni in cui, con due milioni, non avrebbe niente di meglio da comprare, che un orologio a questo prezzo³. Quando «ci sono tante cose che vengono prima», come si dice, «bisogna proprio essere pazzi», effettivamente per pensare ad un orologio da due milioni. Ma essi non si trovano mai veramente «al posto» di coloro che si trovano collocati all'estremo opposto del mondo sociale. La follia degli uni rappresenta un bisogno indispensabile per gli altri. E non solo, perché il valore marginale di quei due milioni varia a seconda dei milioni che si posseggono: molte cosiddette spese ostentatorie non hanno nulla dello sperpero e, oltre al fatto che costituiscono aspetti obbligati di un certo tenore di vita, sono per lo più - come il ricevimento per il fidanzamento -  un eccellente investimento, che permette di accumulare capitale sociale.

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² Norbert Elias riferisce (riprendendolo da Taine) un gesto del duca di Richelieu, che mette in luce come l'arte di spendere senza parsimonia, con cui, nel XVII secolo si marcava la distanza tra l'aristocrazia e la borghesia del risparmio e del profitto, proprio come al giorno d'oggi essa segna la distanza tra il borghese e il piccolo-borghese, possa, nel caso limite di una classe la cui stessa esistenza dipende dalla riproduzione del proprio capitale sociale, diventare oggetto di un esplicito insegnamento: «il duca consegna a suo figlio una borsa perché il giovane impari a spendere il denaro da gran signore; ma quando questi riporta al padre la borsa piena, egli se ne impadronisce e la getta, sotto gli occhi del figlio, giù dalla finestra» (N. Elias, La société de Cour, Paris, Calmann-Lévy, 1974, p. 48).
³ Mille ragioni - ed in particolare la separazione fisica e sociale degli universi di vita - fanno sì che queste due esperienze siano estremamente improbabili (nonostante che siano entrambe tratte dall'esperienza). Infatti, come notava Marx, non senza una certa brutalità: «ciò che riesce a vedere, e in che misura, dipende non soltanto dalla situazione generale esistente, ma anche dalla sua borsa e dalla condizione di vita toccatagli nella divisione del lavoro, condizione che forse gli rende inaccessibili molte cose, per quanto i suoi occhi e orecchi possano essere grandi» (K. Marx, L'ideologia tedesca, in Marx-Engels, Opere complete, Roma, Editori Riuniti, 1972, vol. V, p. 295). Salvo qualche eccezione, i membri delle classi popolari non hanno «nessuna idea» di quello che può essere il sistema dei bisogni delle classi privilegiate, e meno ancora, quello delle loro risorse, di cui hanno anche una conoscenza molto astratta, e priva di qualsiasi riferimento alla realtà. 



Pierre Bourdieu, La distinzione. Critica sociale del gusto, Il Mulino, 1983 (ed. or. fr. 1979), pp. 378-380. 

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