Come nasce una storia d'amore nella prospettiva della neurobiologia evoluzionistica


Per più di cinque anni Buss ha studiato le preferenze di oltre diecimila individui appartenenti a trentasette culture diverse: dai tedeschi occidentali agli abitanti di Taiwan, dai pigmei Mbuti agli esquimesi delle Aleutine, in ogni cultura le donne si preoccupano poco delle attrattive fisiche di un potenziale marito, mentre sono più interessate alle sue risorse materiali e alla sua posizione sociale. Rob aveva raccontato a Melissa di essere un consulente di marketing: San Francisco ne sfornava parecchi ma Melissa, che ne aveva visti molti rimanere a spasso, non sembrava accorgersi che era proprio questo ciò che le rendeva difficile stabilire se Rob fosse l'uomo ideale o il diversivo di una sera.

[Lo studio di Buss è consultabile a questo indirizzo: 
https://www.researchgate.net/publication/29871054_International_Preferences_in_Selecting_Mates_A_Study_of_37_Cultures ]

Le conclusioni di Buss possono suonare sgradevoli oggigiorno, epoca in cui molte donne raggiungono alti traguardi professionali e sono orgogliose della propria indipendenza sociale ed economica. Tuttavia questa indagine mostra che in tutte le trentasette culture prese in esame le donne, indipendentemente dal proprio patrimonio e dalla propria capacità di guadagno, nel valutare un partner attribuiscono molta più importanza a queste qualità di quanto facciano i maschi. Anche se Melissa è autosufficiente dal punto di vista economico, esige che il compagno sia grado di contribuire. Le femmine di uccello giardiniere condividono le stesse preferenze, scegliendo di accoppiarsi con il maschio che ha costruito il nido più bello. Mio marito dice per scherzo di assomigliare a un uccello giardiniere, dato che ha costruito una bella casa parecchi anni prima che ci incontrassimo. I ricercatori hanno scoperto inoltre che le donne cercano compagni in media dieci centimetri più alti e di tre anni mezzo più vecchi di loro. Poiché tali preferenze femminili sono universali, secondo gli scienziati ne consegue che fanno parte dell'architettura ereditaria del sistema cerebrale femminile preposta alla selezione del compagno.

Secondo Robert Trivers, pioniere della biologia evoluzionista alla Rutgers University, scegliere un compagno in base a queste caratteristiche è un'accorta strategia di investimento. Le femmine umane dispongono di un numero limitato di uova, rispetto ai maschi investono molte più energie nel mettere al mondo e allevare i figli. Essere estremamente caute è un atteggiamento vincente. Ecco perché Melissa non si precipitò a letto con Rob la prima sera, anche se la dopamina e il testosterone che le inondavano i circuiti cerebrali dell'attrazione rendevano difficile resistergli, e questo è anche il motivo per cui conservò la sua agendina con i nomi di altri uomini. Mentre un maschio può fecondare una donna tramite un unico rapporto sessuale e poi andarsene, una donna deve affrontare nove mesi di gravidanza, i rischi del parto, l'allattamento e il compito oneroso di cercare di assicurare la sopravvivenza del bambino. Le antenate costrette ad affrontare queste sfide da sole è probabile abbiano avuto meno successo nel tramandare i propri geni. Benché oggi le madri single siano diventate un fenomeno abbastanza comune, è ancora da verificare quanto successo avrà tale modello sociale. In alcune culture primitive ancora oggi la presenza di un padre triplica il tasso di sopravvivenza dei figli. Di conseguenza, per le femmine la scommessa dall'esito più sicuro coincide con la scelta di un compagno che presumibilmente resterà loro accanto per lungo tempo, proteggendo loro stesse e i bambini, e migliorando le condizioni di vita.

Melissa si comportò in modo astuto prendendosi il tempo necessario per assicurarsi che Rob fosse una buona conquista. Sognava un marito da amare e che ricambiasse sinceramente il suo amore, mentre la sua paura più grande era di legarsi a un uomo infedele, com'era accaduto a sua madre. Dopo quella sera, accumulò un certo numero di indizi positivi: Rob era più alto, più vecchio, e sembrava avesse una buona situazione finanziaria. Secondo il grandioso schema dell'età della pietra possedeva i requisiti necessari, ma non era ancora chiaro se fosse proprio l'uomo giusto con cui trascorrere tutta la vita.

[...]

Se gli ancestrali circuiti cerebrali di Melissa stavano soppesando i beni e la capacità protettiva di Rob, che cosa cercava il cervello di lui in una compagna a lungo termine? Qualcosa di completamente diverso, secondo Buss e altri scienziati. Ovunque nel mondo gli uomini preferiscono mogli fisicamente attraenti, fra i venti e i quarant'anni, in media di due anni e mezzo più giovani, che abbiano pelle luminosa, occhi brillanti, labbra piene, capelli lucenti e figura sinuosa. Il fatto che tali preferenze si ritrovino in ogni cultura indica che fanno parte del retaggio degli antichi progenitori, ancora ben radicato negli uomini d'oggi. Rob non aveva una fissazione particolare per le ragazze dai riccioli lucenti: i capelli di Melissa fecero scattare il suo atavico meccanismo dell'attrazione.

Perché questi particolari criteri sono in cima alla lista dei desideri maschili? Dal punto di vista pratico, tutti questi tratti, per quanto superficiali possano sembrare, sono forti ed evidenti indizi di fertilità. Gli uomini possono esserne più o meno consapevoli, ma il loro cervello sa che la fertilità femminile garantisce il miglior rendimento per un investimento riproduttivo. Potendo contare su decine di milioni di spermatozoi, gli uomini sono in grado di generare un numero quasi illimitato di discendenti, purché riescano a trovare abbastanza femmine fertili con cui accoppiarsi. Nel corso di milioni di anni, quindi, i circuiti cerebrali maschili si sono evoluti allo scopo di individuare nelle donne immediati segnali visibili della loro fertilità. Naturalmente l'età è un fattore importante, come anche la salute. Grande vitalità, portamento spigliato, tratti somatici simmetrici, pelle liscia, capelli lucenti e labbra turgide, grazie all'azione degli estrogeni, sono indicatori facilmente rilevabili di giovane età, fertilità e salute. Non è quindi strano che le donne ricorrano alle iniezioni di collagene e di botulino per ottenere labbra tumide e per spianare le rughe.

Anche la forma del corpo è un ottimo indicatore di fertilità... non importa se fornito di protesi al silicone. Prima della pubertà, maschi e femmine hanno forme simili, soprattutto riguardo alla proporzione fra vita e fianchi. Una volta entrati in gioco gli ormoni sessuali, tuttavia, le femmine sane sviluppano forme più morbide, con il giro vita di circa un terzo più stretto del giro fianchi. Le donne con queste caratteristiche fisiche producono più estrogeni e restano incinte con maggiore facilità a un'età inferiore rispetto a quelle con caratteristiche più androgine. Poiché la gravidanza altera radicalmente la silhouette di una donna, una vita sottile fornisce quindi un indizio istantaneo sulla sua disponibilità riproduttiva. La reputazione sociale è spesso un altro fattore nella valutazione maschile, perché i maschi di maggior successo dal punto di vista riproduttivo hanno bisogno di scegliere donne che si accoppieranno solo con loro: vogliono essere certi della paternità, ma anche di poter contare sulle doti materne di una donna per garantirsi che i propri discendenti crescano sani e robusti. Se Melissa fosse andata subito a letto con Rob o si fosse vantata con lui delle precedenti conquiste, il cervello primordiale dell'uomo l'avrebbe giudicata una donna di malaffare, naturalmente incline al tradimento. Il fatto che sulla pista da ballo si fosse dimostrata affettuosa e che se ne fosse andata a casa in taxi a un'ora decente gli dimostrò che era la persona giusta con la quale legarsi a lungo termine.

[...]

Rob le lasciò un messaggio sulla segreteria telefonica e Melissa aspettò qualche giorno prima di richiamarlo: benché al primo appuntamento si fossero baciati, non aveva intenzione di andare a letto con lui prima di averlo conosciuto meglio. Era straordinariamente affascinante e divertente, sembrava conducesse una vita regolare, ma Melissa aveva bisogno in modo viscerale di potersi fidare totalmente di lui. Dal momento che il contatto con uno sconosciuto attiva le aree cerebrali dell'ansia, i circuiti della sua amigdala adibiti al controllo della paura erano ancora allerta. Una naturale cautela nei confronti degli estranei è innata sia nei maschi che nelle femmine, ma soprattutto le donne, quando stanno cercando un compagno, ne vagliano fin da subito con attenzione estrema la disponibilità a un impegno duraturo.

Sedurre e abbandonare è un vecchio trucco che risale al debutto della specie umana. Alcuni antropologi ipotizzano che la selezione naturale abbia favorito uomini abili nell'ingannare le donne in modo da ottenerne il consenso all'accoppiamento; di conseguenza, le femmine hanno dovuto diventare ancor più abili nell'individuare bugie ed esagerazioni, e il cervello femminile è riuscito molto bene ad adattarsi a questo compito. Uno studio condotto dalla psicologa Eleanor Maccoby della Stanford University ha dimostrato, per esempio, che le ragazze imparano a scoprire la differenza tra realtà e giochi di simulazione prima dei ragazzi. Raggiunta l'età adulta, le donne moderne hanno ormai affinato la propria capacità di leggere le sfumature emozionali nei toni di voce, negli sguardi e nelle espressioni facciali.

Forte di questa maggiore cautela, il cervello femminile accetta di essere travolto dall'infatuazione o dalla pura eccitazione erotica così come quello maschile. Le donne raggiungono uno stadio di coinvolgimento sentimentale uguale o maggiore, ma sono spesso più lente dei maschi nel confessare di essersi innamorate, e più prudenti nelle settimane e nei mesi iniziali di una relazione. Il cervello maschile ha un diverso circuito neurologico dell'amore. Le tomografie cerebrali di donne innamorate mostrano un'accresciuta attività in molte più aree, in particolare nei circuiti delle sensazioni viscerali, dell'attenzione e della memoria, mentre gli uomini innamorati in quelle dell'elaborazione visiva. Il potenziamento di questo genere di connessione può spiegare perché gli uomini tendano a innamorarsi «a prima vista» più facilmente delle donne.

Quando una persona si innamora, i percorsi cerebrali che inducono alla cautela e al pensiero critico vengono abbandonati. Secondo uno studio di Helen Fisher, antropologa alla Rutgers University, è possibile che l'evoluzione abbia portato allo sviluppo dei circuiti cerebrali dell'innamoramento per acconsentire alle donne di trovare un compagno e di concentrarsi esclusivamente su di lui: questo processo sembrerebbe essere aiutato dalla limitazione delle critiche mosse ai difetti della persona amata. Proprio in questo studio, più donne che uomini hanno affermato di non badare molto ai difetti della persona amata, e hanno ottenuto risultati più alti nel test che misurava il grado di passione amorosa.

[...]

Melissa e Rob parlavano al telefono quasi ogni sera, e ogni sabato si incontravano al parco per portare a spasso il cane di lui o nell'appartamento di lei per guardare gli ultimi sviluppi del suo ultimo film. Rob aveva finalmente smesso di parlare della precedente fidanzata, Ruth, e ciò fece pensare a Melissa di non essere soltanto un'avventura, e che egli fosse pronto a dedicarsi esclusivamente a lei. Involontariamente si era già innamorata, ma non glielo aveva ancora confessato. Cominciò a reagire con calore alle sue dimostrazioni d'affetto, permettendo al proprio impulso sessuale di raggiungere quello amoroso.

Dopo tre mesi finalmente, al termine di una giornata passata distesi al sole nel parco, rapiti l'uno dall'altra, Melissa e Rob fecero l'amore con passione. La coppia stava ormai vivendo un rapporto d'amore completo sotto tutti gli aspetti.

Per gli uomini come per le donne, innamorarsi è uno dei comportamenti o stati cerebrali più irrazionali e del tutto involontari che si possano immaginare. Negli struggimenti che una nuova storia d'amore inevitabilmente porta con sé, il cervello diventa «illogico», letteralmente cieco alle manchevolezze dell'amante. L'amore appassionato o anche la semplice infatuazione, è uno stato cerebrale ben documentato: fa capo agli stessi circuiti cerebrali che governano ossessioni, manie, ebbrezza, sette e fame. Non si tratta di un'emozione, ma intensifica o attenua le altre emozioni. I circuiti dell'innamoramento costituiscono prima di tutto un sistema motivazionale, distinto dalla zona cerebrale dell'impulso sessuale, anche se è a essa sovrapposto. Questa febbrile attività cerebrale è alimentata da ormoni e sostanze neurochimiche, come dopamina, ossitocina, testosterone ed estrogeni.

I circuiti cerebrali che entrano in azione quando ci si innamora sono identici a quelli di un drogato che desideri disperatamente iniettarsi la dose successiva. Quando i circuiti dell'amore funzionano a pieno regime, l'amigdala - il sistema di paura-allarme - e la corteccia cingolata anteriore - sede della preoccupazione e del pensiero critico - lavorano al minimo. Una cosa molto simile accade quando si assume l'ecstasy: la normale diffidenza che gli umani provano nei confronti degli estranei è soppressa e si attivano i circuiti dell'amore. Quindi l'amore è una sorta di sballo naturale. I sintomi classici dell'innamoramento sono simili anche agli effetti iniziali di droghe come anfetamina, cocaina e oppiacei quali eroina, morfina e ossicodone cloridrato a rilascio prolungato: questi narcotici innescano il circuito cerebrale della gratificazione, provocando il rilascio di sostanze chimiche ed effetti simili a quelli di una storia d'amore. Di fatto, c'è qualcosa di vero nell'idea che si possa creare una dipendenza dall'amore. Gli innamorati, in particolare durante i primi sei mesi, bramano la sensazione estatica che lo stare insieme arreca e possono provare una reciproca, ineluttabile dipendenza. Studi sulla passione amorosa indicano che questo stato cerebrale dura all'incirca da sei a otto mesi: è così intenso che l'interesse, il benessere e la sopravvivenza della persona amata diventano importanti quanto i propri, se non di più.

Durante questa prima fase, Melissa memorizzava intensamente ogni dettaglio di Rob. Quando era costretta ad andare a Los Angeles per una settimana, per illustrare il progetto di un nuovo film, entrambi lottavano contro la tristezza della separazione; non si trattava di una mera fantasia: era una sofferenza provocata dall'astinenza neurochimica. Durante periodi di separazione fisica, quando è impossibile ogni effusione, può nascere un tremendo bisogno, quasi una fame fisica, della persona amata. C'è chi non si rende nemmeno conto di quanto sia innamorato finché non sperimenta concretamente l'assenza della persona amata. Si è abituati a ritenere che tale sensazione abbia un'origine soltanto psicologica, ma in realtà è anche fisica: in pratica il cervello si trova in uno stato di astinenza da droga. «La lontananza accresce l'amore» direbbe una madre alla figlia che si dispera perché il suo lui è fuori città. Ricordo i primi giorni in cui uscivo con il mio futuro marito: io già sapevo che si trattava di «quello giusto» ma lui ancora lo ignorava. Durante una breve separazione, lui «decise» che dovevamo sposarci... Sia ringraziata L'astinenza da dopamina e ossitocina!

Durante una separazione, nel cervello la spinta a riunirsi può raggiungere un picco febbrile. A metà della settimana, Rob era tanto disperato per la mancanza di contatto fisico con Melissa che saltò su un aereo pur di andare a trovarla almeno per un giorno. Una volta che si è di nuovo insieme, tutte le componenti del legame amoroso originario vengono ristabilite dalla dopamina e dall'ossitocina. Accarezzarsi, baciarsi, guardarsi, abbracciarsi e raggiungere l'orgasmo possono ristabilire nel cervello il legame chimico di amore e fiducia. Il flusso di ossitocina e dopamina sopprime ancora una volta l'ansia e lo scetticismo, e rafforza i circuiti cerebrali dell'amore.

Spesso le madri ammoniscono le figlie a non avere fretta di appiccicarsi a un nuovo ragazzo: consiglio che può essere molto più saggio di quanto si creda. L'atto di abbracciarsi o coccolarsi rilascia nel cervello, soprattutto in quello femminile, l'ormone ossitocina, e spinge a fidarsi del partner, e a credere a qualunque cosa egli racconti. Iniettando ossitocina o dopamina nel cervello di una femmina di mammifero sociale, si può avere come conseguenza uno scambio di tenerezze e la formazione di una coppia, anche in assenza di innamoramento e approccio sessuale. Nel corso di un esperimento condotto in Svizzera, i ricercatori hanno somministrato uno spray nasale contenente ossitocina a un gruppo di investitori, confrontandolo successivamente con un altro gruppo a cui era stato somministrato un placebo: il primo campione, trattato con ossitocina, offrì il doppio del denaro rispetto al secondo, ed era più disposto a fidarsi di un estraneo che si atteggiava a consulente finanziario, sicuro che l'investimento avrebbe reso. Lo studio concluse che l'ossitocina agisce sui circuiti cerebrali della fiducia.

Un altro esperimento ha dimostrato che nel cervello si verifica un naturale rilascio di ossitocina dopo un abbraccio di venti secondi da parte del partner, attivando i circuiti cerebrali della fiducia. Meglio quindi non lasciarsi abbracciare da un uomo, se non si ha deciso di fidarsi di lui. Anche tutte le altre effusioni che provocano emozioni piacevoli - toccarsi, guardarsi negli occhi, baciarsi, raggiungere l'orgasmo - rilasciano ossitocina nel cervello femminile, contribuendo a mettere in azione i circuiti cerebrali dell'amore. Anche gli estrogeni e il progesterone sollecitano lo stabilirsi di una relazione, aumentando nel cervello femminile i livelli di ossitocina e dopamina. Uno studio ha rilevato che in alcune settimane del ciclo mestruale le femmine ricevono una scossa di gratificazione dalle sostanze chimiche cerebrali; questi ormoni attivano poi i circuiti dell'amore e della cura, e spengono quelli della cautela e dell'avversione. In altre parole, se circolano alti livelli di ossitocina e dopamina, la capacità di giudizio viene azzerata: questi ormoni attutiscono il pensiero critico.

L'impulso a innamorarsi aleggia sempre sullo sfondo. Man mano che il tempo passa, per mantenere vivo il legame emotivo è sufficiente una minore stimolazione da parte di ossitocina e dopamina. In questo modo non c'è più bisogno di passare ventiquattr'ore al giorno stretti in un abbraccio.

L'impulso fondamentale che spinge a instaurare un legame amoroso è radicato nel cervello: lo sviluppo cerebrale in utero, la quantità di affetto ricevuto durante l'infanzia e le esperienze emotive determinano una variazione nei circuiti cerebrali deputati all'amore e alla fiducia verso il prossimo. Melissa sapeva che suo padre era un donnaiolo, e ciò la rendeva più restia a innamorarsi e affezionarsi. La propensione a innamorarsi e a costruire un legame affettivo può venire quindi influenzata dalle variazioni nei circuiti cerebrali a cui l'esperienza e lo stato ormonale del cervello danno origine. D'altronde anche una situazione di disagio può contribuire al formarsi di un legame sentimentale o al suo disfacimento. L'attaccamento emotivo che si stabilisce con chi ci ha accuditi può durare per tutta la vita: grazie alla reiterazione di cure parentali fisiche ed emotive, queste figure della prima infanzia, solide e prevedibili, entrano nel patrimonio del cervello, contribuendo a formare i circuiti cerebrali della sicurezza. La mancanza di tali esperienze diminuisce o inibisce del tutto la creazione di questi circuiti: è ancora possibile innamorarsi a breve termine, ma può essere più difficile provare un attaccamento emotivo e conservarlo per lungo tempo.

[...]

Come fa il sentimento pressante che spinge a desiderare di avere accanto un uomo ogni minuto del giorno a trasformarsi in uno stato mentale che porta a dire: «Oh, ciao! Sei tu, caro? Come vanno le cose?». A poco a poco l'afflusso di dopamina nel cervello si attenua. Se si facesse una risonanza magnetica per visualizzare i cambiamenti cerebrali che si verificano quando una donna passa dallo stato di innamoramento alla routine di un amore consolidato, si vedrebbero i circuiti del piacere-gratificazione e quelli della fame-desiderio affievolirsi, mentre i circuiti dell'attaccamento e del legame si accendono di una calda luce gialla.

Si sa che le sensazioni estatiche della passione amorosa non durano in eterno, e per alcuni la perdita di intensità può essere deprimente. Per tale ragione fissai un appuntamento a Melissa. Il suo legame con Rob durava da un anno, quando venne da me raccontandomi che mentre durante i primi cinque mesi avevano avuto meravigliosi ed eccitanti rapporti sessuali ogni giorno, ora che vivevano insieme, avevano entrambi un lavoro impegnativo e si iniziava a parlare di figli e matrimonio, lei aveva cominciato a sentirsi «tiepida» nei confronti della loro relazione. Istintivamente non si sentiva più tanto sicura, e trovava allarmante provare meno interesse per il sesso, non perché avesse incontrato o desiderasse qualcun altro, ma perché ora, in confronto ai primi cinque mesi, le mancavano quella passione e quell'eccitazione che si era abituata ad aspettarsi. Che cosa c'era di «sbagliato» in lei? Era normale? Rob era l'uomo giusto? Se la scintilla sessuale e le sensazioni intense del loro rapporto si erano spente, avrebbe potuto essere felice con lui a lungo termine?

Molte persone pensano, come Melissa, che passata l'ubriacatura romantica, tipica delle prime fasi dell'innamoramento, il rapporto di coppia sia destinato a naufragare. In realtà, può darsi che si tratti solo di una fase di passaggio verso una relazione più importante e più duratura, guidata da altri circuiti neurologici. Gli scienziati ritengono che la «rete dell'attaccamento affettivo» sia un sistema cerebrale distinto, che sostituisce l'intensità vertiginosa della passione con una sensazione più durevole di pace, calma ed appartenenza. In questa fase, oltre alle eccitanti sostanze chimiche del piacere - come la dopamina - il sistema dell'attaccamento affettivo rilascia con regolarità maggiori quantità di ossitocina in modo che i partner continuino a provare piacere nella compagnia reciproca: i circuiti cerebrali che governano l'impegno a lungo termine e il mantenimento del legame diventano più attivi. Quando i ricercatori dell'University College di Londra condussero uno studio per immagini sul cervello di persone che avevano relazioni amorose da due o tre anni, scoprirono che invece di accendersi i circuiti dell'amore passionale che producono dopamina, si illuminavano le aree cerebrali legate al giudizio critico. Nei mesi e negli anni successivi all'innamoramento, l'attività del circuito cerebrale dell'attaccamento viene mantenuta e rinforzata da esperienze piacevoli e positive, che rilasciano ossitocina.

Dal punto di vista pratico, il passaggio dall'amore cieco a un tranquillo legame di coppia è sensato. Dopo tutto, se i genitori continuassero a concentrarsi esclusivamente l'uno sull'altro, sarebbe per loro quasi impossibile badare ai figli. Il calo della passione amorosa e dell'intensità sessuale sembra fatto apposta per favorire la sopravvivenza dei geni: non è un segno che l'amore si sta raffreddando, ma soltanto che sta passando a una nuova fase più sostenibile sul lungo periodo, con legami forgiati da due neurormoni: la vasopressina e l'ossitocina.

Il comportamento sociale è controllato da questi neurormoni secreti dalla ghiandola pituitaria e dall'ipotalamo. Per stabilire legami sociali e genitoriali il cervello maschile usa soprattutto la vasopressina, quello femminile invece ossitocina ed estrogeni. Si ritiene che per legarsi con successo a una compagna, gli uomini abbiano bisogno di entrambi questi neurormoni. Stimolata dal testosterone e scatenata dall'orgasmo, la vasopressina fa aumentare l'energia, l'attenzione e l'aggressività maschile. Quando gli uomini innamorati ne sperimentano gli effetti, riescono a concentrarsi al massimo sulla persona amata e la pensano intensamente anche quando è lontana dagli occhi.

Le donne, al contrario, possono legarsi a un compagno anche in seguito al rilascio di dopamina e ossitocina provocato dal contatto fisico e dalle reciproche effusioni sessuali. Forse scaldarmi i piedi non è il compito primario di mio marito a letto, ma lo sono le coccole per favorire il rilascio di ossitocina. Con il tempo, anche solamente la vista dell'amato può stimolare la donna a produrre ossitocina.

L'eccezionale potere di unione dell'ossitocina e della vasopressina è stato studiato a fondo da Sue Carter nelle arvicole, piccoli roditori che si legano per tutta la vita a un unico partner. Al primo incontro le arvicole sono travolte dalla passione fisica, come gli esseri umani, e passano due giorni dedicandosi quasi ininterrottamente al sesso. Gli studi della Carter hanno dimostrato che l'atto sessuale facilita la secrezione di grandi quantità di ossitocina nel cervello femminile e di vasopressina in quello maschile. Questi due ormoni a loro volta aumentano i livelli di dopamina - la sostanza chimica del piacere - grazie a cui la coppia di arvicole potrà rimanere unita per tutta la vita.

Sia nei maschi sia nelle femmine, l'ossitocina provoca rilassamento, coraggio, entusiasmo e soddisfazione verso l'altro, ma affinché i suoi effetti durino a lungo, il sistema cerebrale dell'attaccamento ha bisogno di essere attivato ripetutamente, quasi ogni giorno, dall'ossitocina, stimolata a sua volta dalla vicinanza e dal contatto fisico. Secondo uno studio della ricercatrice svedese Kerstin Uvnäs-Moberg, per mantenere costante il livello di ossitocina gli uomini hanno bisogno di contatti fisici due o tre volte più spesso delle donne. Senza contatti frequenti - per esempio quando i partner sono lontani - i circuiti e recettori cerebrali di dopamina e ossitocina possono impoverirsi. Le coppie possono non rendersi conto di quanto dipendono dalla reciproca presenza fisica finché non si separano per un po': ma ogni volta l'ossitocina li farà tornare l'uno dall'altro, alla ricerca di piacere, conforto e serenità.



Louann Brizendine, Il cervello delle donne, Rizzoli, 2009, pp. 88-103 [ho omesso le numerose note che rimandano agli studi specialistici da cui sono tratti i riferimenti scientifici. Pur essendo questo un testo divulgativo, scritto in uno stile brillante e colloquiale, si tratta di uno studio serio e ben documentato, come mostra la corposa bibliografia specialistica fornita al lettore]

Commenti