Movimenti millenaristici e totalitarismi moderni

[ Da confrontare con quanto dice Alberoni in Genesi a proposito del marxismo come versione moderna del millenarismo medievale: v. post del 09/11/2014]

[...] con Marx la storia si è spogliata di ogni significato trascendente: essa è soltanto l'epifania della lotta delle classi. In quale misura una tale teoria poteva giustificare le sofferenze storiche? Non resta che interrogare, tra le altre, la resistenza patetica di un Bielinski o di un Dostojevskij, che si chiedevano come potevano essere redenti, nella prospettiva della dialettica di Hegel e di Marx, tutti i drammi dell'oppressione, le calamità collettive, le deportazioni, le umiliazioni e i massacri di cui è piena la storia universale.

Il marxismo conserva tuttavia un senso alla storia. Gli avvenimenti non sono per esso una successione di accidenti arbitrari, ma rivelano una struttura coerente e soprattutto conducono a uno scopo preciso: l'eliminazione finale del terrore della storia, la « salvezza ». Al termine della filosofia marxistica della storia si trova così l'età dell'oro delle escatologie arcaiche. In questo senso è vero dire che non solamente Marx ha « rimesso alla filosofia di Hegel i piedi in terra », ma anche che ha rivalorizzato a un livello esclusivamente umano il mito primitivo dell'età dell'oro, con la differenza che egli situa l'età dell'oro esclusivamente al termine della storia invece di porla anche all'inizio. Questo è, per il militante marxista, il segreto del rimedio al terrore della storia: come i contemporanei di una « età oscura » si consolavano dell'accrescimento delle loro sofferenze, dicendosi che l'aggravarsi del male fa precipitare la liberazione finale, anche il militante marxista del nostro tempo, nel dramma provocato dalla pressione della storia, vede un male necessario, il prodromo del vicino trionfo che sta per porre fine per sempre a ogni « male » storico. [Mit. Et. Rit., pp. 188-89]



Il cristianesimo, divenuto religione ufficiale dell'Impero Romano, condannò il millenarismo come eretico, benché illustri Padri lo avessero, in passato, professato. Ma la Chiesa aveva accettato la Storia, e l'eschaton non era più un avvenimento così imminente come durante le persecuzioni. Il Mondo, questo mondo, con tutti i suoi peccati, le sue ingiustizie e le sue crudeltà, continuava. Solamente Dio conosceva l'ora della Fine del Mondo, e una cosa sembrava certa: questa Fine non era per domani. Con il trionfo della Chiesa, il Regno dei Cieli si trovava già sulla Terra e in un certo senso il vecchio mondo era già stato distrutto. Si può riconoscere nell'antimillenarismo ufficiale della Chiesa la prima manifestazione della dottrina del progresso. La Chiesa aveva accettato il Mondo com'era, sforzandosi di rendere l'esistenza umana un po' meno infelice di quanto non fosse durante le grandi crisi storiche; la Chiesa aveva assunto questa posizione contro i profeti, i visionari, gli apocalittici di ogni tipo.

Qualche secolo più tardi, dopo l'irruzione dell'Islam nel Mediterraneo, ma soprattutto dopo l'xi secolo, i movimenti millenaristici ed escatologici compaiono di nuovo, questa volta diretti contro la Chiesa oppure contro la sua gerarchia. Questi movimenti hanno un certo numero di caratteristiche comuni: i loro ispiratori attendono e proclamano la restaurazione del Paradiso sulla Terra dopo un periodo di prove e di terribili cataclismi. La Fine imminente del Mondo era attesa anche da Lutero. Per secoli si ritrova, a più riprese, la stessa idea religiosa: questo mondo — il Mondo della Storia — è ingiusto, abominevole, demoniaco; fortunatamente, sta già marcendo, le catastrofi sono cominciate, questo vecchio mondo si incrina da tutte le parti; molto prossimamente sarà annientato, le forze delle tenebre verranno definitivamente vinte e i « buoni » trionferanno, il Paradiso sarà riconquistato. Tutti i movimenti millenaristici ed escatologici dimostrano ottimismo. Essi reagiscono contro il terrore della Storia con una forza che solamente l'estrema disperazione può suscitare. Ma, da secoli, le grandi confessioni cristiane non conoscono più la tensione escatologica. L'attesa della Fine del Mondo e l'imminenza dell'Ultimo Giudizio, non caratterizzano alcuna delle grandi Chiese cristiane. Il millenarismo sopravvive faticosamente in alcune sette cristiane recenti.

La mitologia escatologica e millenaristica ha fatto la sua ricomparsa in questi ultimi tempi in Europa con due movimenti politici totalitari. Anche se in apparenza radicalmente secolarizzati, il nazismo ed il comunismo sono carichi di elementi escatologici; annunciano la Fine di questo mondo e l'inizio di un'era di abbondanza e di beatitudine. Norman Cohn, l'autore del più recente libro sul millenarismo, scrive a proposito del nazional-socialismo e del marxismo-leninismo: « Sotto il gergo pseudo-scientifico, di cui l'uno e l'altro si servono, si ritrova una visione delle cose che richiama singolarmente le elucubrazioni alle quali ci si abbandonava nel Medioevo. La lotta finale, decisiva, degli Eletti (siano " ariani " oppure" proletari ") contro gli eserciti del demonio (Ebrei oppure " borghesi "); la gioia di dominare il mondo o quella di vivere nella assoluta uguaglianza, o entrambe ad un tempo, accordata, secondo un decreto della Provvidenza, agli Eletti che troveranno così un compenso a tutte le loro sofferenze; il compimento dei fini ultimi della Storia in un universo finalmente liberato dal male, ecco alcune vecchie chimere che accarezziamo ancora oggi » [Mito e realtà, pp. 94-96]

Per quanto riguarda il comunismo marxista, non si è mancato di mettere in risalto le sue strutture escatologiche e millenaristiche. Abbiamo poco fa notato che Marx aveva ripreso uno dei grandi miti escatologici del mondo ariano-mediterraneo, cioè: la funzione redentrice del Giusto (ai nostri giorni, il proletariato), le cui sofferenze sono chiamate a cambiare lo stato ontologico del mondo. « Infatti, la società senza classi di Marx e la conseguente scomparsa delle tensioni storiche trovano il loro precedente più esatto nel mito della Età dell'Oro che, secondo molteplici tradizioni, caratterizza l'inizio e la fine della Storia. Marx ha arricchito questo mito venerabile di tutta un'ideologia messianica giudeo-cristiana: da una parte, il ruolo profetico e la funzione soteriologica che accorda al  proletariato; dall'altra, la lotta finale tra il Bene e il Male, che si può facilmente accostare al conflitto apocalittico tra Cristo e l'Anticristo, seguito dalla vittoria definitiva del primo. È anche significativo che Marx riprenda per conto suo la speranza escatologica giudeo-cristiana di una fine assoluta della Storia; si separa in ciò dagli altri filosofi storicisti (per esempio, Croce, oppure Ortega y Gasset), per i quali le tensioni della Storia sono consustanziali alla condizione umana e perciò non possono mai essere abolite completamente » [Mito e realtà, p. 218]


Mircea Eliade, Il mito dell'eterno ritorno, Borla, 1975 (ed. or. fr. 1947); Mito e realtà, Borla, 2007 (ed. or. 1963) [ho omesso le note].

Commenti