Il fenomeno delle madri di guerra e l'impulso alla riproduzione nelle situazioni di pericolo di morte

Le ragazze e le donne che non prestano servizio di guerra, o perché sono sempre state particolarmente passive o perché sono paralizzate dalla paura della guerra stessa, corrono naturalmente pericoli anche maggiori: o si rifugiano nelle loro case senza partecipare affatto alle attività belliche, oppure offrono una partecipazione che assume un carattere di completa passività e di devozione. Fra loro s'incontrano molte « madri di guerra ».

Vale  la pena di dedicare un'attenzione particolare a queste « madri di guerra », dal punto di vista psicologico; in molti casi il fattore responsabile di questo fenomeno è la psicologia dell'uomo in guerra. A quanto riferiscono i testimoni, l'eccitamento sessuale del soldato è particolarmente intenso immediatamente prima di entrare in azione, durante il fervore dei preparativi, o nelle soste della battaglia. Quest'osservazione, ripetutamente confermata, fa pensare che, di fronte all'imminente pericolo di morte, sorga nell'uomo il bisogno di assicurarsi l'immortalità, e anche in lui, per quanto inconsciamente, l'atto sessuale si pone al servizio della funzione riproduttiva. « Tu sei anche me, ora. Tu sei tutto quello che resterà di me », dice Robert Jordan nel libro di Hemingway Per chi suona la campana, e queste simboliche parole divengono realtà vissuta per molti uomini che si considerano votati alla morte. Nei momenti di maggiore tensione, gli esseri umani hanno tendenza a vivere la realtà in una maniera molto più primitiva, vale a dire non solo obiettivamente, ma anche simbolicamente. Questo metodo simbolico di vincere la morte si conclude con ben reali gravidanze, non coscientemente volute, ma realizzate perché le ragazze, uniformandosi al desiderio incosciente dell'uomo, accolgono la sua proposta non espressa e si lasciano fecondare dal « soldato sconosciuto »; esse si lasciano sedurre non perché cedono al loro eccitamento sessuale, ma perché obbediscono alla brama di vita dell'altro. È  questo un fattore della massima importanza anche per molte giovani mogli e ragazze non sposate, che si affrettano a divenire incinte dei loro mariti o amanti prima che questi vengano chiamati sotto le armi. Il desiderio di continuare ad essere in relazione con l'uomo lontano e di assicurarsi un avvenire unite a lui è certo una delle ragioni di questo comportamento, ma il pericolo della morte, in quanto accresce il desiderio di perpetuare la vita, è un fattore incosciente, ma assai più importante.

Nell'atmosfera d'eccezione determinata dalla guerra, l'uomo, invaso dalla paura di scomparire, sente con intensità molto maggiore del solito la proiezione fisica e spirituale di se stesso nella donna attraverso l'atto sessuale, e questo sentimento si manifesta nel bisogno incosciente di generare un figlio. Coloro che hanno tendenza all'introspezione, in seguito si rendono conto d'aver provato questo bisogno e c'illuminano su questo fatto, che altrimenti conosceremmo solo attraverso l'opera degli scrittori o attraverso quanto sappiamo dei malati di mente.

È interessante su questo argomento ricordare la descrizione che fa Strindberg della sua esperienza personale. In una crisi di gelosia morbosa, egli fu invaso in senso negativo dallo stesso sentimento che l'eroe di Hemingway prova in senso positivo: pensava di aver perso nei rapporti sessuali con una donna che riteneva infedele una parte della sua anima. Era disperato, perché aveva mescolato il proprio sangue con quello dell'altra e le aveva donato le sue energie; voleva riprendere se stesso, reclamava quella parte di sé, senza la quale non poteva più vivere. Sembra che individui mentalmente sani possano, in determinate condizioni, provare le stesse sensazioni che Strindberg provò come psicopatico; per prepararsi psicologicamente alla morte, essi fanno appello a tutti gli dèi della vita. Quanto alla donna, il desiderio di continuare in un figlio la relazione sessuale con l'uomo, è sempre presente, e non solamente in tempo di guerra, perché le idee di morte e di rinascita legate all'atto della generazione sono profondamente radicate nell'anima femminile. Questa tendenza intima s'unisce all'identificazione con l'uomo (specialmente se la relazione amorosa è armonica), e l'appello agli dèi della vita si manifesta in quelle numerose gravidanze che si verificano nelle condizioni più sfavorevoli, e contro la volontà cosciente della donna stessa.


Helene Deutsch, Psicologia della donna nell'adolescenza, Edizioni Scientifiche Einaudi, 1957 (ed. or. 1945), pp. 358-360.

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