Il masochismo femminile

La piccola stenografa che adora il suo principale, chiunque egli sia, e sopporta i suoi peggiori momenti di cattivo umore, dicendosi che lo fa per non perdere il posto, la donna sensibile che non può separarsi dal marito brutale, perché lo ama «nonostante» (in verità «per») la sua brutalità, e la collaboratrice attiva e piena di talento che consacra tutte le sue facoltà d'intuizione all'opera del suo maestro, tutte sono felici in queste situazioni e rimuovono i loro desideri erotici. La contadina slava che si lascia battere dal marito ubriaco e dichiara tristemente: «Non mi ama, non mi batte più!», l'eroina e la prostituta, tutte sono felici o infelici secondo l'intensità del loro masochismo femminile e secondo la loro maggiore o minore capacità d'utilizzarlo o di assimilarlo. Dal successo o dal fallimento di quest'assimilazione dipende se la donna si sviluppa armonicamente nella sua femminilità, diventa nevrotica, o acquista una personalità masochistica patologica.

In tutti gli esempi che abbiamo dato, la linea di confine tra «normale» e «patologico» è incerta; una cosa è comune però, e cioè il fatto che la componente masochistica, qualsiasi forma assuma, rimane, quale fonte o condizione di piacere, completamente inconscia: anche le donne il cui masochismo supera quantitativamente il limite della normalità, non si rendono conto che esse provocano o sopportano una situazione masochistica a causa (e non già nonostante) la sofferenza che gliene deriva.

C'è una funzione in cui la donna deve avere, se è bene adattata alla realtà, una certa dose di masochismo: è la funzione riproduttiva, che dall'inizio alla fine, anche se serve alla meta del piacere, richiede l'accettazione di un notevole dolore. I reali pericoli che comporta per la donna l'asservimento alle esigenze della specie la spingono ad assimilare il suo masochismo femminile e la sua angoscia umana. Ciò sembra in contraddizione con lo sforzo individuale per la conquista del piacere. Nelle funzioni genitali si devono conciliare due interessi contrastanti: quello dell'individuo che aspira al piacere, e quello della specie che comporta dolore; possono conciliarsi solo se il dolore viene a conquistare il carattere di piacere. Tutta la preparazione psicologica della donna alla funzione sessuale e a quella riproduttiva è in relazione alle idee masochistiche; in esse il coito è strettamente associato alla deflorazione, e la deflorazione allo stupro e a una dolorosa penetrazione nel corpo. L'accettazione sessuale, la preparazione psicologica - con promessa di piacere - all'atto sessuale attingono le componenti masochistiche a due fonti: una infantile, regressiva e costituzionale, l'altra reale: poiché la deflorazione è realmente dolorosa e implica la distruzione di una parte del corpo. Quanto alla fantasia di stupro, invece, si rivela solo un'esagerazione della realtà. L'accettazione d'un dolore associato a un piacere, o d'un piacere associato a un dolore, può arrivare a una connessione talmente stretta fra i due, che il piacere sessuale diventa condizionato alla sofferenza, e così la sessualità femminile acquista un carattere masochista. In effetti una certa dose di masochismo è necessaria nella donna come preparazione psicologica per l'adattamento alle funzioni sessuali, ma è chiaro che da questa situazione può scaturire il pericolo di una forma esagerata o patologicamente deformata.

Il secondo motivo di quest'associazione tra dolore e piacere deriva direttamente dalla funzione della riproduzione. Tutte le fantasie, coscienti o inconscie, relative al parto hanno, in tutte le fasi, un aspetto di dolore e di pericolo; di conseguenza, il desiderio di avere un figlio, per il fatto d'essere strettamente associato a queste fantasie, acquista un carattere masochistico. Anche qui è la realtà dei dolori del travaglio e tutto il processo cruento del parto che dà al masochismo la capacità di adattarsi alla realtà; e anche qui vi è il medesimo pericolo di deformazione patologica. Il piacere di avere un figlio può essere sostituito dal dolore del parto e dalle sofferenze della maternità; e in questo modo tutta la funzione riproduttiva viene a prendere un carattere anormalmente masochistico.

I rapporti della donna con i suoi organi genitali, la ferita del trauma genitale, le componenti emotive del complesso femminile d'evirazione [...], così pure la mestruazione, tutto contribuisce, naturalmente, al carattere masochistico delle sue funzioni sessuali.

Vediamo così che il masochismo ha una duplice parte nelle funzioni femminili sessuali e riproduttive: da una parte favorisce l'adattamento alla realtà per mezzo dell'accettazione del dolore, accettazione che è necessaria; dall'altra, al contrario, se è eccessivo provoca naturalmente una difesa e spinge la donna, per fuggire appunto i pericoli di un tale masochismo eccessivo, ad allontanarsi dai suoi compiti, dalla sua femminilità. Il masochismo avrà allora gli stessi effetti di un'anormale ipersensibilità al dolore prodotta da un esagerato amore di sé; quest'anormale sensibilità suscita una difesa, che può determinare disturbi di tutti i generi nelle funzioni femminili. Così la paura del parto può sorgere sia da un eccessivo masochismo che da un'eccessiva intolleranza narcisistica dell'io, il quale si rifiuta d'accettare qualsiasi disturbo. Ognuno di questi due importanti fattori della psiche, masochismo e narcisismo, può agire contro le esigenze della funzione della riproduzione. Perciò il  destino della donna, in quanto serva della specie, dipende dalla collaborazione armonica del masochismo e del narcisismo ¹.

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¹ A questo punto desidero difendere un mio precedente lavoro, male interpretato. K. Horney afferma che io considero il masochismo femminile come « una potenza elementare della vita mentale della donna » e che, secondo la mia concezione, «ciò che la donna desidera in ultima analisi nel coito è di essere conquistata e violentata; ciò che desidera nella vita mentale è d'essere umiliata ». È vero ch'io considero il masochismo « una potenza elementare della vita femminile », ma nei miei lavori precedenti, come anche in questo, ho cercato di dimostrare che uno dei compiti della donna consiste nel vincere questo masochismo, nell'incanalarlo su una via normale, proprio per potere così proteggersi da quei pericoli che Horney ritiene invece siano, secondo me, la dotazione « normale » della donna. Cfr. Horney, New Ways in Psychoanalysis, p. 110.


Helene Deutsch, Psicologia della donna nell'adolescenza, Edizioni Scientifiche Einaudi, 1957 (ed. or. 1945), pp. 262-264. [Ho omesso una nota bibliografica; sottolineature mie]

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