La "crisi della presenza" secondo Jung

[Il brano si ricollega, oltre che alle definizioni di Janet, alle ben note pagine di Frazer sui "pericoli dell'anima" e, tramite Janet, anche a De Martino, che derivò proprio da Janet e dal suo abaissement du niveau mental il concetto di "crisi della presenza"]

Riduzione della personalità

Con ciò s’intende un’alterazione della personalità nel senso della riduzione. Un esempio è ciò che nella psicologia primitiva viene definito “perdita dell’anima”. Si tratta di uno stato particolare che viene spiegato dal primitivo come scomparsa di un’anima: nella sua concezione, un’anima si allontana come un cane che di notte fugge via dal padrone. Compito dello stregone è dunque quello di riprendere l’anima fuggita. La perdita sopraggiunge spesso in modo improvviso e si estrinseca in un disturbo considerevole dello stato generale di salute. Il fenomeno è strettamente connesso con la natura della coscienza primitiva che non possiede la salda coesione della nostra coscienza. Noi disponiamo, infatti, della forza di volontà, che al primitivo manca. Egli ha bisogno di complicati esercizi per poter riuscire a ottenere un’attività cosciente, voluta, non semplicemente emotiva e istintiva. La nostra coscienza è, a confronto con quella, più sicura e fidata; ma qualcosa di simile può certamente accadere anche all’uomo civilizzato; in tal caso, però, non la si definisce “perdita dell’anima”, ma abaissement du niveau mental (per usare un concetto di Janet, che definisce adeguatamente il fenomeno). Si tratta di un allentamento della tensione cosciente, paragonabile all’abbassarsi della pressione barometrica che preannuncia il cattivo tempo. È diminuito d’intensità il tono; e ciò viene percepito anche soggettivamente come pesantezza, svogliatezza e tetraggine. Si è perduto il “piacere” e non si ha più il coraggio di affrontare l’attività quotidiana. Ci si sente come di piombo, poiché nulla vuol muoversi. Ciò deriva dal fatto che non abbiamo più energie disponibili. Questo fenomeno ben conosciuto corrisponde alla perdita dell’anima dei primitivi. Il senso di svogliatezza e di paralisi della volontà può giungere al punto che la personalità, per così dire, si sfalda, l’unità della coscienza s’interrompe, le singole parti della personalità si rendono autonome, sottraendosi così al controllo della coscienza. Da ciò scaturiscono per esempio campi anestetici o amnesie sistematiche; queste ultime sono fenomeni isterici di “perdita delle funzioni”. Questo termine medico corrisponde alla perdita dell’anima dei primitivi.

L’abaissement du niveau mental può essere la conseguenza di stanchezza fisica e psichica, di malattie somatiche, di affetti intensi e di shock; questi ultimi hanno un effetto particolarmente deleterio sulla sicurezza della personalità. L’abaissement ha sempre un effetto riduttivo sulla personalità totale. Esso riduce la fiducia in sé e il piacere dell’iniziativa, e, facendo crescere l’egocentrismo, restringe l’orizzonte spirituale. Esso può infine condurre allo sviluppo di una personalità essenzialmente negativa, adulterata rispetto a quella originaria.


Carl Gustav Jung, Gli archetipi e l'inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, 2014 (ediz. digitale formato epub), pp. 130-131/578 (ho omesso le note).

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