L'inconscio collettivo, la mente primitiva e quella moderna

Più su abbiamo ricondotto la limitazione degli istinti alla paura dei pericoli concreti che comporta l'esistenza in questo mondo. Nondimeno la realtà esterna non è l'unica fonte della paura inibitrice degli istinti, giacché sovente il primitivo paventa ancora di più una realtà "interna", cioè il mondo dei sogni, gli spiriti dei morti, i dèmoni, gli dèi e da ultimo, ma non per questo meno importanti, gli stregoni e le streghe. Il nostro razionalismo crede d'inaridire questa fonte di paura attirando l'attenzione sulla sua irrealtà, il fatto però è che si tratta di realtà psichiche interne alla cui natura irrazionale non ci si può accostare con motivi razionali. Vero è che all'intelletto del primitivo è possibile sottrarre determinate superstizioni, ma le parole non distoglieranno mai il primitivo dal vizio del bere, dalla depravazione morale, dalla sua disperazione. Esiste una realtà psichica inesorabile e spietata quanto il mondo esterno, ma altrettanto utile e soccorrevole quando si conoscano le vie e i mezzi di evitarne i pericoli e di scoprirne i tesori. "Magic is the science of the jungle" [la magia è la scienza della giungla], ha detto un giorno un celebre esploratore. L'uomo civilizzato, è vero, guarda con disprezzo alle superstizioni dei primitivi, il che è altrettanto stupido quanto disprezzare le armature e le alabarde, i castelli fortificati e le slanciate cattedrali del Medioevo. Gli strumenti primitivi sono efficaci in circostanze primitive quanto una mitragliatrice o una radio nelle condizioni d'oggi. Le nostre religioni e le nostre ideologie sociali e politiche possono essere intese come misure salutari e propiziatorie e possono venir paragonate alle rappresentazioni magiche primitive, e là dove mancano siffatte représentations collectives (secondo il termine di Lévy-Bruhl), s'insediano a riscontro idiosincrasie strambe e individualistiche, idee fisse, fobie e altri stati ossessivi, che in fatto di primitività non lasciano nulla a desiderare, per non parlare delle epidemie psichiche del nostro tempo, rispetto alle quali impallidisce perfino la caccia alle streghe del sedicesimo secolo.

Nonostante tutti i tentativi razionalistici per dare un'interpretazione diversa, la realtà psichica è e rimane una fonte genuina di angoscia che acquista in pericolosità quanto più la si nega. Gli istinti biologici urtano perciò non solo contro una barriera esterna, ma anche contro una barriera interna. Lo stesso sistema psichico, che da una parte si basa sulla concupiscenza degli istinti, poggia dall'altra su una volontà diretta in senso opposto, che è forte almeno quanto l'istinto biologico.

Quando non sia motivata da una necessità esterna, la volontà di rimuovere o di reprimere gli istinti naturali, o per essere più esatti di aver ragione del loro predominio (superbia) e della loro mancanza di coordinazione (concupiscientia), proviene da una fonte spirituale, cioè da immagini psichiche numinose. Queste immagini, concezioni, convinzioni o ideali operano in virtù dell'energia specifica dell'individuo, di cui non sempre egli può disporre a volontà per questo scopo, ma che gli viene per così dire estratta da queste immagini. Persino l'autorità paterna è di rado così grande da essere sufficiente a tenere durevolmente in soggezione lo spirito dei figliuoli. Ciò accade in effetti unicamente quando il padre fa appello o esprime quell'immagine che agli occhi di tutti gli uomini è numinosa o che almeno è sostenuta dal consenso generale. La suggestione esercitata da parte del mondo circostante è in sé conseguenza di quel carattere numinoso dell'immagine che a sua volta essa accresce. Se non esiste suggestione da parte dell'ambiente circostante, l'effetto collettivo dell'immagine sarà trascurabile o addirittura nullo, quand'anche essa in quanto esperienza individuale possieda grande intensità. Faccio menzione di questa circostanza perché la questione controversa è se le immagini interne, le représentation collectives, sono soltanto suggestioni del mondo circostante oppure esperienze originarie genuine e spontanee. Riguardo la prima concezione, è da osservare che essa non fa che differire la risposta, giacché il contenuto della suggestione deve pure avere avuto origine da qualche parte. Vi fu un tempo nel quale le enunciazioni mitiche erano originali, vale a dire esperienze primordiali numinose, e chiunque non voglia risparmiarsi la fatica dell'indagine, può osservare ancor oggi queste esperienze primordiali su sé stesso. Ho fornito un esempio di come un'enunciazione mitica (il fallo solare, cfr. pp. 107 sg.) possa tornare a ripetersi in condizioni ove non è possibile ravvisare alcuna possibilità di trasmissione. Il paziente era un piccolo impiegato di commercio la cui istruzione scolastica non superava il grado secondario. Era cresciuto a Zurigo, e neanche con il più grande sforzo d'immaginazione io fui in grado se non altro di sospettare dove mai il paziente avesse attinto l'idea del fallo solare, del movimento di va e vieni della visione, e dell'origine del vento. Io stesso che pure, in grazia di una certa cultura generale, sarei stato in condizioni di gran lunga migliori per conoscere questa concatenazione di idee, ne ero completamente all'oscuro e fu solo quattro anni dopo la mia prima osservazione del 1906 che scoprii il parallelo nel libro del Dieterich Eine Mithrasliturgie [Liturgia mithriaca] pubblicato nel 1910.

Quest'osservazione non è rimasta isolata; è ovvio che non si tratta di idee ereditate, ma di una disposizione innata a produrre immagini parallele, oppure di strutture psichiche universali e identiche cui diedi in seguito il nome di "archetipi dell'inconscio collettivo." Esse corrispondono al concetto biologico di pattern of behaviour (modello di comportamento). 


Carl Gustav Jung, Opere, Vol. 5. Simboli della trasformazione, Boringhieri, 1970, pp. 158-160.

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