Visioni e profezie come manifestazioni dell'inconscio personale

Il rapporto dell’uomo con la sua fantasia è determinato in alto grado dal suo rapporto con l’inconscio in generale. E a sua volta questo rapporto è condizionato in modo particolare da quello che è lo spirito del tempo. A seconda del grado di razionalismo dominante l’individuo sarà portato ad avere un contatto più o meno stretto con l’inconscio e i suoi prodotti. Il cristianesimo, come in genere ogni forma chiusa di religione, tende indubbiamente a reprimere il più possibile l’Inconscio nell’individuo, e a paralizzarne quindi anche la fantasia. In sua vece la religione fornisce determinate rappresentazioni simboliche fisse volte a sostituire pienamente l’inconscio dell’individuo. Le rappresentazioni simboliche di tutte le religioni sono modellamenti di processi inconsci in forme tipiche obbligatorie per tutti. La dottrina religiosa fornisce un’informazione, per così dire definitiva, sulle “cose ultime”, sull’al di là della coscienza umana. Ogniqualvolta ci è dato di osservare una religione nel suo nascere, vediamo come allo stesso fondatore le figure della sua dottrina affluiscono come rivelazioni, ossia come concretizzazioni della sua fantasia inconscia. Le formazioni scaturite dal suo Inconscio vengono dichiarate universalmente valide e sostituiscono in tal modo le fantasie individuali degli altri.

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Parimenti vediamo come, ad esempio nel cristianesimo primitivo, i vescovi si sforzassero con zelo di reprimere nei monaci ogni possibile influsso dell’inconscio individuale. Ce ne offre un quadro particolarmente efficace l’arcivescovo Atanasio di Alessandria nella sua biografia di sant’Antonio. Allo scopo di istruire i suoi monaci egli descrive in questo libro le apparizioni, le visioni, i pericoli dell’anima che assalgono colui che prega e digiuna in solitudine. Egli insegna loro con quanta abilità il diavolo sappia travestirsi per indurre i santi in peccato. Il diavolo è naturalmente la voce dell’inconscio dell’anacoreta medesimo, che si rivolta contro la violenza esercitata per reprimere la natura individuale.

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Il fatto che l’inconscio sia stato condannato trova i suoi motivi particolari nella storia dello spirito umano. Non possiamo qui occuparci di tali motivi. Ci basti costatare che l’inconscio è stato represso. In termini psicologici questa repressione è un ritiro di libido, di energia psichica. La libido in tal modo acquistata servì alla costruzione e allo sviluppo dell’atteggiamento cosciente, e con ciò venne via via formandosi una nuova concezione del mondo. Gli indubbi vantaggi così conseguiti hanno naturalmente a loro volta rafforzato questo atteggiamento. Non v’è quindi ragione di stupirsi se la nostra psicologia è caratterizzata da un atteggiamento prevalentemente negativo nei riguardi dell’inconscio.

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Sotto l’aspetto psicologico i demoni non sono infatti null’altro che interferenze dell’Inconscio, cioè irruzioni spontanee nella continuità del decorso cosciente da parte di complessi inconsci. I complessi sono paragonabili a demoni che capricciosamente disturbano il nostro pensare e il nostro agire: questa la ragione per la quale l’antichità e il Medioevo interpretano i disturbi nevrotici gravi come invasamenti. Quando quindi l’individuo prende sistematicamente posizione da un lato, l’inconscio si pone dall’altro e si ribella; ciò doveva colpire soprattutto i filosofi neoplatonici o cristiani, in quanto essi sostenevano il punto di vista di un’esclusiva spiritualizzazione.


Carl Gustav Jung, Tipi psicologici, Boringhieri, 1984 (ed. or. 1921), pp. 60-64 e p. 120 [ho omesso le note bibliografiche, sottolineature mie]

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