Jung panteista?

Tutto il mondo è di Dio e Dio è in tutto il mondo sin dalle prime origini. Ma perché allora tutta questa grande impresa dell'incarnazione? ci si domanda stupiti. Dio è sì, de facto, in tutto, ma nonostante ciò dev'essere mancato qualche cosa perché sia stato necessario inscenare, con tante precauzioni e con tanta cura, una, per così dire, seconda entrata nella creazione. Siccome la creazione è universale e abbraccia sin le nebulose più lontane e ha congegnato la vita organica facendone qualcosa d'infinitamente variabile e suscettibile delle differenziazioni più sottili, è difficile scoprirvi un errore. Che Satana abbia fatto penetrare dappertutto la sua influenza corruttrice, per  quanto deplorevole per numerose ragioni, non altera tuttavia essenzialmente la cosa. Non è facile trovare una risposta a questa domanda. Si vorrà naturalmente affermare che Cristo deve apparire per liberare l'umanità dal male. Ma quando si pensa che il male è stato originariamente insinuato da Satana e che questi continua ancora incessantemente a instillarlo con le sue male arti in tutto il creato, sembrerebbe molto più semplice che Yahwèh avesse richiamato energicamente all'ordine, una volta per tutte, questo practical joker, eliminando il suo influsso dannoso ed estirpando così il male alla radice. Non ci sarebbe stato allora alcun bisogno di organizzare una particolare incarnazione con tutte le imprevedibili conseguenze che l'antropomorfosi di un dio comporta. Bisogna tenere presente che cosa significa: Dio diventa uomo. Ciò significa niente di meno che una metamorfosi di Dio capace di sconvolgere completamente il mondo. Rappresenta qualcosa come, ai suoi tempi, la creazione, cioè un'oggettivazione di Dio. Allora Egli si era manifestato nella natura nel suo complesso; ora, invece Egli vuole, ancora più specificamente, divenire proprio un uomo. Certamente, dobbiamo riconoscere che è sempre esistita una tendenza in questo senso. Vale a dire, apparsi, insieme ai mammiferi superiori, gli uomini manifestamente creati prima di Adamo, il giorno seguente Yahwèh modellò con un particolare atto di creazione un essere umano che era a immagine di Dio. Con ciò si ebbe la prima prefigurazione dell'incarnazione. Yahwèh prese in suo possesso particolare il popolo formato dai discendenti di Adamo e animò di tempo in tempo nel suo spirito profeti scelti tra questo popolo. Erano tutti avvenimenti preparatori e indizi di una tendenza all'incarnazione presente in Dio. Nell'onniscienza però risiedeva già da tutta l'eternità la conoscenza della natura umana di Dio e quella della natura divina dell'uomo. È questa la ragione per cui, già lungo tempo prima della redazione della Genesi, troviamo testimonianze in questo senso negli antichi documenti egizi. Queste allusioni e prefigurazioni dell'incarnazione possono apparire del tutto incomprensibili o superflue, perché in effetti ogni creazione prodottasi ex nihilo è composta da nient'altro che da Dio e perciò anche l'uomo, come ogni altra creatura, non è comunque che Dio divenuto concreto. Le prefigurazioni non sono perciò in sé avvenimenti della creazione, bensì soltanto gradini del processo di presa di coscienza. Ci si è resi conto solo molto tardi (e ci si occupa ancora oggi della cosa) che Dio è la pura e semplice realtà, perciò perlomeno anche uomo. La comprensione di questo fatto costituisce un processo secolare.


Carl Gustav Jung, Opere. 11. Psicologia e religione, Boringhieri, 1979, pp. 381-382, sottolineature mie.

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