Perché una religione troppo facile da osservare non funziona: il caso del Gruppo di Oxford

Data questa situazione, [di solitudine dell’uomo delle società occidentali contemporanee] il tema “sei accettato” ha probabilità di dominare. Vedremo più oltre che questo è un aspetto dei movimenti religiosi di minoranze e delle classi inferiori recentemente urbanizzate. È parte importante della attrattiva esercitata dal movimento del Gruppo di Oxford su alcune persone delle classi medie e superiori. Il movimento non è formalmente una chiesa, è uno sforzo di far rivivere la vita religiosa. Il fondatore, Frank Buchman, si convinse che le persone di elevata condizione sociale, nella società moderna, sono trascurate dal punto di vista religioso. Ed il movimento fa sentire ai suoi membri che “sono accettati”, con la sua dottrina della “vita retta” individuale, condividendo i dubbi e le colpe entro piccoli gruppi affiatati, affermando che i mali del mondo si superano “mettendosi d’accordo con Dio” - senza bisogno di trasformare le strutture sociali in cui queste persone occupano posizioni privilegiate.

Il fatto che molti adepti entrano nel movimento per qualche mese, qualche anno, e poi se ne staccano insensibilmente, può indicare che i precetti del movimento sono troppo “facili”, esigono poco sforzo intellettuale, scarsi sacrifici personali o disciplina, trasformano poco lo stile di vita. Vi sono buone prove che nell’economia di una personalità un sistema di salvezza troppo a buon mercato, con pochi sacrifici e sforzi da parte dell’adepto, si logora presto, non funziona. In qualche modo – i processi di personalità non sono chiari – l’individuo arriva a credere, coscientemente o incoscientemente, che una soluzione dei suoi problemi fondamentali così poco esigente non può valere molto.

Tuttavia questo bisogno di una religione “difficile” non è condiviso da tutti e forse è relativamente poco importante per molti simpatizzanti del movimento del Gruppo di Oxford. Il movimento si rivolge anzitutto a persone colte e agiate, che ebbero la prima educazione entro una chiesa protestante piuttosto conservatrice. Sono poi diventate persone mobili di città, con poche radici nella comunità, “mondane” e alquanto scanzonate. Tuttavia è ancora forte in loro l’influenza di antiche concezioni della religione: idea del peccato, credenza nella relazione personale con Dio, e simili. Si può quindi considerare l’attrattiva religiosa del movimento come un tentativo di legare un passato conservatore ad un presente parzialmente mondano, che lascia molte persone incerte ed insicure.

Il movimento illustra la concezione di Weber di “una teodicea dei fortunati”; i suoi membri son in gran parte persone “arrivate”, la cui fiducia in se stessi fu indebolita da successive crisi entro la società ove hanno raggiunto una posizione elevata. La depressione, la guerra, la forza del comunismo, hanno suscitato molte ansie, ed il programma del Gruppo di Oxford rassicura gli ansiosi: il loro genere di vita è buono. Le tendenze politiche del gruppo, conservatrici e talvolta reazionarie (in senso letterale) corrispondono alle inclinazioni di queste persone. La sua insistenza sul “riarmo morale” individuale è in armonia col loro bisogno di vedere l’origine delle loro difficoltà non nel sistema sociale che li ha trattati bene, ma nella malvagità individuale. Il sistema di riunire i simpatizzanti come ospiti sotto lo stesso tetto, li inserisce in un gruppo affiatato che diminuisce la loro impressione di essere estranei, li rassicura sulla validità della loro posizione sociale, dà loro il senso entusiasmante di “fare qualche cosa” per risolvere i problemi del mondo, e precisamente nella maniera che meglio può ridurre i loro dubbi sulla propria persona.



J. Milton Yinger, Sociologia della religione, Boringhieri, 1961 (ed. or. 1957), pp. 113-115 [ho omesso una nota; sottolineature mie].

Commenti