I tre tipi di setta religiosa

a)  Accettazione. Le sètte borghesi tendono ad accettare lo schema sociale senza troppe sfide. Benché i membri sentano di affrontare gravi problemi, che le chiese dominanti non li aiutano a risolvere, non li interpretano in termini sociali; la società, in complesso, li ha trattati bene. Le difficoltà principali, così credono, sono la mancanza di fede, l’egoismo, l’isolamento, non una società cattiva. Dunque abbiate fede, fatevi degli amici, riunitevi in gruppi affiatati. Il movimento del Gruppo di Oxford illustra questo tipo di setta. [vedi il post sul Gruppo di Oxford].

b) Aggressione. Come abbiamo visto, alcune sètte delle classi umili manifestano più fortemente il problema della povertà e dell’impotenza. Nel cristianesimo interpretano gli insegnamenti di Gesù in termini radical-etici: il suo era un programma di riforme sociali; la società che ci maltratta è cattiva, quindi la vera religione deve riorganizzare l’ordine sociale. Un tal gruppo corre verso l’opposizione intransigente e, parrebbe, verso l’insuccesso quasi sicuro. Perciò tende a sparire o a trasformarsi nel tipo c. questo tipo b è rappresentato dagli anabattisti.

c) Evitare. Non potendo accettare la società, come fa il tipo a, né sperando di riformarla come il tipo b, si può svalutare la vita terrena, proiettare le speranze nel mondo soprannaturale, e frattanto ridurre i propri problemi formando una comunità di persone con le stesse opinioni. Questa è la protesta settaria più comune, specialmente nel mondo contemporaneo, dove le proteste aggressive tendono ad essere piuttosto laiche che religiose.

Il tipo c affronta le dure realtà della vita delle classi inferiori, come non fa il tipo a, che ritiene inevitabili la povertà, le sofferenze e l’ingiustizia. Questo tipo c non può venir rovinato facilmente dall’insuccesso, come il tipo b, perché non è possibile dimostrare ai credenti che nella vita futura non c’è giustizia per i mali di questo mondo. E il tipo c nasce facilmente dalla chiesa, che con tutte le sue incapacità di adattamento ai nuovi problemi, mano a mano che si presentano, non ha mai potuto trascurare il problema del male. La “reazione evitante” somiglia alle sètte definite da E. Clark pessimistiche o avventiste, quelle che nettamente disperano di soddisfare i loro bisogni entro la società.

Non vedono nessun bene nel mondo e non sperano affatto di migliorarlo; il mondo corre rapidamente verso l’inferno, secondo la volontà e disegni di Dio. Gli adepti di queste sètte amplificano il millenarismo e vedono la fine imminente dell’ordine mondiale odierno, mediante una catastrofe cosmica. Si sono vòlti contro il mondo e cercano di sfuggirgli mediante un cataclisma che abbasserà chi è stato esaltato e otterrà ai fedeli posti importanti in un nuovo regno temporale, oltre all’eterna beatitudine in cielo.1

Questo tipo di setta, come il primo, tende a svilupparsi piuttosto in una denominazione che in una setta costituita, perché non è tanto in conflitto con la società quanto indifferente alla società. I vari “gruppi di santità” degli Stati Uniti rappresentano una “reazione evitante”.

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1 Elmer T. Clark, The Small Sects in America, p. 22.


J. Milton Yinger, Sociologia della religione, Boringhieri, 1961 (ed. or. 1957), pp. 180-181.

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