La religione come ideologia per la lotta politica

[ In questo paragrafo, che riporto per intero, Yinger prende in esame la lotta politica dei vari gruppi socio-economici durante la Rivoluzione inglese del XVII secolo, mettendo in evidenza come le varie sètte protestanti fossero costituite da gruppi sociali omogenei dal punto di vista degli interessi economici.]

Una rivoluzione industriale e commerciale , nel secolo successivo al 1540, aveva creato nuove potenti classi, che trovarono bloccato il loro sviluppo dal regime degli Stuart. Contemporaneamente la rivoluzione aveva ingrandito il gruppo dei commercianti e degli uomini d'affari e aveva creato gli inizi del proletariato urbano. Tutti questi gruppi avevano ragioni di disagio sotto la situazione politica e di malcontento verso il sistema religioso che la sosteneva. Alla morte di Elisabetta la nazione era già nettamente divisa, il re e la chiesa da una parte, e dall'altra il parlamento e i puritani (prendiamo questa parola nel senso più lato). La chiesa di Stato, legata al sovrano da statuti e giuramenti, era salda sostenitrice della corona e della nobiltà terriera. Insegnava, nelle omelie, che "... il potere del re viene da Dio solo; che sarebbe pericoloso lasciar giudicare ai sudditi, quale principe sia pio ed abbia un buon governo, e quale non sia così, come se il piede giudicasse la testa. E in nessun caso è possibile resistere al re, per malvagio che sia".1 È chiaro che una tale dottrina non poteva venir accettata dalle nuove classi potenti che si opponevano all'autorità feudale del re: volsero le spalle alla chiesa, che negava loro il diritto al potere, e diventarono elemento dominante fra i puritani.

Ma ci interessa anzitutto non la rottura fra chiesa e puritani, bensì la diversità di classi, con i loro vari bisogni e opinioni, entro il puritanesimo stesso. Religiosamente le forze repubblicane accoglievano presbiteriani, indipendenti e settari radicali; si unirono per condurre a termine con successo la guerra civile, ma le loro differenze di posizione sociale li divisero politicamente e accentuarono le loro differenze religiose. "... Le direzioni diverse in cui si svolse il pensiero puritano dipendevano da condizioni e interessi politici delle varie classi, che promuovevano e sostenevano i nuovi sviluppi."Come il Weber ha spesso rilevato, i seguaci di un movimento religioso, quelli che gli danno sviluppo dopo la prima ondata di entusiasmo, sono portati, molto più dei fondatori, a dimostrare con le loro interpretazioni gli effetti della classe sulla religione.

I presbiteriani, ala destra della coalizione puritana, trovarono il principale sostegno negli aristocratici che avevano aderito alla causa del parlamento, e fra i ricchi commercianti. Volevano "... limitare i fini della rivoluzione: affermare la sovranità effettiva non del popolo ma del parlamento, conservare ad ogni costo la santità della proprietà, terriera, personale o politica (i diritti storici della corona ed i beni materiali della chiesa erano le uniche eccezioni)".3 All'inizio della guerra civile i vari gruppi sotto bandiera parlamentare erano uniti nell'opposizione alle rivendicazioni della monarchia e nella paura del cattolicesimo.

Ma una volta eliminati i motivi dei loro timori, con la distruzione della prelatura, quando vennero obbligati a dare un'espressione positiva alle loro convinzioni con un sistema di governo ecclesiastico, furono lacerati da dissensi profondi, che non ammettevano compromessi. Quali che fossero le ragioni puramente religiose in discussione, i ricchi commercianti della City non avevano nessuna intenzione di rilasciare una disciplina ecclesiastica che li metteva in grado di dominare efficacemente le classi che volevano sfruttare, e impediva la diffusione di idee considerate pericolose o sovversive da loro. La nobiltà minore, i piccoli commercianti, gli artigiani, spaventati dai mezzi di oppressione che il sistema di controllo centrale instaurava, conoscendo le drastiche limitazioni della critica sociale imposte dal presbiterianesimo, insistettero su libertà più ampie di quanto fossero disposti a concedere i dominatori del parlamento.4

Gli indipendenti, presi "dalla nobiltà minore, i piccoli commercianti, gli artigiani" sopra ricordati, il partito centrale della coalizione puritana, erano troppo incerti del loro posto nella società nuova, ancora troppo preoccupati con la lotta per conquistare il diritto di libera scelta religiosa e di azione economica senza restrizioni, per andare completamente d'accordo con i presbiteriani. Per un certo tempo molte proteste settarie delle classi inferiori britanniche trovarono una qualche espressione nell'"indipendenza"; i settari e gli indipendenti erano d'accordo circa la separazione fra Chiesa e Stato, e specialmente circa la necessità della completa libertà di coscienza. Ma il gruppo centrale, insieme coi presbiteriani, moveva verso un adattamento di tipo chiesa alla società in cui stava conquistando un posto importante.

I numerosi settari, ala sinistra della coalizione puritana, sostennero il gruppo parlamentare, sperando in un rimedio alle loro tristi condizioni, alla loro impotenza nel campo economico. Ma quando scoprirono che i capi delle forze parlamentari avevano poco più interesse dei monarchici ad aiutarli a risolvere i problemi economici, a distribuire il potere politico fra tutta la popolazione o ad instaurare la libertà religiosa, si staccarono dal gruppo puritano, sia nei movimenti religiosi, sia in quelli politici.

Questi vari strati, quantunque uniti nell'opposizione al cattolicesimo, e discesi insieme dalla Riforma, non riuscirono a restare uniti né politicamente né religiosamente. I loro bisogni, i problemi con cui lottavano, erano troppo diversi. Tutti potevano riferirsi agli insegnamenti di Calvino per difendere tesi molto diverse, perché come diceva un puritano: "Possiamo scegliere e prelevare da un riformatore quel che corrisponde ai criteri dei nostri lumi e della nostra riforma, e metter da parte il resto..."5 Ampie diversità di dottrina, di organizzazione ecclesiastica, istanze etiche, stile del culto, relazioni con lo Stato, si manifestavano nei vari gruppi puritani.

I presbiteriani davano un posto fondamentale alla dottrina della predestinazione, dottrina antiegualitaria che bene armonizzava col loro dimostrato successo mondano e forniva loro le prove che non era necessario darsi pensiero dei poveri  - non è forse evidente che saranno dannati? "... Che la salvezza nell'altra vita sia limitata ad un numero ristretto di anime, prescelte fra le altre da Dio solo, è certo buona psicologia politica, comunque la si giudichi dal punto di vista teologico."6 Questa è la "teodicea dei fortunati" di Weber, la sofferenza interpretata come un indizio di colpa, di non elezione. Senonché i puritani che prendevano sul serio la dottrina della predestinazione non erano completamente convinti di essere fra gli eletti, neppure dal proprio successo mondano. Quel che si ottiene sulla terra è, nella migliore ipotesi, un presagio, non una prova. Questo dubbio residuo contribuisce a spiegare una parte della loro rigidità dottrinale e la severità delle loro restrizioni ai piaceri mondani; così cercavano di dimostrare, più a se stessi che agli altri, di essere realmente eletti.

Le classi inferiori sollevarono forti proteste religiose contro questa dottrina della predestinazione. Attingendo in parte alla tradizione di Wycliffe, ma subendo ancor più le idee radicali e umanistiche di Winstanley ed altri, i settari ruppero con il gruppo puritano dominante. E risposero alla predestinazione dichiarando l'eguaglianza di tutte le persone davanti a Dio. Per molti in questo gruppo, l'eguaglianza aveva uno specifico significato politico e laico, specialmente durante le lotte della metà del diciassettesimo secolo. Gradatamente - mai pienamente - i quaccheri ed altri gruppi pietistici ne trasformarono il significato in senso ampiamente religioso.

I puritani sostenevano che la conoscenza di Dio si raggiunge soltanto con lo studio e la comprensione della Bibbia; toglievano così la direzione degli affari religiosi ai prelati, soltanto per metterla in mano ad una classe colta. Le sètte replicarono dichiarando che un'ispirazione spirituale interiore è la fonte della conoscenza religiosa - fonte aperta ai poveri e agli analfabeti, via che chiunque può percorrere, per umile che sia la sua posizione sociale7 - Cromwell riuscì a bloccare gli sforzi politici delle classi inferiori, ma non potè distruggere la coscienza dei loro problemi, risvegliata dai conflitti del periodo della guerra civile. Scrive il Petegorsky:

Dopo il 1649-1650 quella coscienza sociale non potè più ricevere un'espressione politica diretta. Trovò invece la sua voce nell'enorme rinascita di entusiasmo mistico e di fervore millenaristico, datante da quegli anni. Se il prezzo delle agitazioni politiche era la persecuzione e il carcere, diventava molto più facile affidare l'iniziativa dei mutamenti sociali al Signore, che può affrontare impunemente la collera dei dittatori. E se gli sforzi pratici dei mortali non erano riusciti ad ottenere i fini desiderati, certo Dio, a suo tempo, avrebbe concesso il millennio tanto atteso e desiderato.8

In questo modo, certo, i movimenti religiosi diventano troppo direttamente e completamente un riflesso della posizione di classe, fino a sembrare sforzi strategici, coscientemente scelti. Eppure è difficile evitare la conclusione che i dissensi religiosi nati dal puritanesimo dimostrano i legami della religione con l'insieme totale della vita, l'espressione che essa dà alle differenze di valore e di bisogni fra i vari strati, la sua utilizzazione come uno degli strumenti con cui l'uomo cerca la soddisfazione di quei bisogni e l'adempimento di quei valori. Le differenze fra le classi, naturalmente, non sono soltanto economiche: vi sono larghe variazioni nel modo di manifestare le emozioni, nell'estensione delle speranze, nei simboli estetici a cui reagiscono.

La restaurazione, ancor più del regime di Cromwell, mostrò chiaramente che la nuova società emergente non avrebbe risolto i problemi delle classi inferiori. "La guerra civile - dice il Petegorsky - portò la certezza che il progresso economico non sarebbe stato mai più  ostacolato, né da un re assoluto né da una chiesa assoluta." Ottenuto questo, l'antica aristocrazia e le nuove classi medie potenti scoprirono di aver molte cose in comune, più di quel che credevano. I loro dissensi diminuivano le loro possibilità di opporsi alle rivendicazioni delle classi inferiori, quando chiedevano che il parlamento, per il quale avevano combattuto, desse loro una parte dei premi promessi: qualche sollievo alla povertà, qualche peso politico. "La restaurazione fu essenzialmente un compromesso fra aristocrazia e classi medie, per lo sfruttamento delle possibilità economiche offerte da una società in espansione."9 Sia anglicani sia puritani di destra accettarono la struttura basilare del nuovo ordine sociale, cercando anzitutto di garantire la bontà individuale e la salvezza entro quell'ordine. Mano a mano che i commercianti e gli industriali più ricchi si distinguevano maggiormente dagli uomini di affari minori, si sentivano vicini alla nobiltà terriera. Nel secolo diciottesimo i ricchi non conformisti entravano nella chiesa anglicana; appunto come le loro primitive differenze di classe si erano accompagnate a differenze religiose, così ora gli interessi convergenti, economici e politici, dell'aristocrazia terriera e della parte più potente della borghesia nuova si accompagnavano ad inclinazioni religiose convergenti.10

Davanti all'opposizione di un fronte tanto unito, le sètte videro allontanarsi ancor più le speranze di riforma immediata mediante l'unione dei mezzi politici e militari con la religione, le speranze di un Winstanley. E si volsero alla tranquilla aspettativa del millennio o alla non resistenza paziente, e a interpretazioni della vita più specificamente religiose.

È interessante notare che per le sètte inglesi, come per quelle tedesche, il metodo di non resistenza fu abbracciato soltanto quando gli sforzi verso una rivoluzione violenta risultavano inutili, di fronte al potere superiore delle classi dirigenti. Contemporaneamente l'ideale di un nuovo ordine sociale fu abbandonato a favore di un'organizzazione settaria di scambievole aiuto e fratellanza.11

Così cambiano gli sforzi religiosi, quando i tentativi di risolvere i problemi urgenti della vita risultano inadeguati. La stessa trasformazione si vede, in certa misura, nelle speranze ebraiche di un regno terreno, trasformate in concezione del regno di Dio; si trova nel "crollo dei nervi" di molti greci dopo il terzo secolo a. C. e nel loro ripiegamento sui culti dei misteri;12 si rivela nella diminuita accentuazione nel cristianesimo primitivo delle speranze di riforma che almeno alcuni vi avevano veduto. Naturalmente questi movimenti variano molto nell'estensione del mutamento, e nessuno abbandona senz'altro la speranza di risolvere i problemi di questo mondo. Verità parziale, perché i valori della vita terrena sono talvolta nettamente scontati. Un altro aspetto del mutamento è poi l'adozione di mezzi religiosi, per sostituire gli sforzi delusi, politici, militari o economici. Idee apocalittiche, l'interpretazione letterale di "chi perde la sua vita la troverà", insistenza sulla bontà personale e la rettitudine, possono riferirsi alla salvezza eterna.

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1 G. P. Gooch, English Democratic Ideas in the Seventeenth Century, p. 54.
2 R. B. Schlatter, The Problem of Historical Causation in Some Recent Studies of the English Revolution, "Journal of the History of Ideas" (giugno 1943) p. 363.
3 A. S. P. Woodhouse, Puritanism and Liberty, p. 15.
4 David W. Petegorsky, Left-Wing Democracy in the English Civil War, p. 61.
5 Citato da Woodhouse, op. cit., p. 62.
6 William Haller, The Rise of Puritanism, p. 169.
7 Si veda Petegorsky, op. cit., p. 65.
8 Ibid., p. 235.
9 Ibid., pp. 240-241.
10 Si veda R. B. Schlatter, The Social Ideas of Religious Leaders, 1660-1688.
11 H. R. Niebuhr, The social sources of Denominationalism, pp. 52-53.
12 Si noti che il "crollo dei nervi", come lo chiama Gilbert Murray, è concetto occidentale, contenete un valore implicito, non soltanto un'affermazione descrittiva. Ad esempio, pochi buddisti chiamerebbero crollo dei nervi un movimento religioso mistico, lo vedrebbero piuttosto come una risposta coraggiosa e intelligente alle realtà dell'universo.


J. Milton Yinger, Sociologia della religione, Boringhieri, 1961 (ed. or. 1957), pp. 189-194.

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