I tre indici del processo di scristianizzazione in Occidente

Tutto sommato, insomma, la popolazione di condizione ecclesiastica (geistliches Standes), secondo il Beloch, doveva essere in Italia, alla metà del '700, circa dell'1,9%. La percentuale, a detta dello stesso autore, è rimasta stazionaria fino alla rivoluzione francese o, addirittura, alla calata dei francesi in Italia.

Il Beloch conclude osservando che, analizzate le cifre per i diversi periodi, e considerato (aggiungiamo noi) che esse si riferiscono ora a regioni, ora a stati, ora a città, e che quindi sono variamente valutabili, si può concludere che la percentuale delle persone geistliches Standes rimane più o meno stabile fin verso la metà del '700. Dopo si inizia una flessione, espressione tra l'altro del mutare dei costumi di cui abbiamo colto altri indici, e che sfocerà molto più tardi nella crisi delle vocazioni.

In conclusione, quindi, le vocazioni raggiungevano percentuali elevatissime, rispetto a quelle dei nostri giorni, e la percentuale dei secolari, dei regolari e delle monache era parallelamente assai elevata quasi ovunque almeno fra il XIV e il XVIII secolo.

La flessione, dopo alcuni appena sensibili accenni, sopravviene quasi ovunque decisa con la rivoluzione francese.

Quest'evoluzione è chiaramente individuabile per Bologna attraverso l'analisi delle percentuali ricavate dal Bellettini per un lungo periodo di tempo ¹.


Potremmo, anche per questo indice, ampliare la documentazione; ci bastino le cifre riportate, a titolo soltanto esemplificativo, soprattutto per l'Italia.

Consentono già di meditare sulla flessione verificatasi: in molte zone d'Italia, la percentuale di coloro che oggi frequentano la chiesa è largamente inferiore alla percentuale di coloro che, ancora nel Rinascimento, e spesso fino al '700, indossavano l'abito talare.

Crisi delle vocazioni e aumento degli illegittimi, considerati assieme, acquistano un preciso significato.

Anzitutto comincia ad aumentare la percentuale degli illegittimi, che nell'itinerare dei secoli dal XIV al XVIII divengono legione per declinare, non in funzione di una riconquistata moralità cristiana, ma semplicemente perché gli uomini «acquistano in malizia». Poi, con uno sfasamento in avanti nei tempi di sviluppo, procede la crisi delle vocazioni che, almeno apparentemente, non sembra avere ancora raggiunto il suo limite massimo.

Ultima giunge la crisi della pratica religiosa, soprattutto a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo, crisi che si accompagna al dilagare dell'incredulità ², ed alla crisi profonda nella religiosità popolare: né di questa flessione del senso del sacro mancano altri indici sui quali non riteniamo necessario soffermarci, ma che vengono certamente alla mente di ogni storico ³.

____________________

1. Cfr. A. Bellettini, La popolazione di Bologna dal secolo XV all'Unificazione italiana, Zanichelli, Bologna 1961, pp. 58-59.
2. La crisi della religiosità attraverso gli indici consueti è confermata per i paesi più disparati, e per periodi, in riferimento ai paesi più sviluppati, abbastanza concordanti. In Norvegia, ad esempio, il numero dei sacerdoti per abitante calò di oltre il 50% circa fra il 1750 e il 1825 (da un pastore ogni 1300 persone, ad uno ogni 2978). E non dimentichiamo che il rapporto era di un sacerdote ogni 150 abitanti prima della «Black Death» (1349) e della Riforma. Cfr. T. Flint, The Secularisation of Norwegian Society, «Comparative Studies in Society and History», VI (1964), n. 3 pp. 325-44.
3. Un altro indice della flessione nell'impregnazione religiosa della società, anche se si tratta di un indice minore e non sempre presente, è rappresentato dal contenimento e dalla riduzione delle feste religiose quale si verifica soprattutto a partire dal '700. Per la repubblica di Venezia rammento, ad esempio, la riduzione delle feste religiose, nel 1787. Cfr. a questo proposito: Archivio di Stato di Venezia, Consultori in Jure, filza 283, Consulta Franceschi, 12 gennaio 1783; B. Cecchetti, La repubblica di Venezia e la corte di Roma nei rapporti della religione, Venezia 1874. La notizia è stata tuttavia da noi ripresa da Marino Berengo, La società veneta alla fine del '700, Sansoni, Firenze 1956.


Sabino S. Acquaviva, L'eclissi del sacro nella civiltà industriale, Edizioni di Comunità, 1966, pp. 202-204 [Non ho riportato tutte le note; sottolineature mie].

Commenti