La funzione destorificante nel mito: il palo kauwa-auwa degli Achilpa

Questi elementi che il mito ci fornisce, ci indicano il palo kauwa-auwa nella sua funzione di riscattare dall'angoscia territoriale un'umanità peregrinante: piantare il palo kauwa-auwa in ogni luogo di soggiorno e celebrare l'engwura, significa iterare il centro del mondo, e rinnovare, attraverso la cerimonia, l'atto di fondazione compiuto in illo tempore. Con ciò il luogo «nuovo» è sottratto alla sua angosciante storicità, alla sua rischiosa caoticità, e diventa una iterazione dello stesso luogo assoluto, del centro, nel quale una volta, che è la volta per eccellenza, il mondo fu garantito. Nella marcia da sud verso nord delle comitive Achilpa il palo kauwa-auwa assolveva dunque il compito di destorificare la peregrinazione: gli Achilpa, in virtù del loro palo, camminavano mantenendosi sempre al centro. Nei momenti critici, quando la storicità della situazione nuova denunziava la sua angosciante presenza, essi inclinavano l'asse del mondo verso la direzione di marcia, e in tal modo la nuova direzione era, per così dire, riassorbita nel centro, e il camminare in essa veniva riscattato come uno stare, e l'angoscia paralizzante era vinta, o almeno ridotta. Quando il palo si spezzava, allora l'angoscia territoriale insorgeva senza possibilità di riscatto: in seguito al memorando tragico evento di Okinyumpa, quando il vecchio Oknirrabata spezzò il kauwa-auwa, la comitiva Achilpa entrò in una crisi decisiva: essa avrebbe ora dovuto peregrinare senza centro, un vero assurdo esistenziale per questa umanità. La rottura dell'asse del mondo aveva restituito alla storia questi uomini Achilpa, cioè alla realtà storica del peregrinare, e fu appunto tale inaccettabile restituzione che scatenò la loro angoscia. Arrivati faticosamente a Unjiacherta, in cospetto di uomini appartenenti ad un altro totem, essi non ebbero l'animo di decorarsi per iterare la cerimonia di fondazione, mancò loro la forza di erigere il kauwa-auwa, e morirono, ammucchiandosi insieme al suolo, soffocati dall'angoscia.


Ernesto De Martino, Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo, Bollati Boringhieri, 2010 (ed. or. 1948), pp. 233-234 [ho omesso le note].

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