La lotta sociale in passato non poteva che riferirsi a ideali religiosi

I cenni fin qui dati non vogliono certo esaurire il problema della dinamica delle strutture sociali nel Medioevo e nell'età moderna, ma sono sufficienti a porre in evidenza il punto per noi essenziale: le esigenze sociali più esasperate e talora utopiche di questo periodo presero espressione religiosa, e questo appunto in quanto vita sociale religiosa e vita sociale laica erano molto intrecciate: chiunque, dal basso, desiderava avviare un processo di trasformazione delle strutture sociali, si vedeva costretto ad agire inalberando un ideale religioso, sia perché, come accadeva probabilmente nella maggioranza dei casi, aveva un profondo senso del sacro, sia perché sacrale era il carattere della società, globalmente considerata come nelle sue strutture particolari. Il laico ed il sacro probabilmente non s'identificavano come nelle società primitive, ma erano comunque così legati da rendere impossibile una loro distinzione in vista di un qualsiasi intervento a sfondo sociale.

Soltanto con il '700 la società viene realmente laicizzandosi, cosicché la vita sociale laica e quella religiosa, pur coesistendo in singoli individui, sul piano delle organizzazioni sociali cominciano a prendere vie diverse.

Dalle leghe contadine, tornate più o meno nella clandestinità, o scomparse, o tramutate in semplici stati d'animo diffusi, dopo il fallimento dei tentativi rivoluzionari del '500 e del '600, come dai gruppi di servi rivoluzionari di città, che a queste leghe si erano spesso affiancati, derivò, ancora per un certo tempo, una serie sempre più sparuta di eresie ed associazioni di carattere «sovversivo», che finirono per dare origine a quelle leghe proletarie da cui dovevano sorgere alcuni dei gruppi rivoluzionari e socialisti della rivoluzione francese e delle ideologie che avrebbero a loro volta dato vita al marxismo.

Il comunismo che, tra l'XI e il XVI secolo, aveva avuto carattere spiccatamente religioso, si venne infatti laicizzando fra il XVIII e il XIX secolo, con il parallelo laicizzarsi della società. Questo comunismo, liberatosi, attraverso un processo quasi insensibile, da ogni sovrastruttura religiosa, dimostrò di essere derivato, seppure indirettamente, dalle eresie e dalle rivolte dei secoli precedenti.

L'esempio più tipico, di questo processo di laicizzazione di tali fermenti sociali, è l'evoluzione verso gruppi comunisti di carattere laico prima e marxista poi, di tendenze comuniste ancora parareligiose come quella del Weitling: come è noto le prime forme di socialismo moderno sono espressione di gruppi organizzati, quali la Lega degli Eguali, di chiara ispirazione evangelica.

Ma questo laicizzarsi delle esigenze comuniste non è che un sintomo del complesso e profondo processo di secolarizzazione della vita sociale, già noto, ma che sarà necessario soffermarsi a tratteggiare più avanti.

Concludendo, teniamo per ora presente soltanto il fatto che, quindi, la vita sociale si esprime ancora in misura notevole in forma religiosa, anche se con modalità in parte diverse, anche dopo l'avvento del cristianesimo.

Con il cristianesimo, tuttavia, molte espressioni della vita sociale tendono a laicizzarsi, con un fenomeno che si accentua in una seconda fase: dapprima il diffondersi della pietà «privata», e poi l'epoca dei lumi, vengono distaccando le masse dal cristianesimo; questo processo, partendo dalle classi elevate, si viene diffondendo verso la borghesia e il popolo. Le nuove idee, nate in forma quasi frivola presso gruppi di «cortigiani» e in forma di scetticismo ideologico presso i filosofi, rimangono latenti per un certo periodo, diffondendosi poi come fuoco distruggitore con lo sviluppo dell'industria e l'apparire del proletariato industriale.


Sabino S. Acquaviva, L'eclissi del sacro nella civiltà industriale, Edizioni di Comunità, 1966, pp. 159-160.

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