Il corporativismo onnipervasivo del Medioevo

[...] l'uomo del Medioevo è sempre in un modo o nell'altro legato a una corporazione. I legami che univano gli uomini in gruppo erano molto più forti di quelli esistenti tra i gruppi o tra gli individui appartenenti a gruppi diversi; i rapporti sociali della società medievale erano innanzitutto interni ai gruppi. In ciascuno di essi esisteva un regolamento - un ordinamento, uno statuto, un codice di condotta, scritto o consuetudinario, rigidamente vincolante per tutti i membri della collettività. Il regolamento non veniva imposto alla corporazione dall'alto, d'autorità, ma era elaborato dal gruppo stesso e fondato sui principî del consenso generale e dell'autogoverno (oppure veniva mutuato da un'altra corporazione simile, come avveniva, per esempio, per lo statuto cittadino). Dalla sfera dei rapporti corporativi e di ceto emerse anche il principio della rappresentanza, totalmente estraneo alla dottrina del potere illimitato del principe.

Ogni tipo di gruppo sociale aveva anche propri orientamenti morali, propri ideali sociopolitici. Il gruppo nel quale l'individuo si inseriva non solo gli dava un'occupazione, gli garantiva il mantenimento di un determinato livello di vita e in molti casi gli assicurava anche l'esistenza materiale; il gruppo gli proponeva, anzi gli imponeva, condotta, struttura mentale, opinioni. Il corporativismo sociale del Medioevo era nel contempo anche conformismo spirituale.

La corporazione respinge la condotta non tradizionale dei suoi membri che diverga dalla norma da essa accettata. I trasgressori dei regolamenti e dei codici vengono condannati moralmente, puniti, banditi dai gruppi. Peraltro non è elemento essenziale in quale direzione devii dalla norma la condotta di un individuo. L'artigiano che fabbricava un articolo di qualità migliore di quello abitualmente prodotto dalla corporazione o che lavorava più razionalmente e con maggiore lena dei suoi colleghi, era punito al pari del maestro negligente. Il problema non consisteva tanto nella minaccia di concorrenza, quanto nel fatto stesso della deviazione dalla norma di condotta stabilita.

La conclusione è evidente: la struttura corporativa della vita sociale dell'Europa medievale ostacolava lo sviluppo dell'individualità umana, paralizzando la sua iniziativa, privandola della possibilità di cercare nuove vie, assoggettando la coscienza del singolo alla coscienza collettiva del gruppo. E così era realmente. Originate da tutta la struttura della vita materiale della società medievale e dal sistema di divisione del lavoro proprio del feudalesimo, le corporazioni artigianali o d'altri tipo consolidavano i rapporti costituitisi. Esse rappresentavano una forma della società tale per cui essa poteva riprodursi sulla base tradizionale in misura molto maggiore di quanto potesse modificarsi e svilupparsi. Esse conservavano il livello di produzione raggiunto e ponevano un limite preciso alla condotta innovatrice dei suoi membri


Aron Jakovlevič Gurevič, Le categorie della cultura medievale, Einaudi, 1983 (ed. or. russa 1972), pp. 196-198 [sottolineature mie].

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