La quadruplice interpretazione della Bibbia

Il simbolismo cristiano «duplicava» il mondo, attribuendo allo spazio una dimensione nuova, supplementare, invisibile all'occhio, ma colta attraverso un'intera serie di interpretazioni. Queste interpretazioni poliseme prendevano spunto dalle parole di san Paolo: «La lettera uccide, lo spirito vivifica». Di conseguenza ogni testo della Sacra Scrittura veniva interpretato sia letteralmente, sia spiritualmente o misticamente e, a sua volta l'interpretazione mistica assumeva tre diversi sensi. Così il testo in complesso riceveva quattro interpretazioni. In primo luogo esso andava interpretato dal lato fattuale (interpretazione «storica»). In secondo luogo lo stesso fatto veniva considerato in quanto analogo a un altro avvenimento. Così gli eventi descritti nell'Antico Testamento, accanto al loro senso diretto, ne avevano anche un altro, velato, allegorico, riferentesi agli avvenimenti narrati nel Nuovo Testamento (interpretazione «allegorica»). Per esempio, il racconto biblico della vendita di Giuseppe da parte dei fratelli, della sua incarcerazione e della sua successiva ascesa andava inteso come l'allegoria del Cristo tradito ed abbandonato dai discepoli, condannato, crocifisso e uscito dalla tomba dopo la Resurrezione. In terzo luogo si dava un'interpretazione edificante: un dato avvenimento veniva visto come modello morale di comportamento (interpretazione «tropologica»). Il buon Samaritano che aveva prestato aiuto alla vittima dei predoni e il ribelle Assalonne sono esempi che servivano da monito ai cristiani. In quarto luogo, nell'avvenimento si scopriva la verità sacramentale, religiosa (interpretazione «anagogica»), cioè elevata). Il riposo del settimo giorno prescritto dalla legge di Mosè, veniva interpretato, con riferimento ai cristiani, come il riposo eterno nella pace dei cieli. L'idea di queste interpretazioni era espressa nel verso:

Littera gesta docet, quid credes allegoria,
Moralis quod agas, quo tendas, anagogia.

(«Il senso letterale insegna ciò che è avvenuto; l'allegoria insegna in cosa devi credere; la morale consiglia come devi agire; l'anagogia svela a cosa devi tendere»). Paragonando l'anima umana a un edificio, Rabano Mauro scriveva che la «storia», cioè l'interpretazione letterale, costituisce il fondamento, mentre le tre altre interpretazioni formano i muri, il tetto e l'arredamento interno dell'edificio. Nella sua opera Allegoriae in Universam Sacram Scripturam questo teologo dell'epoca carolingia presentava un amplio glossario di termini menzionati nell'Antico e nel Nuovo Testamento e riportava le loro interpretazioni allegoriche, tropologiche («mutanti il senso del discorso») e anagogiche. Lo stesso concetto poteva essere interpretato in tutti e quattro i sensi. Gerusalemme nel significato letterale è la città terrena, in quello allegorico la chiesa; in senso tropologico l'anima pia; in quello anagogico la patria celeste. Interpretato in maniera conseguente l'Antico Testamento si riduceva tutto a un unico senso: l'annuncio della prossima nascita di Cristo e della sua azione di salvezza.


Aron Jakovlevič Gurevič, Le categorie della cultura medievale, Einaudi, 1983 (ed. or. russa 1972), pp. 84-85 [ho omesso le note].

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