La teologia come quadro di riferimento generale della cultura medievale

[...] scegliendo come oggetto di analisi i fenomeni artistici, o il diritto, la storiografia e gli altri settori dell'attività culturale degli uomini del Medioevo, non dobbiamo isolare un campo di quest'attività dal più ampio contesto storico-culturale, poiché solo nell'ambito di una totalità che chiamiamo cultura medievale è possibile comprendere correttamente le diverse componenti. La teologia costituiva la «suprema generalizzazione» della prassi sociale dell'uomo medievale, essa forniva un sistema semiotico universalmente valido nei cui termini i membri della società feudale prendono coscienza di sé e del proprio mondo e vi trovano la sua motivazione e spiegazione.

Quanto detto significa inoltre che la concezione medievale del mondo si caratterizzava per la sua globalità; di qui la sua specifica indifferenziabilità, la non scomponibilità dei suoi singoli elementi. Di qui anche la certezza dell'unità del creato. Come nei particolari della cattedrale gotica trovava espressione l'architettura di tutta la grandiosa costruzione, come nel singolo capitolo di un trattato teologico si poteva seguire il principio costruttivo di tutta la Summa theologica, come il singolo evento della storia terrena veniva considerato un simbolo degli eventi della storia sacra - come, cioè, nel transitorio si percepiva l'eterno -, così l'uomo rappresentava l'unità di tutti gli elementi di cui era costituito il mondo e lo scopo ultimo del creato: il microcosmo era una sorta di duplicato del macrocosmo.

Il carattere globale di tale concezione del mondo, tuttavia, non ne presuppone affatto l'armonicità e la non-contradditorietà. I contrasti tra l'eterno e  il transitorio, il sacro e il profano, l'anima e il corpo, il celeste e il terreno, che  ne stanno alla base, trovavano fondamento nella vita sociale del tempo, negli inconciliabili contrasti tra ricchezza e povertà, dominio e subordinazione, libertà e non libertà, privilegio e sottomissione. La concezione medievale cristiana del mondo «cancellava» le contraddizioni reali, trasferendole al piano superiore delle categorie onnicomprensive ultraterrene, dove la soluzione delle contraddizioni appariva possibile al compimento della storia terrena, come conseguenza dell'espiazione, del ritorno all'eternità di un mondo fino ad allora inserito nel tempo. La teologia forniva perciò alla società medievale non solo una «suprema generalizzazione», ma anche una «sensazione», una giustificazione e consacrazione.


Aron Jakovlevič Gurevič, Le categorie della cultura medievale, Einaudi, 1983 (ed. or. russa 1972), pp. 12-13.

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