I viaggi nel tempo e i loro paradossi

Quando Einstein scoprì la natura relativistica dello spaziotempo, scoprì anche un modo per accelerare il tempo. Volete sapere come sarà la Terra tra 1000, 10.000 o 10 milioni di anni? Le leggi della fisica vi dicono come fare. Costruitevi un veicolo in grado di raggiungere una velocità pari al 99,9999999996 per cento di quella della luce e andatevi a fare una gita nello spazio. Rimaneteci per un tempo come segnato dal vostro orologio di bordo, rispettivamente di un giorno, dieci giorni o un po' più di ventisette anni, e al vostro ritorno il gioco è fatto: sulla Terra saranno effettivamente trascorsi 1000, 10.000 e 10 milioni di anni. Questo fenomeno è previsto in modo esplicito dalla relatività ristretta; è un caso particolare del ritardo relativistico degli orologi in movimento [...], un effetto che è stato verificato sperimentalmente. È ovvio che nessuno è in grado di costruire un'astronave di una tale potenza e quindi di provare con mano questo effetto. Ma abbiamo già visto che il rallentamento è stato riscontrato in vari casi: dagli aerei di linea, che viaggiano a velocità ben al di sotto di quella richiesta al nostro ipotetico velivolo, alle particelle elementari, che girano vorticosamente negli acceleratori a velocità prossime a quelle della luce (nel caso dei muoni, ad esempio, si è visto che se stanno fermi vivono circa due milionesimi di secondo per poi decadere e formare altre particelle, mentre se si muovono la loro vita media si allunga in modo proporzionale alla velocità). Visto che abbiamo tutte le ragioni per credere che la relatività ristretta sia una teoria giusta, non c'è motivo di dubitare che questa strategia per i viaggi nel futuro funzionerebbe, se solo potessimo realizzarla. È la tecnologia che ci tiene confinati nel nostro tempo, non la fisica.

Se passiamo ai viaggi nel passato, sorgono ben altri problemi e paradossi, di cui sono certo avrete già sentito parlare. L'esempio classico è quello di un vostro viaggio nel passato in cui impedite materialmente la vostra nascita. In genere la storia ha un risvolto cruento (come l'uccisione di un genitore), ma può essere anche raccontata in una versione meno sanguinaria, in cui magari riuscite a impedire che vostro padre e vostra madre si incontrino. Il paradosso è chiaro: se non siete mai nati, come avete fatto a viaggiare nel tempo e a prevenire la vostra nascita?

Michael Dummett, un filosofo che lavora a Oxford, e il suo collega fisico David Deutsch hanno proposto un'altra versione di questo paradosso, simile nella sostanza ma più sottile nei contenuti. Immaginate che io riesca a costruire una macchina del tempo e a viaggiare dieci anni nel futuro. Faccio uno spuntino al più vicino TuttoTofu (la catena che ha sostituito McDonald's dopo che l'epidemia mondiale di mucca pazza ha minato per sempre la fiducia dei consumatori negli hamburger) e poi mi precipito in un internet café per aggiornarmi sugli ultimi progressi della teoria delle stringhe. Mi aspetta una bellissima sorpresa: tutti i problemi aperti sono stati risolti. La teoria, ora completa, si è dimostrata in grado di prevedere tutte le proprietà delle particelle elementari. Si è avuta la prova inconfutabile dell'esistenza delle dimensioni nascoste e i partner supersimmetrici sono stati appena osservati all'LHC, con tutte le proprietà previste dalla teoria. Non ci sono più dubbi: la teoria delle stringhe è la teoria unificata dell'universo.

Ma le sorprese non sono finite. Mi addentro nella rete per vedere a chi si deve ascrivere questo successo, e scopro che l'articolo fondamentale, quello che ha cambiato il corso della storia, è stato scritto un anno prima da Rita Greene, mia madre. Sono sbalordito. Non fraintendetemi, mia madre è una donna fantastica, ma non si interessa di scienza, non capisce come l'argomento possa interessare a qualcuno, e ha posato L'universo elegante dopo poche pagine dicendo che le faceva venire il mal di testa. Come diavolo è riuscita a scrivere l'articolo più importante di tutta la teoria delle stringhe? Lo leggo online, e sono sconvolto dalla profondità e dall'eleganza delle sue argomentazioni; alla fine c'è un ringraziamento a me, suo figlio, per tutto ciò che le ho insegnato sulla matematica e sulla fisica, a partire da quel giorno in cui un «seminario motivazionale sui cambiamenti di vita» le fece scoprire la grande scienziata che era nascosta in lei. Accidenti, penso: ma era il corso a cui si era appena iscritta quando sono partito per il mio viaggio nel futuro! Meglio tornare nel presente e cominciare le lezioni.

Al mio ritorno, inizio ad insegnare a mia madre ciò che so della teoria delle stringhe. Ma le cose non vanno bene. Passa un anno, ne passano due, e nonostante i suoi sforzi encomiabili mia madre non capisce granché. Comincio a preoccuparmi. Altri due anni se ne vanno tra lezioni e seminari, ma i progressi sono minimi. Ora sono davvero angosciato: come farà a scrivere il suo articolo in tempo se è ancora così indietro? Alla fine prendo una decisione drastica. Ciò che ho letto nel futuro ha lasciato su di me una tale impressione che ricordo tutto perfettamente: le detto cosa deve scrivere, parola per parola. L'articolo viene pubblicato, e in poco tempo scuote alle fondamenta il mondo scientifico. Ciò che ho visto nel futuro accade com'era scritto.

Ed ecco la domanda fatale: di chi è il merito della scoperta? Non certo mio, visto che ho letto tutto quello che c'era da sapere in un articolo. Ma nemmeno di mia madre, che non ha fatto altro che scrivere ciò che io le dettavo. Qui, è ovvio, contano poco le questioni di diritto morale: il fatto è che si sono creati nuova conoscenza, nuove intuizioni, nuovi ragionamenti. Chi o cosa ne è responsabile? Né io né mia madre abbiamo avuto l'idea originale, e nessun altro (essere umano o computer) è stato coinvolto. E tuttavia l'articolo è lì, con le sue fantastiche novità. Pare che grazie a un viaggio nel tempo, prima nel futuro e poi nel passato, la conoscenza si possa creare dal nulla. Forse questo non sarà un caso estremo come impedire la propria nascita, ma dovete ammettere che è ben strano.

Che cosa ci suggeriscono questi paradossi? Forse che esiste una qualche proibizione intrinseca ai viaggi nel passato? Molti lo pensano. Ma come vedremo ora, ci sono vari modi per aggirare i problemi appena visti. Ciò non implica che i viaggi nel passato siano possibili (è una questione separata di cui ci occuperemo tra breve), ma solo che non bastano un paio di paradossi per escluderli a priori.

Veri paradossi?

Nel capitolo V abbiamo parlato dello scorrere del tempo e partendo dalla concezione prevista dalla fisica classica abbiamo tratto un quadro che contrasta con le nostre idee intuitive. Al posto della familiare immagine del tempo come un fiume inarrestabile che ci trascina da un istante all'altro, ci siamo trovati a considerare lo spaziotempo come un blocco di ghiaccio in cui i singoli momenti sono congelati, statici. Ogni osservatore può raggruppare questi momenti in modo diverso, a seconda del suo punto di vista, e avere una diversa visione della simultaneità. Per catturare meglio questa idea, abbiamo usato la metafora dello spaziotempo come un lungo filone di pane, che è possibile affettare con diverse angolazioni del coltello.

Ma la vera lezione del capitolo V è che gli istanti (le «fette del filone») esistono: sono lì nello spaziotempo. Ogni momento ha una sua autonomia, allo stesso modo di un punto nello spazio, e non esiste solo quando viene illuminato dallo sguardo di un osservatore, come la nostra intuizione ci porterebbe a credere. L'immagine del tempo come flusso non regge a una seria analisi logica. I momenti, una volta fissati, esistono e non cambiano mai. L'essere visti da un osservatore non è che una delle tante, immutabili caratteristiche che insieme descrivono un momento. La figura 5.1, per quanto immaginaria, rende bene l'idea della situazione. Tutti gli istanti della storia dell'universo sono lì presenti, statici e immutabili. Due diversi osservatori possono essere d'accordo sulla simultaneità di alcuni eventi (perché tagliano il filone nello spaziotempo tenendo il coltello da angoli diversi), ma l'insieme (il filone di pane) e le sue parti sono, letteralmente, universali.

Se consideriamo anche la meccanica quantistica, la situazione cambia. Tanto per iniziare, ad esempio, abbiamo visto nel capitolo XII che alle scale microscopiche il tempo e lo spazio perdono la loro regolarità e manifestano delle fluttuazioni ingovernabili. Ma è il problema della misura (si veda il capitolo VII) il vero nodo centrale del rapporto tra meccanica quantistica e tempo. Una delle interpretazioni proposte per risolvere il dilemma, quella dei molti mondi, ci tornerà utile nel prossimo paragrafo per affrontare i paradossi dei viaggi nel tempo. Per ora rimaniamo sul terreno della fisica classica e vediamo se il modello dello spaziotempo come blocco di ghiaccio (o filone di pane) ci può dare nuove prospettive sui problemi emersi nel paragrafo precedente.

Prendiamo il caso in cui qualcuno torna indietro nel tempo per impedire la propria nascita. Intuitivamente, la storia si svolge così. Prima del suo viaggio nel passato, i genitori di X si erano incontrati, diciamo, allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 1965, a una festa di Capodanno. Quell'evento ha portato, dopo qualche mese, alla nascita di X. Molti anni dopo, egli decide di tornare indietro nel tempo, a quel fatidico 31 dicembre 1965, e di cambiare il corso delle cose, impedendo in qualche modo ai suoi genitori di incontrarsi e quindi il suo concepimento e la sua nascita. Ora però riscriviamo la storia usando il modello più preciso e logico dello spaziotempo «congelato».

Vediamo subito che le cose non possono essere andate così come descritte prima, perché ciò significherebbe che gli istanti temporali possono modificarsi. Secondo la versione intuitiva, la mezzanotte del 31 dicembre 1965 è il momento in cui «prima» del suo intervento i genitori di X si sono incontrati, ma in cui «dopo» il suo arrivo dal futuro non succede nulla e il padre e la madre si trovano separati magari da migliaia di chilometri. Il problema con questa versione, però, è che quel momento non può cambiare, perché come abbiamo visto è lì, esiste nello spaziotempo. L'idea che un istante sia fatto in un certo modo «prima» e in un altro «dopo» è priva di senso.

Se X è riuscito a viaggiare nel passato fino al 31 dicembre 1965, allora vuol dire che era già lì, era sempre stato lì, ci sarà sempre, non potrà mai non esserci. La mezzanotte di quel giorno non è scoccata due volte, e non è possibile che X si sia perso la prima ma sia stato presente alla replica. Vista dalla prospettiva atemporale della figura 5.1, l'esistenza di X si dipana per momenti statici e immutabili in varie fette dello spaziotempo. Se oggi egli regola la sua macchina del tempo in modo da comparire alle 23,50 del 31 dicembre 1965, vuol dire che quel preciso istante sarà sempre lì. La sua presenza in quel particolare istante sarà una caratteristica eterna ed immutabile dello spaziotempo.

L'aver compreso questo fatto ci può portare a conclusioni stravaganti, ma per lo meno ci evita i paradossi. X compare nello spaziotempo alle 23,50 del 31 dicembre 1965; prima, però, non c'è nessuna traccia della sua esistenza. La cosa può sembrare strana, ma non è illogica. Se uno degli invitati alla festa avesse visto X comparire dal nulla in quel momento e gli avesse chiesto con gli occhi fuori dalle orbite da dove venisse, egli avrebbe potuto rispondere tranquillamente «dal futuro». Per adesso non stiamo violando alcuna legge della logica. Le cose si fanno interessanti, naturalmente, quando X cerca di portare a termine la sua missione e di separare i suoi genitori. Che succede? Semplicemente, secondo la visione «congelata» dello spaziotempo, egli non ha alcuna possibilità di riuscirci. Non importa quale strategia adotti: non fare incontrare i suoi genitori, a prima vista un'impresa fattibile, si scontra con un'impossibilità logica. A mezzanotte i due si trovano, X è lì con loro e ci sarà sempre. Un istante non può alterarsi, non più di quanto un sasso possa acquistare coscienza di sé. Niente e nessuno può cambiare il fatto che alla mezzanotte del 31 dicembre 1965 due persone si sono incontrate, perché il loro incontro è un evento immutabile, eternamente presente al posto che gli compete nello spaziotempo.

A pensarci bene, X si ricorda che quando da ragazzo ha chiesto al padre come aveva conosciuto la madre e come avevano deciso di sposarsi, il genitore aveva raccontato una strana storia. Era successo tutto in modo inaspettato. Si trovavano entrambi a una festa di Capodanno il 31 dicembre 1965, quando poco prima di mezzanotte all'improvviso il padre vide apparire dal nulla un tizio che sosteneva di venire dal futuro. Scosso, si imbattè in una ragazza che gli piaceva ma di cui non era molto intimo, e ancora sotto lo shock dell'evento le propose su due piedi di sposarlo.

Il fatto è che tutti i singoli e immutabili istanti dello spaziotempo devono potersi unire in modo coerente. L'universo deve avere un senso. Quando X viaggia nel passato, sta soltanto seguendo il suo destino Nella successione di istantanee degli eventi un uomo appare alle 23,50 del 31 dicembre 1965 e non prima. Se X potesse vedersi dalla prospettiva esterna, impossibile da realizzarsi, della figura 5.1, tutto gli sarebbe chiaro: l'individuo che compare all'improvviso è lui, all'età del viaggio nel tempo. Perché tutto ciò abbia un senso, il viaggio nel passato è necessario. Sempre dall'immaginario punto di vista esterno, X scorge suo padre che lo guarda terrorizzato, gli chiede da dove viene, poi scappa via e incontra sua madre a mezzanotte. Qualche passo più avanti vede il matrimonio dei due, la sua nascita, la sua infanzia e così via, fino al suo ingresso nella cabina della macchina del tempo. Se si potesse viaggiare nel passato, dovremmo assicurarci che l'intero «filone» dello spaziotempo racconti una storia logica e non contraddittoria.

Lo ripeto ancora una volta: per quanto sia bello immaginarlo, ciò non vuol dire che i viaggi nel passato siano fattibili. Stiamo solo scoprendo che i paradossi più celebri, come l'impedire la propria nascita, forse potrebbero essere viziati da errori di logica. Non si può fare un salto nel passato e «cambiarlo», perché sarebbe come cambiare il valore del pi greco. Se qualcuno si trova nel suo passato è perché deve essere lì, c'è e sempre ci sarà, ed è il passato stesso che lo condurrà attraverso una serie successiva di eventi a quel viaggio nel tempo.

Dal punto di vista della figura 5.1, questa spiegazione è dotata di logica ferrea. Osservando dall'esterno tutti gli eventi dello spaziotempo, vediamo che si incastrano perfettamente nella soluzione di un grande cruciverba cosmico. Però, dal più concreto punto di vista di X, arrivato il 31 dicembre 1965, il mistero rimane irrisolto. Abbiamo appena affermato che, anche con tutta la determinazione del mondo, egli non riesce a separare i suoi genitori e non può fare altro che guardarli mentre si incontrano, magari dopo aver paradossalmente facilitato il loro successivo matrimonio. Ciò è vero anche se X viaggia ripetutamente nel tempo, in modo che in quell'istante si trovino presenti molte sue copie, tutte intenzionate a ostacolare l'incontro. Nessuna di loro potrà mai farcela, però, perché ciò significherebbe introdurre un cambiamento in un contesto in cui la cosa non ha alcun senso.

Pur illuminati da queste osservazioni, non possiamo però fare a meno di chiederci chi o cosa impedisca materialmente a X di compiere l'impresa. Cosa vieta, alle 23,50 del fatal giorno, di prendere per un braccio sua madre e trascinarla via a forza? O magari (e diciamolo, finalmente!) di sparare a suo padre e di ucciderlo? Dov'è finito il libero arbitrio? A questo punto uno dei soliti sospetti, la meccanica quantistica, entra nella storia.

[...]

Ipotizzando che tutto sia deterministico e il libero arbitrio un'illusione, allora il paradosso dell'impedire la propria nascita non è più tale. Anche se X crede di poter decidere le sue azioni, in realtà non è che un burattino alla mercé delle leggi fisiche. Se cerca di trascinare via la madre o di ammazzare il padre, c'è sempre qualcosa che va storto: la macchina del tempo atterra dalla parte sbagliata e X arriva alla festa quando ormai è troppo tardi; il grilletto della pistola si inceppa; X fa fuoco ma uccide per sbaglio l'altro pretendente alla mano di sua madre, spianando così la strada al padre; o magari, una volta uscito dalla macchina del tempo, X sente improvvisamente venir meno la sua determinazione a compiere l'impresa. Indipendentemente dalle sue intenzioni, le azioni di X devono fare parte di una storia coerente all'interno dello spaziotempo. Ogni tentativo di piegare la logica degli eventi è frustrato dalle leggi della fisica: tutto deve incastrarsi perfettamente, come sempre è stato e sempre sarà. Non si può cambiare l'immutabile.

Se invece gli uomini sono davvero dotati di libero arbitrio, allora il paradosso richiede un'altra spiegazione. La meccanica quantistica ne fornisce alcune molto diverse d quelle classiche. Una delle più affascinanti, il cui principale sostenitore è David Deutsch, si avvale dell'interpretazione a molti mondi. Secondo questa ipotesi, come abbiamo visto nel capitolo VII, ogni valore potenziale (una certa posizione o un certo spin per la tal particella e così via) racchiuso in una funzione d'onda si realizza in un universo separato e parallelo. Quello di cui siamo coscienti in un certo istante non è che uno degli infiniti universi in cui tutte le possibilità previste dalla meccanica quantistica si realizzano separatamente. È suggestivo pensare che il libero arbitrio di cui ci sentiamo di essere dotati riflette la possibilità di entrare in uno o nell'altro di questi universi in vari momenti; è vero però che, poiché esistono infinite copie di tutti gli esseri umani sparse negli universi, i concetti di individualità e libertà andrebbero rivisti sotto questa nuova luce.

Per quel che riguarda il paradosso dei viaggi nel tempo, l'interpretazione a molti mondi propone una soluzione inedita. Quando X arriva alle 23,50 del 31 dicembre 1965, incontra il padre, estrae una pistola, fa fuoco e lo uccide. Ma tutto ciò non è mai successo nell'universo in cui egli è entrato nella macchina del tempo; quindi durante il suo viaggio deve essere entrato in un universo parallelo. Ora X si trova in un mondo in cui i suoi genitori non si sono mai incontrati, un mondo, come ci assicura l'interpretazione a molti mondi, che deve pur esistere da qualche parte, visto che è coerente con le leggi della fisica. Se diamo per vera questa ipotesi, il paradosso scompare, perché ogni istante esiste in differenti versioni, ognuna situata in un universo parallelo. È come se ci fosse una serie infinita di «filoni» dello spaziotempo, non solo uno. Nell'universo di partenza, X è nato da due genitori che hanno deciso di sposarsi il 31 dicembre 1965, è cresciuto, ha sviluppato un odio verso il padre, è diventato un esperto di viaggi temporali e a un certo punto è entrato in una macchina del tempo con destinazione 31 dicembre 1965. Nell'universo di arrivo, il padre di X viene ucciso in quello stesso giorno, prima di aver avuto la possibilità di incontrare la madre, da un sicario che sostiene di essere il figlio venuto dal futuro. In questo universo non nasce una versione di X, ma non c'è nessun paradosso, perché l'X che ha premuto il grilletto, nel suo universo di partenza, ha avuto due genitori che lo hanno fatto nascere. Non possiamo sapere se qualcuno crederà alla storia di X o se tutti lo prenderanno per pazzo; ma siamo certi che in nessuno dei due universi, quello da cui è partito e quello in cui è arrivato, sono avvenuti eventi autocontraddittori.

Inoltre, anche in questa nuova interpretazione X non riesce a «cambiare il passato». Nell'universo di partenza la cosa è ovvia, visto che nel passato non ci arriva neppure. In quello di arrivo, la sua presenza dalle 23,50 del 31 dicembre 1965 è un evento come un altro, che sarà per sempre immortalato in quel momento. Ogni sequenza logicamente e fisicamente accettabile di eventi ha luogo in uno degli infiniti universi paralleli: in quello di arrivo per X, il suo omicidio si svolge come pianificato e ha una serie di conseguenze non paradossali, che diventano parte dell'immutabile trama della realtà.

L'interpretazione a molti mondi propone una soluzione simile anche al paradosso dell'informazione che si materializza dal nulla, esemplificato dalla storia di mia madre che scrive l'articolo più importante della teoria delle stringhe. In uno degli infiniti universi paralleli, mia madre diventa davvero una grande esperta di stringhe e scopre da sola ciò di cui scrive. Quando mi imbarco per la mia gita nel futuro, la macchina del tempo mi porta proprio in questo universo, e ciò che leggo nell'articolo è effettivamente farina del sacco di mia madre, o meglio della sua versione in questo universo. Tornando indietro nel tempo entro in un altro universo, uno in cui mia madre ha serie difficoltà con la fisica. Dopo anni di tentativi mi arrendo e le detto parola per parola ciò che deve scrivere nel famoso articolo. Se le cose andassero così, non ci sarebbe nessun paradosso e le scoperte sarebbero chiaramente merito di qualcuno: la versione di mia madre che sta nell'universo in cui lei è una grande scienziata. Nei miei viaggi nel tempo non ho fatto altro che trasferire queste conoscenze a un'altra sua versione situata in un altro universo. La spiegazione non fa una piega, ammesso e non concesso che siate disposti a credere agli universi paralleli più di quanto non crediate agli articoli scientifici che si scrivono da soli.

Nessuna delle proposte viste finora può essere considerata la soluzione finale ai problemi e ai paradossi dei viaggi nel tempo. Però tutte ci mostrano che l'esistenza di un paradosso non implica necessariamente l'impossibilità di viaggiare nel passato, visto che è possibile trovare un modo per aggirarlo, grazie alle nostre attuali conoscenze fisiche. Certo, non riuscire a dimostrare l'impossibilità di qualcosa è ben diverso dal dimostrarne la fattibilità. Dobbiamo allora chiederci una volta per tutte:


È possibile viaggiare indietro nel tempo?


[A questo punto segue un interessante excursus (che non riporto) sui cosiddetti cunicoli spazio-temporali come possibili macchine del tempo. Qui riprendo dalle considerazioni conclusive]

[...]

Stephen Hawking ha fatto un'osservazione interessante riguardo ai viaggi nel passato: se sono davvero possibili, perché non siamo ancora stati invasi da gruppi organizzati di turisti provenienti dal futuro? Secondo me magari è già successo, ma visto che le squadre segrete del governo hanno imprigionato tutti i viaggiatori del futuro che sono riusciti a identificare, gli altri non hanno nessuna intenzione di farsi riconoscere. Hawking scherza, ovviamente, e così anch'io, ma la questione da lui sollevata è seria. Se credete, come me, che tra noi non si nasconda nessun viaggiatore dal futuro, ciò equivale a ritenere che i viaggi siano impossibili? Nel caso in cui le generazioni future riuscissero a costruire una vera macchina del tempo, è scontato che subito un bel po' di storici si farebbero spedire nel passato per assistere in prima persona allo scoppio della prima bomba atomica, allo sbarco sulla Luna o alla messa in onda del primo reality show. Quindi se affermiamo che nessuno di questi signori è mai giunto tra noi, è come se dicessimo che non l'hanno fatto perché nessuna macchina del tempo potrà mai esistere.

In realtà non è necessario giungere a questa conclusione: tutte le macchine del tempo finora proposte a livello teorico non consentono di viaggiare fino a un momento precedente la costruzione della prima macchina stessa. Vediamo il perché, ad esempio esaminando con attenzione la figura 15.5. Anche se c'è una differenza temporale tra le due imboccature, che ci permette di andare avanti e indietro tra passato e futuro, non possiamo comunque arrivare in un istante antecedente la creazione di questa differenza temporale: tutta la parte di spaziotempo a sinistra del punto di partenza ci è preclusa. Nel caso, quindi, che la prima macchina del tempo venga costruita tra 10.000 anni, quel momento sarà visitato senza dubbio da molti turisti dal futuro, ma tutte le epoche precedenti, compresa la nostra, continueranno a rimanere inaccessibili.

Trovo strano ed avvincente il fatto che la fisica più avanzata ci suggerisca dei modi per evitare gli apparenti paradossi dei viaggi nel tempo e ci faccia anche capire come tali viaggi potrebbero essere effettivamente realizzati. Non fraintendetemi: sono tra coloro che ritengono i viaggi nel passato impossibili, e sono convinto a livello intuitivo che un giorno riusciremo a dimostrarlo. Ma prima di quel giorno, penso sia necessario mantenersi aperti a tutte le possibilità. alla peggio, le ricerche in questa direzione hanno comunque il pregio di portare avanti le nostre conoscenze in territori estremi e di confine. Alla meglio, potrebbero farci compiere i primi passi verso la costruzione di un sistema di autostrade spaziotemporali. Dopo tutto, ogni momento che passa senza che nessuno riesca a costruire una macchina del tempo è un momento che sarà per sempre irraggiungibile per noi e per tutti coloro che ci seguiranno.


Brian Greene, La trama del cosmo, Einaudi, 2004, pp. 528-538 e 549-550 [Ho omesso le note; le figure a cui si riferisce l'autore non sono decisive per la comprensione del testo]

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