La realtà comprende passato, presente e futuro

Gli eventi quindi sono, indipendentemente da come o quando si verifichino. Esistono tutti, e occupano in eterno il loro punto specifico nello spaziotempo. Non c'è alcun flusso. Se alla festa di Capodanno del 1999 vi siete divertiti molto, significa che vi state ancora divertendo perché quella è solo una posizione immutabile nello spaziotempo. Non è facile accettare una visione simile, dato che la nostra concezione del mondo distingue rigorosamente tra passato, presente e futuro, ma se valutiamo con attenzione questo schema temporale e lo confrontiamo con i dati oggettivi della fisica moderna, scopriamo che può esistere solo nella nostra mente.

Per l'esperienza conscia sembra indubbiamente che le fette temporali ci passino davanti una a una. È come se la nostra mente fosse la luce del proiettore: i singoli momenti esistono quando vengono illuminati dall'energia della coscienza. La sensazione di flusso da un momento a quello successivo deriva dalla consapevolezza del cambiamento avvenuto a livello di pensieri, sentimenti e percezioni. E la sequenza di cambiamento sembra caratterizzata da un moto continuo e svolgersi secondo una storia coerente. Pur senza pretendere di fornire spiegazioni psicologiche o neurofisiologiche precise, possiamo tuttavia spiegare perché percepiamo lo scorrere del tempo anche se, in realtà, ciò non accade. Immaginiamo di vedere Via col vento con un lettore DVD difettoso, che salta casualmente avanti e indietro: un fotogramma fisso appare per un attimo sullo schermo, subito seguito da un altro di una parte diversa del film. Quando assistiamo a una proiezione simile, ci è difficile capire la trama della pellicola. Rossella e Rhett però non hanno alcun problema: in ogni fotogramma fanno quello che hanno sempre fatto lì. Se potessimo fermare il DVD su un fotogramma specifico e interrogarli sui loro pensieri e ricordi, ci risponderebbero come se il DVD fosse stato inserito in un lettore funzionante. Se chiedessimo loro se sono disorientati dal fatto di saltare da una fase all'altra della Guerra civile, ci guarderebbero sbigottiti e penserebbero che sia dato di volta il cervello. In ogni fotogramma, in sostanza, entrambi avrebbero i pensieri e i ricordi che hanno sempre avuto in quel fotogramma e proprio questi infonderebbero loro la sensazione che il tempo fluisce in modo armonico e coerente, come sempre.

Analogamente, ogni momento dello spaziotempo, ogni fetta temporale, è come uno dei fotogrammi fissi di un film: esiste al di là che una luce lo illumini o no. Come per Rossella e Rhett, per noi che ci troviamo in uno qualsiasi di quei momenti, è l'adesso, il momento che viviamo in quel momento, e sempre lo sarà. Inoltre, in ogni singola fetta, pensieri e ricordi sono tali da alimentare la sensazione che il tempo sia sempre fluito, fino a quel momento. Si tratta di una sensazione che non richiede momenti precedenti, fotogrammi precedenti da «illuminarsi in sequenza».

Se ci riflettete per un istante vi accorgerete che è un fatto positivo, perché l'idea della luce del proiettore che dà vita in sequenza ai vari momenti è problematica da un altro, importante punto di vista: se essa svolgesse bene la sua funzione e illuminasse un determinato istante, ad esempio lo scoccare della mezzanotte nella sera di Capodanno del 1999, che cosa significherebbe per quell'istante cadere poi nell'oscurità? Se il momento fosse illuminato, il fatto di esserlo sarebbe una sua caratteristica durevole e immutabile. Sperimentare l'illuminazione (essere «vivi», essere il presente, l'adesso) e poi il buio (essere «latenti», il passato, ciò che era) significa sperimentare un cambiamento. Ma il concetto di cambiamento non ha senso in relazione a un singolo istante di tempo. Esso dovrebbe verificarsi nel corso del tempo, dovrebbe segnare il passare del tempo, ma di quale nozione di tempo si tratterebbe allora? Per definizione, gli istanti non  comprendono il passare del tempo, quanto meno non del tempo di cui siamo consapevoli, perché essi semplicemente sono, sono la materia prima del tempo, non cambiano. Un istante specifico non può variare nel tempo più di quanto non lo possa fare una posizione specifica nello spazio. Se un istante di tempo dovesse mutare, sarebbe un altro istante di tempo. A un esame più attento, dunque, l'immagine della luce del proiettore che dà vita a ogni nuovo adesso non regge. Viceversa, tutti i momenti sono illuminati, e tutti restano tali. Ogni istante esiste. Il fiume del tempo sembra più simile a un gigantesco blocco di ghiaccio in cui tutti gli istanti sono per sempre congelati al loro posto.


Brian Greene, La trama del cosmo, Einaudi, 2004, pp. 165-167 [ho omesso due note]

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