Lo scopo dei rituali nelle culture umane e i loro benefici

Trascendere il sé e fondersi con una realtà più vasta è il principale obiettivo del comportamento rituale. In un contesto religioso, lo scopo trascendente del rituale è indurre i fedeli a sentirsi spiritualmente uniti con una realtà più ampia.

[...]

Da tempo gli antropologi hanno capito che, nelle società primitive, i rituali favorivano sensibilmente la sopravvivenza incrementando il senso di appartenenza a un determinato clan o tribù e il senso di un destino comune. Attraverso il potere del rito, ai membri del clan veniva costantemente ricordato che essi erano i favoriti della divinità adorata; che erano, insomma, gli eletti. L'idea di avere un destino speciale li distingueva nettamente dagli altri clan, rafforzava i legami tra di loro e contribuiva a mantenere stabile l'identità di gruppo a mano a mano che, con il tempo, i membri del clan cambiavano. Così il clan funzionava meglio, i suoi membri mostravano maggiore spirito collaborativo e avevano, sotto il profilo della sopravvivenza, un grande vantaggio che non avrebbero mai potuto avere come individui isolati: protezione dai nemici, condivisione delle risorse, presenza di norme e leggi. 

[...]

A nostro avviso , la capacità del rituale umano di indurre un senso di trascendenza e unione con il mondo è dovuto all'effetto che il comportamento rituale ritmico ha sull'ipotalamo, il sistema nervoso autonomo e, in definitiva, l'intero cervello. Da alcuni studi risulta che lo sport e la partecipazione ad attività spirituali come la preghiera, le funzioni religiose e la meditazione fanno calare la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e la frequenza respiratoria, riducono il livello dell'ormone cortisolo e rafforzano il sistema immunitario.



A. Newberg - E. d'Aquili, Dio nel cervello, Mondadori, 2002 (ed. or. 2001), pp. 86-91 [ho omesso le note].

Commenti