Il bisogno di un "sovrappiù di causalità e di senso" all'origine della religione

In breve, io ipotizzo un programma dinamico operante in civiltà ed epoche differenti, dai cosiddetti primitivi alle culture alte, un programma riguardante la causalità del male. Esso si rivolge a poteri invisibili tramite quella che abbiamo chiamato diagnosi trascendente, tende a stabilire e a perpetuare rituali religiosi per ripristinare la precedente situazione di normalità, e si dimostra uno dei principali fattori di sostegno della pratica religiosa.

Questo programma, per quanto universale, non è primitivo. È piuttosto una elaborazione eccessiva del principio di causalità che Kant ha denominato fondamento trascendentale dell'esperienza possibile; e che gran parte della scienza moderna si va lasciando alle spalle. Istituendo nessi di colpa, conseguenza e rimedio, esso crea un contesto di senso e presuppone un cosmo sensato in cui si può vivere in salute e in serenità; è in effetti il postulato e l'accettazione di un sovrappiù di significato nel mondo, in netto contrasto con le riduzioni operate dalla scienza empirica. Non è una conquista della pura ragione o della speculazione disinteressata, ma riceve il suo impulso iniziale dal tentativo di liberarsi dai lacci della sciagura, cercando la radice del male, o almeno di dare una risposta alla domanda «perché?». In questo contesto l'idea di colpa è una spiegazione, come lo è affermare una oscura contaminazione. I riti concepiti o riutilizzati in queste occasioni possono apparire ai nostri occhi inadeguati e superstiziosi. Ma anch'essi «hanno senso». Un peana greco o un gruppo di danza ghanese contribuiscono ugualmente alla elaborazione attiva, a un'accrescersi dell'attività e quindi alla gioia e soddisfazione in un'esperienza necessaria e dotata di senso. Il pericolo è vinto costruendo o ricostruendo un mondo di significato; che per quando fittizio si dimostra spesso efficace.

Per Martin Nilsson la religione era «la protesta dell'uomo contro l'insensatezza degli eventi»1. La gente è ben disposta ad accettare la propria colpa, disposizione che rende il corso degli eventi comprensibile e offre un modo di governare o rimodellare il proprio destino, in contrasto col peso opprimente del caso e della necessità. Quindi associazioni e aspettative irrazionali, specie in materia di salute e malattia, persistono ancora oggi. La scienza moderna, affascinata dal caos al di là della causalità, mentre mondi di significato si frammentano e si polverizzano nella nostra multiculturale società di massa, non prevarrà facilmente. La gente preferisce restare attaccata al sovrappiù di causalità e di senso, e non mancano mediatori per esplorare le connessioni nascoste.

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1. M. P.  Nilsson, Religion as Man's Protest against the Meaninglessness of Events, in Opuscula Selecta, vol. III, Lund, pp. 391-464.


Walter Burkert, La creazione del sacro, Adelphi, 2003 (ed. or. 1996), pp. 162-163 [ho omesso una nota]

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