Il desiderio umano di reintegrarsi nel "potente" e nel "totale"

Da questa coscienza della sua posizione nel Cosmo, deriva anche il dramma dell'uomo e la sua metafisica. Questa coscienza è infatti, in un certo senso, una «caduta». L'uomo si sente «separato» da qualcosa e questa separazione è una fonte di ininterrotto dolore, timore e disperazione. Si sente debole e solo; e quel «qualcosa», qualunque nome gli dia, è potente ed è totale (più precisamente: «totalizzato», poiché comprende a un tempo tutto ciò che non è l'uomo, e tutto ciò che è altro da lui). Si sente separato da qualcosa, «spezzato» - e intuisce la potenza (la divinità) come un intero, come una grande unità impermeabile e perfetta, sufficiente a se stessa.

Tutto ciò che l'uomo pensa coerentemente e tutto ciò che compie con un certo senso, dal momento in cui diviene cosciente della sua posizione nel Cosmo, è diretto verso un unico obiettivo: sopprimere questa «separazione», rifare l'unità primordiale, reintegrarsi nel «tutto» (sia questo «tutto» concepito come una potenza impersonale, come un Dio, ecc.). Ogni atto religioso, per quanto primitivo (rituale, atto di adorazione, liturgia, ecc.) è un tentativo di rifacimento dell'unità cosmica e di reintegrazione dell'uomo. In ogni atto religioso si realizza, infatti, un paradosso, si attua la «coincidenza dei contrari». [...]

[...] in tutto ciò che fa con un certo senso (ritualmente) e in tutto ciò che pensa coerentemente (metafisicamente), l'uomo tende incessantemente verso l'unificazione, verso la reintegrazione, la «totalizzazione». Quindi il tipo dell'uomo perfetto, assolutamente in tutte le culture, è l'androgino [...]

[...] osserviamo che la bi-unità [cioè l'adroginia] divina risponde a un bisogno fondamentale dell'essere umano: la reintegrazione dell'uomo nel Cosmo attraverso un'assoluta unificazione. In questa unificazione scompaiono gli estremi e si fondono i contrari; il non essere diviene essere, il male coincide con il bene, il profano coincide con il sacro, la pluralità coincide con l'unità.


Mircea Eliade, Il mito della reintegrazione, Jaca Book, 2002 (1942 l'anno di composizione in romeno), pp. 52-55.

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