L'idea di religione in Lanternari

In un importante articolo, egli [Lanternari] sostiene anzitutto che la sua vuole essere una definizione di natura antropologica, che pone al centro d'interesse e di studio l'uomo nell'interezza delle sue esperienze concrete. È una scienza, la storia delle religioni, che non ammette elementi di tipo trascendentale o metaempirico, in quanto essi esulano dal terreno propriamente scientifico:

Religione è l'insieme di atteggiamenti culturalmente determinati, socialmente riconosciuti, che l'individuo assume, in rapporto a reazioni di ordine emozionale, di fronte all'incontrollabile. Tali atteggiamenti, congiunti in un complesso di istituzioni, stabiliscono determinati rapporti con alcune potenze sovrane, ipostasi di quell'« incontrollabile », rispetto alle quali l'uomo, per garanzia dei valori umani e per una salvezza da realizzarsi su un piano di extrastoricità, tende ad attuare una convergenza reciproca, sia col forzare le potenze a proprio vantaggio, sia assoggettandosi ad esse1.

Lo stesso Lanternari illustra alcuni punti della sua definizione di religione. Afferma in primo luogo la necessità di porre al centro della vita religiosa l'uomo concreto, non per scadere in un preconcetto individualistico della religione, ma perché la religione si rende operante e riconoscibile anzitutto nell'individuo. Il fatto che egli sia inserito in una società non deve mai far dimenticare la dimensione personale della religione.

Lanternari evidenzia poi un altro motivo che deve indurre ad assumere l'individuo come misura dell'atteggiamento religioso. Quest'ultimo è in grado di modificare e rielaborare quei canoni di comportamento tramandati dalla tradizione religiosa e riconosciuti dalla società. L'autore allude a riforme operate da fondatori e profeti, la cui azione riesce a modificare elementi tradizionali, senza stravolgerli completamente. Le trasformazioni partono sempre da iniziative individuali, anche se hanno bisogno dell'accettazione da parte della collettività per dare risultati effettivi. Infine, egli esprime la convinzione che solo l'analisi del comportamento dei singoli individui può dare l'esatta misura delle uniformità e delle variazioni esistenti entro una data tradizione.

L'altro polo, accanto all'uomo, che Lanternari approfondisce nella sua definizione, è quello di « incontrollabile », che indica tutto ciò che sfugge al controllo tecnico-razionale dell'uomo:

In particolare l'incontrollabile emerge nelle situazioni di crisi, negli aspetti rischiosi, nelle zone precarie dell'esistenza, della società, del mondo, secondo un'esperienza legata al grado di sviluppo storico culturale cui l'individuo appartiene2.

Ancora una volta occorre fare i conti con la situazione storica, con il contesto. Il controllabile di un individuo appartenente a una società di primitivi cacciatori che vivono passivamente alla mercè dell'ambiente, sarà certamente minore di quello di una società industriale dotata di tecniche perfezionate nello sfruttamento dell'ambiente. Variando l'ampiezza e la profondità dell'incontrollabile, varierà anche il senso e la funzione della vita religiosa.

In rapporto al termine « istituzioni », Lanternari osserva:

La religione, o l'insieme degli atteggiamenti religiosi, costituiscono una istituzione, o meglio un complesso di istituzioni. Tali sono: miti, riti, simboli, concezioni del mondo e comportamenti stereotipi, ecc. Tutti questi elementi, in quanto « istituzioni », formano una tradizione, o sono legati ad essa3.

Parlando di « potenze sovrane », l'autore si riferisce alle potenze che l'uomo nella vita religiosa pone di fronte a se stesso, pensando che siano preposte a questo o a quell'aspetto o esperienza della vita, nei suoi elementi incontrollabili. Esse appaiono come sovrane, perché ipostasi dell'incontrollabile, e concentrano in misura suprema ciò che si manifesta come potenza nell'esperienza elementare dell'uomo. Esempi di potenze sovrane sono: esseri supremi, eroi culturali, esseri ibridi o mostruosi capaci di azioni magico-creative o trasformatrici, figure divine di religioni politeiste, il Dio delle religioni monoteiste.

Tali potenze, che si presentano come autonome, sovente autocreatesi nonché creatrici e datrici di potere, sono in realtà altrettante ipostasi, o sublimazioni mitiche dell'« incontrollabile »4.

I due termini usati nella definizione di religione per esprimere la finalità, « garanzia e salvezza », sono strettamente legati tra loro, in quanto l'uomo con la religione vuole assicurare e proteggere la sua presenza nel mondo e il suo destino ultraterreno. Si tratta di una garanzia rispetto al passato attraverso i miti delle origini che giustificano il presente, e di una salvezza in rapporto a rischi e precarietà relative al presente ed aperte al futuro.

La religione peraltro realizza una garanzia ed una salvezza assolutamente extrastoriche, cioè su un terreno di evasione dal mondo. Le istituzioni religiose effettivamente mirano ad attuare un clima di evasione dal mondo mediante tecniche rituali che si prestano a suscitare esperienze psichiche ed emozionali particolarmente intense come trance, estasi, possessione, entusiasmo, misticismo, ascesi, esaltazione orgiastica, ecc. D'altra parte anche la mitologia riporta le origini del mondo e delle cose su un piano di extastoricità: insomma tutta la vita religiosa tende pressantemente ad annullare la storia e crea in forme e modi vari un mondo tendenzialmente extrastorico. Tuttavia sia ben chiaro: si tratta di una tendenza extrastorica, attuabile solo in forme provvisorie e per simboli, volta in ogni caso ad assicurare un più fidente e positivo riaccostamento alla storia e alla vita, a far sì che si affrontino con rinnovato vigore i compiti del vivere umano, superando le crisi5.

[Si tratta sostanzialmente della idea di De Martino sulla funzione "destorificante" della religione e di quell'"orrore della storia" di cui parlava anche Eliade] Esempi applicabili a momenti e situazioni in cui la tendenza extrastorica fa sentire i suoi effetti in modo più clamoroso riguardano le esperienze di crisi di trance, di visioni e di estasi mistiche vissute da profeti-fondatori di movimenti religiosi di rinnovamento e di trasformazione religiosa. Tra questi ricordiamo: il profetismo ebraico pre-esilico, il cristianesimo delle origini, movimenti come il russelismo, il mormonismo e i movimenti profetici sorti tra i popoli coloniali di cui abbiamo già portato alcuni esempi.

Caratteristica comune di questi movimenti è che nei momenti di crisi, quando l'esigenza religiosa si fa più vivida e profonda, cresce l'urgenza di evadere dalla storicità con i riti di possessione e i miti messianici. Si tratta di  una evasione che si attua sul piano mitico-rituale, con lo scopo di fornire i mezzi adeguati per liberarsi da una situazione di crisi e attivare la società per affrontare la storia con nuova fiducia.

Nel concludere la spiegazione del suo concetto di religione, Lanternari specifica in quale senso la religione attua le sue garanzie e la sua salvezza su un piano extramondano. Si tratta del piano in cui si effettua l'incontro tra l'uomo e le potenze sovrane, un incontro che conosce due aspetti, due forme complementari che, pur apparendo antitetiche, sono in dipendenza reciproca. Da un lato, l'uomo tende a padroneggiare le potenze, dall'altro ad assoggettarvisi.

Da una parte l'uomo fa in modo di trasferire su se stesso quelle potenze, rendendosi relativamente padrone dell'incontrollabile. D'altra parte, e simultaneamente, egli elabora forme di assoggettamento a quelle potenze che del resto sono concepite per l'appunto come « sovrane »6.

Un esempio che Lanternari riporta è l'atteggiamento tenuto dall'uomo di certe culture melanesiane nei confronti del mana, la potenza impersonale di cui sarebbe carico il mondo. L'uomo si comporta in modo da impadronirsene, utilizzando quella potenza per fini vantaggiosi, ma contemporaneamente si premunisce verso di essa con cautele rituali o tabu, che sono altrettante forme di adeguamento e di assoggettamento a essa. Nei popoli tecnicamente più avanzati, dove sono sviluppati i mezzi di dominio sulla natura, dei due aspetti tende a prevalere il momento coercitivo, legato agli interessi vitali più immediati, consistente nelle pratiche magiche, pur in un contesto di istituzioni che rimangono inequivocabilmente religiose.

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1. V. Lanternari, La relgione e la sua essenza: un problema storico, in « Nuovi argomenti », 49-50 (1960), pp. 93-113.
2. Ibid.
3. Ibid.
4. Ibid.
5. Ibid.
6. Ibid.

Giuseppe Mihelcic, Una religione di libertà. Raffaele Pettazzoni e la scuola romana di storia delle religioni, Città Nuova, 2003, pp. 237-242. Commenti tra parentesi quadre e sottolineature in rosso sono miei.

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