La nascita dell'idea di Satana nell'ebraismo

La concezione unitaria della storia universale permetteva dunque di comprendere il significato escatologico dell'epoca contemporanea: contrariamente alle vecchie cosmologie, che spiegavano il declino progressivo e ineluttabile del mondo con una teoria di tipo ciclico (la cui espressione più rigorosa era costituita dalla dottrina indiana dei quattro yuga ), i Chassidim proclamavano Jahvé unico Signore della Storia. Nel libro di Daniele e nel I Enoch, Dio rimane la figura centrale, senza che il male venga chiaramente personificato in un Avversario di Jahvé; il male è causato dalla disobbedienza degli uomini (I Enoch, 98: 4 ss.) e dalla rivolta degli angeli decaduti.

Ma lo sfondo cambia sensibilmente nella letteratura apocalittica: il mondo e la Storia sono ora considerati dominati dalle forze del Male, ossia dalle Potenze demoniache comandate da Satana. Le prime allusioni a Satana (Giobbe, 1: 6 ss.; 2: 1 ss.; Zacc., 3: 1 ss.) lo presentavano come un elemento del coro celeste di Jahvé; egli era il 'Nemico', poiché era il personaggio celeste ostile all'uomo [...]. Ora invece Satana incarna il principio del Male e diventa l'Avversario di Dio, si viene inoltre a precisare un'altra idea, quella delle due età (o dei due Regni): « questo regno » e l'« altro regno ». È scritto infatti: « non una sola età ha creato l'Altissimo, ma due » (IV Esdra, 7: 50), e in quest'età è destinato a trionfare il « Regno di Satana ». San Paolo definisce Satana « il dio di questo mondo » (II Corinzi, 4: 4), il cui potere raggiungerà il culmine all'approssimarsi dell'èra messianica, quando si moltiplicheranno le catastrofi e i fenomeni abnormi [...]. Ma, nella battaglia escatologica, Jahvé vincerà Satana, annienterà e domerà tutti i demoni, estirperà il male ed edificherà in seguito il suo Regno, dispensando vita, gioia e pace eterna. Alcuni testi parlano di un ritorno al Paradiso e, perciò, dell'eliminazione della morte (IV Esdra, 8: 52-54). Tuttavia, malgrado la sua perfezione e la sua perennità, questo mondo di nuovo creato resta un mondo fisico.

È probabile che la figura di Satana sia modellata in base all'influenza del dualismo iranico, ma si tratta, in ogni caso, di un dualismo mitigato, perché Satana non coesiste più sin dal principio insieme con Dio, e non è eterno. Occorre, d'altra parte, tener conto anche di una tradizione più antica, che concepiva Jahvé come totalità assoluta, vale a dire come coincidentia oppositorum in cui coesistevano tutti i contrari, e dunque anche il 'male' [...]. Ricordiamo il celebre esempio di Samuele: « Lo spirito del Signore si era ritirato da Samuele e uno spirito malvagio da parte del Signore lo colmava di terrore » (I Sam., 16: 14). Come succede in altre religioni, il 'dualismo' si precisa in seguito a una crisi spirituale che chiama in causa contemporaneamente il linguaggio e i postulati teologici tradizionali e che porta, fra l'altro, a una personificazione degli aspetti negativi della vita, del reale e della divinità. Ciò che fino ad allora era concepito come un momento del processo universale (fondato sull'alternarsi dei contrari: giorno/notte; vita/morte; bene/male ecc.), d'ora innanzi è isolato, personificato e investito di una funzione specifica ed esclusiva, e cioè quella del Male [...]. È probabile che Satana sia il risultato allo stesso tempo di una 'scissione' dell'immagine arcaica di Jahvé (conseguenza della riflessione sul mistero della divinità) e dell'influenza delle dottrine dualistiche iraniche; in ogni modo, la figura di Satana, in quanto incarnazione del Male, avrà un ruolo considerevole nella formazione e nella storia del cristianesimo prima di diventare il personaggio famoso, dalle infinite metamorfosi, che sarà reso universalmente noto dalle letterature europee dei secoli XVIII e XIX.


Mircea Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose. 2 Da Gautama Buddha al trionfo del cristianesimo, Sansoni, 1990, pp. 270-271 [ho omesso le note]

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