I due tipi di danza del mondo primitivo

Sachs[*] distingue due tipi principali di danza, che egli chiama danze contro il corpo e con il corpo; le prime, di cui offre un esempio tipico nelle danze dei Vedda, ossessive, agitate, recanti sofferenza, le seconde, di cui offre un esempio tipico nelle danze degli Andamanesi, sono l'esaltazione di fenomeni motori usuali, che portano all'armonia e alla distensione. Le prime sono danze convulsive, di carattere magico, le seconde estetiche, di natura religiosa.

Nel primo tipo di danza la volontà ha totalmente perduto il dominio delle membra e la coscienza, nell'orgasmo estremo, sparisce completamente, così che questo stato, osserva Beck, è una passione e non un'azione. Non si tratta qui di qualcosa di creativo, né per quanto riguarda lo spazio, né per quanto riguarda il tempo, ché ritmo e figurazione naufragano in una disordinata manifestazione epilettoide. Come istituto culturale questo genere di danza trova posto nell'orizzonte magico, come mezzo specifico di disintegrazione della personalità, che si attua sotto il controllo dello stregone. Con questa pratica esso ottiene di liberare la psiche dei suoi protetti da cariche emotive intollerabili.

In questo senso la danza ossessiva rappresenta un valore positivo, una tecnica utile, ma si danno anche numerosi casi nei quali questa forma si rinnova e perpetua in forma antistorica, e degenerata in ambienti culturali evoluti. Ciò accade in genere nel caso di gruppi umani primitivi emigrati in blocco in società più avanzate, nelle quali essi introducono elementi e relitti di una vita più arcaica, come fanno i Negri in America. Forme consimili si hanno anche in occasione di particolari condizioni critiche attraversate da una data società, condizioni che si riflettono profondamente sull'equilibrio psichico dei suoi membri. Verso la metà del 1300, si verificò una situazione del genere, in conseguenza della terribile epidemia di peste, che infierì in tutt'Europa. Migliaia di persone vennero prese da attacchi di Chorea maior, una forma di tarantismo che spinge alla totale spersonalizzazione [Successe la stessa cosa a Strasburgo nel 1518]. Ma il caso più clamoroso, le cui tracce rimasero nella favolistica popolare, ebbe luogo nel 1237, un secolo prima della grande crisi della peste, a Erfurt, in Germania, dove alcune centinaia di fanciulli invasati partirono ballando in direzione di Amstadt, e molti perirono per strada per totale sfinimento, mentre altri rimasero per il restante della loro vita in stato di convulsione1. In Italia si ebbe una crisi di tarantismo nel XVIII secolo.

Se noi pensiamo alle narrazioni mitiche che riferiscono l'apparizione di Dioniso in Grecia e alla crisi che scosse in quell'epoca il mondo rurale ellenico, di cui si conserva un'eco nelle Baccanti di euripide, siamo indotti a pensare che si sia trattato di un fenomeno del genere. In tal caso furon le donne che rimasero maggiormente colpite, in quanto psichicamente più deboli, così come nel caso di Erfurt furono i fanciulli.

Ai nostri giorni simili fenomeni non sono rari. Singolare quello recente della moda, insorta tra i giovani e giovanissimi, di un tipo di danza frenetica, che spesso giunge alla spersonalizzazione dei danzatori, con conseguenti esplosioni di violenza. Questa manifestazione di debolezza psichica, che rivela un profondo stato di crisi, e che colpisce in modo particolare le società più evolute, nelle quali il costume e la vita disciplinata e civile rendono più difficili altri e più normali sfoghi di una vitalità repressa, meritano un accurato studio delle sue ragioni storico-sociali.

In certe zone depresse, come nell'Italia meridionale, si hanno ancora delle sopravvivenze di tarantismo, regolato però da un rituale di carattere magico.

Il secondo tipo di danza distinto da Sachs, la danza che egli chiama con il corpo, ottiene colla sublimazione e liberazione da ogni peso, collo slancio che getta innanzi ed eleva, quello che si produce nel primo caso coll'annientamento degli elementi corporali2. Il corpo non viene forzato a compiere movimenti contro natura, ma l'armonia cinestetica si esplica liricamente, per esaltarne e non per deprimere la coscienza. Qui l'esperienza cinestetica dell'armonia formale della vita, colta soprattutto come figurazione nello spazio, è l'oggetto medesimo della rappresentazione mimica, così che si può dire che la danza di questo tipo sia un'intuizione dell'infinito, un modo di dargli figura ed esprimere così l'essenza etica del mondo. Per il primitivo, che non conosce la danza come forma d'arte specializzata, ma come manifestazione della sua vita totale, estetica, sociale, religiosa, questo tipo di danza è soprattutto danza sacra, nell'esercizio della quale egli s'integra, attraverso l'euritmia dei movimenti accordati con quelli dei soui compagni, coll'anima del suo gruppo e in quel momento esperisce l'essenza mistica della divinità.

Si dice che l'antica religione fu ballata3, ed effettivamente la danza è un elemento fondamentale del rituale religioso primitivo, appunto per questa sua capacità a creare una rappresentazione plastica aerea dell'esperienza mistica, rappresentazione che, collo svilupparsi delle narrazioni mitiche, viene assumendo un significato rappresentativo maggiormente determinato. La rappresentazione dell'infinito nello spazio accetta difatti gli episodi del discorso mitico, li realizza e si fa così rappresentazione coreografica o celebrazine religiosa, che nel mondo primitivo è la medesima cosa, del dramma sacro. La danza, per sua stessa natura, si presta infatti mirabilmente ad essere la comunicazione di un messaggio ineffabile, l'arreton, così che essa si fa il mezzo classico della celebrazione misterica, attraverso il quale tutti i celebranti si accostano a quell'esperienza mistica che è destinata a rafforzarne la coscienza e ad esaltarne la spiritualità. Questa natura particolare della danza è certamente all'origine dei miti della religione messicana, che vedono nella danza il modo particolare di muoversi di tutti gli dèi, pensiero che appare del resto in altre religioni.

_______________

* Sachs, Histoire de la danse, Paris 1938.
1. ibid. , pp. 133 sgg.
2. ibid., p. 19.
3. Thurnwald R., Des Menschengeistes Erwachen, Wachsen und Irren, Berlin; trad. franc., Paris 1953.



Carlo Tullio-Altan, Lo spirito religioso del mondo primitivo, Il Saggiatore, 1960, pp. 146-148 [Chiose tra parentesi quadre mie; note asteriscate mie]

Commenti