Fenomenologia del numinoso: il sentimento creaturale e il "tremendum"

Il creaturale

Forse potrà essere di aiuto un esempio molto noto, nel quale proprio il momento di cui si tratta si è rivelato in maniera vibrantissima. Quando Abramo (Genesi 18, 27) osa rivolgere a Dio la sua parola sulla sorte dei Sodomiti, dice:

Mi sono fatto forza per parlare con te, io, che sono terra e cenere.

Ecco un sentimento di dipendenza che si professa tale da se stesso, ciò che è pure molto di più e nello stesso tempo tutt'altra cosa qualitativamente, da tutti i sentimenti di dipendenza. Cerco una denominazione per la cosa e dico: sentimento di essere creatura - il sentimento della creatura che s'affonda nella propria nullità, che scompare al cospetto di ciò che sovrasta ogni creatura. [p. 21]


Il tremendum

Alla qualità positiva della cosa accenna l'aggettivo tremendum. "Tremor" per sé è semplice paura; un sentimento naturale, ben noto. Ma qui vale come indicazione, proprio senza dubbio ma pur tuttavia puramente analogica, di una reazione sentimentale di un tipo ben determinato, che se ha affinità con la paura genericamente intesa e da questa per analogia può ricavare luce, è in realtà tutt'altra cosa dall'atteggiamento dello spavento.

[...]

Il Vecchio Testamento sovrabbonda di espressioni affini per indicare simile sentimento. È particolarmente notevole qui l'emat Jahveh, il "terrore di Dio" che Jahvè può emanare, che anzi può mandare come un demonio, e che si impadronisce di un individuo come una paralisi: esso è strettamente collegato al deĩma panikón, il terrore panico dei greci. È così detto nell'Esodo (XXIII - 27):

Io manderò davanti a te il mio terrore e metterò in rotta ogni popolo presso il quale arriverai.

Cfr. Giobbe (IX, 34; XIII, 21). È un terrore saturo di intimo raccapriccio, quale nessuna cosa creata, non la più minacciosa, nemmeno la più potente, riesce ad instillare. V'è in esso qualcosa di spettrale.

[...]

Come appare dalla sottile suggestione che esercita "l'orrore" delle leggende degli spettri e degli spiriti anche su persone di cultura elevata. È notevole che simile caratteristico terrore al cospetto dell'inquietante provoca una reazione fisica anch'essa del tutto singolare: "gli si è agghiacciato il sangue nelle vene," "mi sono inteso accapponar la pelle." La "pelle d'oca" è qualcosa di "soprannaturale." Chi sia capace di un più fondo scandaglio spirituale, deve riconoscere che uno "spavento" di questo genere non si differenzia solamente in grado e in intensità dal terrore naturale e non è affatto un livello semplicemente più elevato di questo. [ pp. 24-26]


Rudolph Otto, Il sacro. L'irrazionale nell'idea del divino e la sua relazione al razionale, Feltrinelli, 1994 (ed. or. ted. 1936). I titoli dell'articolo sono miei.

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