Il ruolo dello sciamano nel mondo primitivo

In sintesi, possiamo affermare che gli sciamani hanno una funzione essenziale in vista della difesa dell'integrità psichica della comunità: sono gli antagonisti e i vincitori per eccellenza dei dèmoni; lottano sia contro i dèmoni e le malattie sia contro la magia nera. Gli elementi guerreschi, così importanti in certi tipi di sciamanesimo asiatico (corazza, lancia, arco, spada, ecc.), trovano la loro spiegazione nella necessità di combattere i dèmoni, i veri nemici dell'umanità. In generale, possiamo dire che lo sciamano difende la vita, la buona salute, la fecondità, il mondo della «luce», nei confronti della morte, delle malattie, della sterilità, della sfortuna e del mondo delle «tenebre». Difficilmente possiamo immaginare che cosa un simile campione possa rappresentare per una società arcaica, contribuendo anzitutto a consolidare la certezza che gli uomini non sono soli in un mondo straniero, assediati dai dèmoni e dalle «forze del Male». Oltre agli dèi e agli altri esseri soprannaturali ai quali vengono rivolte suppliche e offerti sacrifici, esistono degli «specialisti del sacro», uomini capaci di 'vedere' gli spiriti, di salire in Cielo e incontrare gli dèi, di scendere agli Inferi e combattere i dèmoni, la malattia e la morte. La presenza indispensabile dello sciamano per la difesa dell'integrità psichica della comunità deriva soprattutto da questo: gli uomini vengono assicurati che uno di loro è in grado di aiutarli nelle circostanze critiche scatenate dagli abitanti del mondo invisibile. È consolante e rincuorante sapere che un membro della comunità è capace di vedere ciò ch'è nascosto e invisibile per gli altri e di recare informazioni dirette e precise dai mondi soprannaturali. [Qui torna alla mente la definizione demartiniana dello stregone/sciamano come di un "Cristo magico"]

Lo sciamano ha potuto contribuire in maniera decisiva alla  conoscenza della morte proprio in virtù della sua capacità di viaggiare nei mondi soprannaturali e di  vedere  gli esseri sovrumani (dèi, dèmoni) e gli spiriti dei morti. Gran parte dei connotati tipici della «geografia funeraria», oltre che un buon numero di temi della mitologia della morte, furono probabilmente il risultato delle esperienze estatiche degli sciamani. Le contrade che lo sciamano scorge e i personaggi incontrati nel corso dei suoi viaggi estatici nell'Aldilà vengono da lui stesso descritti minuziosamente, durante o dopo la trance. Ecco prender forma il mondo ignoto e terrifico della morte, eccolo organizzarsi secondo una tipologia specifica, sinché alla fine presenta una struttura ben precisa e diventa familiare e accettabile. A loro volta, ecco rendersi visibili gli abitanti del mondo infero: acquistano un volto, sono forniti di una personalità precisa e di una vera e propria biografia. A poco a poco si riesce a conoscere il mondo dei morti e a valorizzare la morte stessa, soprattutto come rito di passaggio verso un modo d'essere spirituale. In una parola, i racconti dei viaggi estatici degli sciamani contribuiscono a 'spiritualizzare' il mondo dei morti, arricchendolo di forme e figure straordinarie.

Le avventure dello sciamano nell'altro mondo, le prove da lui subite nelle sue discese estatiche agli Inferi e nelle sue ascensioni celesti richiamano da vicino le avventure dei personaggi che s'incontrano nei racconti popolari e degli eroi della letteratura epica. In ultima analisi, è molto probabile che gran parte dei 'temi', motivi, personaggi, immagini e clichés della letteratura epica siano di origine estatica, nel senso che sono stati modellati sui racconti di sciamani che narravano i loro viaggi e le loro avventure nei mondi sovrumani.

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Non è improbabile che la stessa euforia pre-estatica abbia costituito una delle fonti della poesia lirica. Nelle fasi che preparano la trance lo sciamano percuote il tamburo, invoca gli spiriti soccorritori, parla una «lingua segreta» oppure la «lingua degli animali», imita le grida degli animali - in special modo il canto degli uccelli - e riesce a raggiungere, alla fine, un «altro stato» che mette in moto la creazione linguistica e i ritmi della poesia lirica. Né dobbiamo dimenticare il carattere drammatico della seduta sciamanica, che costituisce uno spettacolo senza pari nel mondo dell'esperienza quotidiana. L'esibizione di prodezze magiche (i giochi col fuoco e altri 'miracoli') svela un altro mondo in cui tutto sembra possibile, in cui i morti ritornano e i vivi muoiono per poi risuscitare, in cui si può scomparire per poi subito riapparire, in cui le «leggi della natura» sono abolite e in cui viene presentata  e illustrata in maniera lampante una qualche 'libertà' sovrumana. È facile immaginare quale risonanza uno spettacolo simile dovesse avere in una comunità 'primitiva': i 'miracoli' sciamanici non soltanto confermano e rafforzano la stessa immaginazione, ma soprattutto infrangono le barriere tra il sogno e la realtà immediata, spalancano finestre sui mondi ove dimorano gli dèi, i morti e gli spiriti.


Mircea Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose. 3. Da Maometto all'età delle Riforme, Sansoni, 1990, pp. 29-31. [Ho omesso una nota; chiose tra parentesi quadre, mie; sottolineature mie].

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