Rousseau e Nietzsche: i due campioni dell'eguaglianza/diseguaglianza

Questo contrasto nella diversa valutazione delle eguaglianze naturali e di quelle sociali può essere esemplarmente documentato facendo riferimento ai due autori che possono essere elevati a rappresentare rispettivamente l’ideale egualitario e quello inegualitario: Rousseau e Nietzsche, l’anti-Rousseau.
Il contrasto tra Rousseau e Nietzsche può essere bene illustrato proprio dal diverso atteggiamento che l’uno e l’altro assumono rispetto alla naturalità e artificialità dell’eguaglianza e della diseguaglianza. Nel Discorso sull’origine della diseguaglianza, Rousseau parte dalla considerazione che gli uomini siano nati eguali, ma la società civile, vale a dire la società che si sovrappone lentamente allo stato di natura attraverso lo sviluppo delle arti, li abbia resi diseguali. Nietzsche, al contrario, parte dal presupposto che gli uomini siano per natura diseguali (e per lui è un bene che lo siano perché, fra l’altro, una società fondata sulla schiavitù come quella greca era, proprio in ragione dell’esistenza degli schiavi, una società evoluta) e soltanto la società, con la sua morale del gregge, con la sua religione della compassione e della rassegnazione, li ha resi eguali. Quella stessa corruzione che, per Rousseau, ha generato la diseguaglianza, ha generato, per Nietzsche, l’eguaglianza. Là dove Rousseau vede diseguaglianze artificiali, e quindi da condannare e da abolire perché in contrasto con la fondamentale eguaglianza della natura, Nietzsche vede un’eguaglianza artificiale, e quindi da esecrare in quanto tende a eliminare la benefica diseguaglianza che la natura ha voluto regnasse fra gli uomini. L’antitesi non potrebbe essere più radicale: in nome dell’eguaglianza naturale, l’egualitario condanna la diseguaglianza sociale; in nome della diseguaglianza naturale, l’inegualitario condanna l’eguaglianza sociale. Ci basti questa citazione: l’eguaglianza naturale «è un grazioso espediente mentale con cui si maschera, ancora una volta, a guisa di un secondo e più sottile ateismo, l’ostilità delle plebi per tutto quanto è privilegiato e sovrano»1

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1. F. Nietzsche, Al di là del bene e del male, in Opere complete, a cura di G. Colli e M. Montinari, Adelphi, Milano 1968, VI, tomo II, p. 27.


Norberto Bobbio, Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica, Donzelli, 1994, pp. 76-77.

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