I sogni alla luce delle scoperte delle neuroscienze

 

Le Rêve, P. Picasso, 1932


 

Perché i sogni sono così bizzarri?

Nel sonno REM entra in azione un circuito che abbiamo ereditato da antenati molto lontani: il cosiddetto sistema limbico. Già nei rettili questo sistema controlla modelli di comportamento istintivo, come l’aggressività o la fuga, ed è rimasto finora la forza che dirige anche le nostre azioni quando noi ne perdiamo il controllo. Le parti dell’encefalo evoluzionisticamente più recenti, alle quali l’uomo deve il suo pensiero più lungimirante, vengono in tali momenti aggirate.

Di giorno certi neurotrasmettitori tengono a freno il sistema limbico: la serotonina contribuisce a smorzare forti ribollimenti emotivi, la noradrenalina promuove il pensiero logico. Nel sonno REM, però, il cervello ha scarsità di entrambi gli ormoni. Perciò il sognatore vive una tempesta di emozioni e di scene che vanno al di là di ogni ragionevolezza, ed è spesso stordito da scene cariche di paura e di aggressività. Si è assunto il controllo della situazione il sistema limbico: ricadiamo in uno stato arcaico. 

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Quando si dorme [...] la corteccia prefrontale è in gran parte fuori servizio, come dimostrano le misurazioni. Il capo si è dunque preso una giornata di riposo. Perciò in sogno si sperimenterà la stessa scena della festa in modo del tutto diverso: non si potranno sopprimere idee disturbanti, né soffocare sentimenti. Se hai del rancore contro l’altra parte, niente ti impedisce di esprimere il tuo malcontento. Appena compaiono volti nuovi, la persona scompare comunque, perché tu non sei in grado di soffermarti con la tua attenzione su un argomento. E perché con la corteccia prefrontale è annullato anche qualsiasi controllo di plausibilità, non potrai stupirti nemmeno se uno dei nuovi arrivati ti prendesse la mano e volasse via con te.

Così perdiamo anche la sensazione di dominare ciò che accade. Le cose accadono senza che possiamo farci nulla. Non che fossimo abulici, privi di volontà, al contrario. In innumerevoli sogni cerchiamo disperatamente di ottenere qualcosa, ma non riusciamo a concludere niente. Forse vorremmo partire, ma sempre nuovi ostacoli ci impediscono di recarci alla stazione. L’orario di partenza del treno è sempre più vicino; alla fine il treno partirà senza di noi, come se il mondo intero avesse cospirato contro il nostro innocente desiderio di andarcene. In verità siamo destinati alla sconfitta, perché il nostro sogno non può rimanere semplicemente concentrato su una cosa. Passa da un’immagine a un’altra, e ogni idea, ogni timore prende immediatamente forma. Di continuo nuove impressioni, delle quali siamo costretti a occuparci coattivamente, allontanano il nostro vero obiettivo: quello di arrivare al binario prima della partenza del treno. Se mai, turbinando nel vortice delle associazioni, il nostro obiettivo dovesse riemergere alla nostra attenzione, non ci saremo ovviamente avvicinati ad esso nemmeno di un passo. Il nostro stato d’animo sarà simile a quello di una persona affetta dal disturbo di un deficit di attenzione: anche in questo deficit psicologico la corteccia prefrontale non percepisce correttamente i suoi compiti.

Poiché coloro che sognano non riconoscono il loro stato come un sogno, considerano ovvio tutto ciò che accade loro. Solo dopo il risveglio si pongono domande. Ciò che ci è accaduto durante la notte comincia a diventare irreale solo quando cerchiamo di conciliarlo con le esperienze quotidiane.

 

I sogni lucidi

Come altre insolite esperienze oniriche di cui ho già trattato in altri capitoli, anche i sogni lucidi hanno origine da una particolare costellazione di centri cerebrali attivi e di altri temporaneamente scollegati. Si tratta di un ibrido unico di sonno REM e di veglia. Come al solito sono fuori servizio quelle aree cerebrali che ricevono segnali dagli organi di senso. Perciò nessuna impressione proveniente dall’esterno fa concorrenza alle rappresentazioni oniriche, che hanno origine nei centri superiori della corteccia visiva e uditiva. Rispetto ai sogni abituali risulta però accresciuta l’attività di determinate aree del lobo occipitale, che contribuiscono alla percezione cosciente di immagini. Questo fatto potrebbe spiegare perché ci sono persone che nei sogni lucidi vedono spesso con particolare chiarezza.

Il carattere fisiologico più sorprendente del sogno lucido è però il fatto che sia il cervello frontale a svegliarci: d’improvviso nell’EEG si manifestano le onde elettriche veloci a 40 oscillazioni al secondo, che di solito compaiono di giorno. Fa allora irruzione nel sonno la coscienza vigile. Un ruolo speciale per l’albeggiare delle attività mentali diurne svolge la corteccia prefrontale dorsolaterale, un’area del cervello situata sopra la fronte. Questa è normalmente mantenuta inoperosa durante il sonno, mentre è attiva di giorno e nello stato lucido. All’improvviso il sognatore riacquista la capacità di pensare in modo critico, di dirigere la sua attenzione e di accedere alla sua memoria autobiografica. In tal modo acquista un senso di sé più preciso di quello che ha abitualmente quando sogna; mentre di solito l’io segue a caso dei fini, e la consapevolezza della propria identità presenta in ogni caso presenta brusche variazioni, esso è presente nel sogno lucido in modo quasi continuo. Inoltre si sveglia il precuneo, una regione del lobulo parietale superiore, che ci dà la capacità di analizzare il nostro stato interno. Così notiamo, con sorpresa, che stiamo sognando.

 

Stefan Klein, I sogni. Viaggio nella nostra realtà interiore, Bollati Boringhieri, 2016 (ed. or. ted., 2014), brani tratti dai capp. 4. Le fasi della notte; 7. Le particelle elementari dell'Io; 14. L'arte del sogno lucido.

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