Le differenze tra magia e religione

Alcuni criteri che sono stati proposti per distinguere la magia dalla religione possono essere presi come direttive generali1: la magia manipola, la religione chiede con umiltà; la magia impiega i suoi strumenti per scopi precisi, la religione mette in risalto gli scopi in se stessi; la magia si concentra sui bisogni privati, la religione sulle necessità della comunità; le operazioni magiche tendono ad essere private e segrete (spesso si svolgono di notte), mentre i riti religiosi hanno luogo all'aperto, di norma durante il giorno, e sono accessibili a tutti; la magia è caratterizzata dal particolare rapporto che si instaura tra chi pratica la magia e il suo cliente, la religione da quello che si instaura tra un fondatore, guida o profeta, e i suoi seguaci. Le preghiere agli dèi celesti sono normalmente pronunciate a voce alta, mentre le formule magiche indirizzate a un demone o a una divinità del mondo sotterraneo erano recitate, a quanto pare, o in silenzio o con un suono sibilato, il susurrus magicus.


Una valutazione equilibrata è quella offerta da R. Arbesmann2: «Mentre nella preghiera l'uomo cerca di indurre un essere superiore a soddisfare i suoi desideri con la persuasione, chi recita una formula magica tenta di costringere quell'entità superiore o di forzare l'esito nella direzione dei suoi propri scopi attraverso le parole precise della sua formula, alla quale attribuisce un potere innato e infallibile. Mentre nel primo caso la risposta all'invocazione dell'uomo dipende dalla volontà dell'essere superiore, nel secondo si ritiene che il vincolo che la formula magica crea nell'essere superiore sia incondizionato e tale da produrre automaticamente l'esito desiderato». Ma con cautela Arbesmann aggiunge: «A dire il vero, in molti atti rituali i due atteggiamenti coesistono e spesso si compenetrano così a fondo l'uno nell'altro che diventa difficile, per non dire impossibile, stabilire quale dei due atteggiamenti sia presente o prevalente. È anche vero che dei due modi di comportamento quello che assume chi recita la formula magica è più grossolano. Questo non giustifica però la conclusione che la formula magica sia più antica della preghiera e che la preghiera altro non sia se non uno sviluppo della formula magica...»

 

 

Georg Luck, Arcana Mundi. Magia e occulto nel mondo greco e romano. Vol. I. Magia, miracoli, demonologia, Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori, 1997, p. XV.

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1. Queste direttive sono state proposte da W.J. Goode, Magic and Religion: a Continuum, «Ethnos» XIV 1949, pp. 172, 182.

2. In New Catholic Encyclopedia I-XVIII, New York 1967-89, II, p. 667.

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