Alcune osservazioni sui fenomeni medianici

[Nel 1964, V. Beonio-Brocchieri, docente di storia delle dottrine politiche, appassionato viaggiatore nonché valoroso aviatore in tempo di guerra, scrisse un libro di testimonianze su quella che era diventata un'altra delle sue passioni e cioè la ricerca nell'ambito del paranormale. Pare che lo spunto gli sia venuto da una conversazione con Dino Buzzati, che proprio in quel periodo stava dando alle stampe una raccolta di reportage sulla fenomenologia del paranormale (I misteri d'Italia, 1964). Nel libro sono raccontati diversi episodi a cui egli stesso assistette o che gli furono riferiti da persone degne di fede. Il brano che riporto qui sotto è invece tratto dal capitolo che Brocchieri definisce "noioso", ovvero quello dedicato alle sue personali interpretazioni di questi fenomeni. Egli non credeva nell'ipotesi più dozzinale di un mondo soprannaturale popolato di spiriti di anime reincarnate; riteneva invece che tali fenomeni fossero necessariamente legati a qualche misteriosa legge della natura e in certi casi a pura allucinazione collettiva (la sua ipotesi sul percipi, che mi pare però un po' carente dal punto di vista argomentativo).]

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Noi conosciamo solo talune esperienze che, a mio giudizio, si possono ridurre a poche prudenti, circospette ipotesi. Dirò subito come io ritengo possibile qualche inquadramento provvisorio, inteso quale scelta di costanti riconfermabili.

Anzitutto mi pare che molti fenomeni cosiddetti «fisici» di medianismo si presentano come turbamenti temporanei di un campo gravitazionale; più raramente come alterazioni pure temporanee di equilibri elettrici. Più raramente ancora come alterazioni momentanee di un sistema termodinamico (freddo improvviso, soffi gelidi eccetera). E cioè: balla un tavolino, si rovescia una sedia, vola una pignatta, si solleva un individuo, si accende una luce: tutto questo parrebbe una alterazione d'un sistema gravitazionale o d'un campo elettromagnetico, ma si esaurisce prestissimo. Il tavolino torna giù; la sedia cade (e quand'è caduta si ferma); la pignatta vola fuori dalla finestra (ma quando è finita in strada poggia sulla terra e resta lì). L'uomo che levita toccherà magari il soffitto, ma poi ridiscende e rientra nella normalità del campo gravitazionale. Idem per le manifestazioni elettriche d'effetto luminescente. Come il tavolino dopo la turbativa medianica non resta sollevato, così la lampada misteriosamente accesa si spegne e il soffio freddo sulle mani svanisce. Il fenomeno è sempre transitorio e si esaurisce nel ritrovamento di un equilibrio previsto, ossia rientra nella normalità.

C'è da chiedere se lascia traccia. Risposta difficile che io formulerei così: può lasciare traccia, ma questa traccia non conserva l'evidenza della specifica origine metapsichica o parapsicologica, quindi perde subito la sua espressività documentaria. Si ritroverà uno sgabello rovesciato, ma questo agli occhi dei terzi non prova che venne rovesciato da una forza paranormale. Può rimanere sull'osso o sulla pelle il segno della legnata partita dal «fantasma» durante la seduta medianica, ma come farai a dimostrare che non ha altra origine o che non l'hai buscata dal «medium» burlone in piena oscurità?

È un settore di fatti che non lasciano documentazione probante. O non accade nulla oppure la traccia dell'accaduto non conserva impronta che giustifichi l'origine extranormale.

D'altra parte una limitazione altrettanto tipica è che nei fenomeni cinetici (cominciando da quello più comune e più noto che è il ballo alfabetico del tavolino) difficilmente, anzi mai, si vede superare il limite di lavoro che può essere compiuto dalla sommatoria massima dell'energia umana erogabile dagli individui in catena. Io tendo a credere che questo limite sia una guida efficacissima alla comprensione, cioè al dimensionamento preliminare della fenomenologia medianica. Infatti sentirai che un «medium» ha fatto volare sedie e tavolini, sentirai che davanti al cimitero si sono prodotte magiche precipitazioni di pietruzze, sentirai che un coltello è stato scaraventato sulla tavola sfiorando (ma non uccidendo) una delle persone in catena, sentirai che nelle case «infestate» i quadri dondolano, sentirai che volano ceffoni e legnate. Ma non sentirai dire mai che un «medium» in trance sia riuscito per esempio a smuovere una colonna del portico, a sollevare un camion, a rovesciare un locomotore ferroviario, a rompere una diga, ad arrestare un piroscafo, tanto meno a spostare una cattedrale o una casa.

Ciò conferma che le manifestazioni anche più sorprendenti rientrano tuttavia nei limiti corrispondenti ai limiti delle somma d'energie umane erogabili dai presenti. E per esperienza dei «medium», esistono anche parametri preferenziali in ciò che riguarda il numero migliore dei componenti la catena. La catena ottima normale è di cinque, sette, massimo nove persone. L'energia sommata di nove persone potrà buttare una sedia fuori della finestra, ma non solleverà mai l'architrave del tetto. Esistono delle costanti-limite che possono fare sospettare, come spie, un tipico carattere della fenomenologia.

 

Vittorio Beonio-Brocchieri, Camminare sul fuoco, Longanesi, 1964, pp. 271-273 


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